Nella predica di Natale spiegavo che augurarsi semp
licemente buon Natale ha lo stesso significato del
dirsi
buongiorno, buonasera, buon compleanno e, oggi, buo
n anno. Frasi che se non sono dette con ipocrisia s
ignificano
esprimere la speranza che i giorni siano pieni di p
ace, armonia, felicità, salute, soldi, benessere. P
oi, come spesso
accade, le cose non vanno come vorremmo. E anche og
gi,
all’inizio di un nuovo anno civile, guardando i
ndietro a
quello passato e tirando le somme, è facile accorge
rsi delle cose che non sono andate bene e molti pos
sono
concludere per esempio che sia stato un anno schifo
so, e allora gli auguri che ci si fa possono divent
are addirittura
frustranti per chi li riceve. Se invece alle parole
Natale e, oggi, buon anno, noi aggiungiamo “del Si
gnore”, questi
auguri cambiano radicalmente significato e prospett
iva. Cioè, se il Natale è del Signore e non semplic
emente un
giorno dell’anno diverso dai soliti e l’anno nuovo
è un anno del Signore, e se questo Signore è il Sig
nore Gesù,
possiamo star certi che l’anno che verrà sarà sicur
amente buono, anche se le cose non andranno come vo
rremo, se
le croci continueranno ad esserci e le malattie o a
ltri eventi disastrosi continueranno a mietere vitt
ime innocenti.
Questo perché? Perché Gesù già nel suo natale, per
tutta la sua vita fino ad arrivare alla sua morte i
n croce ci rivela
che l’essenza di Dio è la sua misericordia, ma che
questa misericordia si manifesta in un modo inedito
. Non nel
risolverci i guai, nemmeno impedendo che avvengano
o addirittura mandandoceli lui, perché altrimenti s
arebbe un
mago. Gesù fa vedere che non è Dio a governare il g
ioco, altrimenti lui stesso non sarebbe morto in cr
oce. Ma ci
rivela che Dio è colui, come dicevo a Natale, che m
a entra nella partita della vita per insegnarci com
e giocarla bene.
Se la giochi male ti risolleva, se ti fai male ti g
uarisce, se fai del male a qualcuno ti perdona, se
muori (perché tutti
moriamo prima o poi e tutti moriamo di qualcosa, an
che i sani) ti fa risorgere, perché nella sua ottic
a non vince la
partita della vita chi fa più goal dell’avversario,
ma chi la gioca bene facendo divertire tutti. Ma l
a partita è affidata a
noi, e la palla è sempre rotonda, non la governa Di
o, lui stesso si fa giocatore, e non c’è modo di co
rromperlo
nemmeno accendendo mille ceri a sua mamma. Non vien
e a cambiare le sorti della partita, ma a cambiare
il nostro
modo di giocarla, giocarla come figli di un Dio che
è Padre e amandoci come fratelli. E quindi non abb
andonandoci
nemmeno nel supremo momento della morte che lui la
trasforma facendola diventare il luogo in cui giung
ere a
vivere per sempre. E dunque, entrando nel 2016, sti
amo entrando nell’anno del Signore 2016, dove quest
o numero
indica il computo degli anni a partire dalla nascit
a di Gesù, e augurandoci buon anno del Signore Dio
significa
augurarsi a vicenda che la nascita di Gesù sia l’ev
ento capace di rendere speciali i giorni di tutto i
l resto dell’anno, e
questo dipende non da eventi esterni a noi, ma da c
iascuno di noi, dal modo in cui ognuno di noi accog
lie o meno la
presenza reale di Cristo nella sua vita. Perché que
sto accada, e così veniamo al vangelo di oggi, occo
rre che anche
noi, come i pastori, impariamo a stupirci come i pa
stori, e non a dare il vangelo come per scontato, e
a fare come
Maria che meditava nel suo cuore tutte queste cose.
Poi è bello che Luca scriva: quando furono compiut
i gli otto
giorni prescritti dalla legge Gesù venne circonciso
. La circoncisione sapete che per gli ebrei era ed
è il segno
dell’alleanza con Dio. Nella Bibbia Dio ha fatto ta
nte alleanze. Testamento vuol dire alleanza. I libr
i dell’AT
raccontano le tante alleanze fatte da Dio col suo p
opolo, e siccome il suo popolo, cioè noi, le trasgr
ediamo sempre,
ecco che con Gesù Dio fa un’alleanza nuova ed etern
a che non si rompa mai, ed ciò di cui parlano i lib
ri del Nuovo
Testamento. E come fa Dio a fare un’alleanza che no
n si rompa mai con un altro che la rompe sempre? Di
o ci è
riuscito con Gesù. Gesù è nello stesso tempo l’uomo
che finalmente dice si a Dio ed è Dio che dice si
all’uomo. E lo
chiamano Gesù, che significa Dio salva: io posso ch
iamare Dio per nome e il suo nome è questo. Non a c
aso san
Paolo, nell’epistola di oggi, dice come il nome di
Gesù è al di sopra di ogni altro nome. Il peccato è
credere che Dio
sia nemico, sia cattivo, indifferente e di consegue
nza, non sentendomi amato, non sentendomi figlio, p
erdo il
bandolo della matassa, gli altri non sono miei frat
elli, con tutto quello che ne consegue. Sono davver
o significative a
riguardo le parole scritte dal Papa per questo prim
o giorno dell’anno che è giornata mondiale di pregh
iera per la
pace e che quest’anno assume un colore tutto partic
olare trovandoci a celebrare il Giubileo della mise
ricordia che
vuole proprio ricordarci quanto è grande invece l’a
more del Signore. Il Papa, dicevo, parlando delle g
uerre, delle
azioni terroristiche, delle violenze e delle persec
uzioni che contraddistinguono il nostro tempo, dice
che viviamo una
sorta di terza guerra mondiale a pezzi e denuncia q
uella che chiama la globalizzazione dell’indifferen
za come motivo
che impedisce la ricerca della pace. L’indifferenza
verso Dio, il credere di poter fare a meno di Lui,
di crederci noi
padri eterni dimenticandoci dunque di essere figli
e fratelli. L’indifferenza che diventa assuefazione
di fronte alle
notizie che apprendiamo da giornali e tv e che sicc
ome non ci toccano da vicino portano a pensare che
non ci
riguardano: sto bene io e mi dimentico degli altri.
Come Caino che non si sente custode di Abele, perc
hé dimentica
che è suo fratello. Il fatto invece che Dio si fa u
omo, entra in gioco nella partita, come dicevo prim
a, deve diventare,
scrive il Papa, la spinta per una conversione del c
uore capace di diventare misericordiosi come Dio, p
er cui la pace
non può che essere il risultato di una cultura di s
olidarietà, compassione e misericordia a cui educar
si anzitutto in
famiglia, da cui la domanda: in che modo nelle nost
re famiglie cristiani ci si educa e si educano i fi
gli a questi valori?
Ma soprattutto: io voglio giocare la partita della
vita con Gesù e come Gesù al mio fianco, col deside
rio non solo di
divertirmi io, ma che tutti coloro che incontro si
possano divertire grazie al mio modo di giocare, av
endo come unica
regola il Vangelo?