La liturgia di questa domenica del tempo di Natale
ci fa compiere uno sbalzo di 30 anni per poi farci
tornare
dopodomani indietro nel tempo con Gesù bambino nell
a mangiatoia adorato dai Magi, e questo per aiutarc
i a capire
perché Gesù è nato, perché Dio si è fatto uomo, per
ché la Sapienza uscita dalla bocca dell’Altissimo h
a fissato tra noi
la sua dimora, come diceva il libro del Siracide. E
cco, 30 anni dopo la sua nascita, Gesù lo rivela. Q
uesto brano del
Vangelo di Luca è il primo discorso di Gesù. È un d
iscorso dove spiega il senso di tutta la sua missio
ne. Non
dimentichiamo che questa scena si svolge dopo che G
esù era stato battezzato, e nel battesimo aveva già
rivelato
tutto, che Dio è Padre, che noi siamo figli e che l
ui, il Figlio, è venuto per dire questo facendosi s
olidale con tutti i
fratelli. Per cui Gesù ritorna dal Giordano, dove è
stato battezzato, e torna, come abbiamo letto, nel
la potenza dello
Spirito, con quello Spirito che ha ricevuto nel bat
tesimo, che è lo Spirito del Figlio, e che lo rende
appunto solidale
con i fratelli, facendogli usare il potere non per
essere servito, ma per servire. E siccome questo po
tere di servire l’ha
trasferito anche a noi nel giorno del nostro Battes
imo, facendoci diventare suoi fratelli e figli come
lui del Padre, è
giusto che ognuno si domandi se anche noi, come Ges
ù, usiamo questo Spirito per vivere così oppure no.
Continuando a guardare da vicino questa pagina di v
angelo, vediamo che la prima attività di Gesù è que
lla di
insegnare, e noi abbiamo bisogno di lasciarci istru
ire dalla sua Parola che ci fa conoscere chi è vera
mente Dio e ci
guarisce dalla menzogna, da tutte quelle parole che
ci fanno pensare Dio in modo sbagliato. Insegna a
Nazaret, di
sabato, nella sinagoga. Nazaret è il luogo della vi
ta quotidiana, vuol dire che è nella vita quotidian
a che si vive il
Vangelo; la sinagoga è come per noi la chiesa dove
Gesù fin da piccolo aveva imparato a conoscere la P
arola di Dio, e
anche noi oggi siamo qui ad ascoltare la sua Parola
; il sabato è il giorno della festa, come per noi l
a domenica, e noi
siamo fatti per questo, per fare festa, e la festa
è quando troviamo il senso di tutte le cose. Gesù s
i alza a leggere, e
questo verbo, alzarsi, è la stesso della risurrezio
ne, per dire che è Gesù risorto a dirci chi è Dio i
nterpretando tutta la
Scrittura. Apre il libro, perché solo lui può aprir
e, leggere e interpretare quel libro che è la nostr
a vita. E leggendo le
parole del profeta Isaia, Gesù interpreta tutta la
sua missione. Lo Spirito del Signore è su di me, qu
ello Spirito del
Battesimo che, come abbiamo detto prima, è lo Spiri
to del Figlio che gli fa vivere la fraternità. E la
sua missione è
prima di tutto quella di annunciare il Vangelo ai p
overi. I poveri sono quelli che vivono di dono, che
dipendono dagli
altri e possono solo dire grazie, per cui ci siamo
dentro tutti: tutti dobbiamo riconoscerci poveri, n
on siamo dei padri
eterni, perché tutte le cose più importanti della v
ita ci sono donate. E poi prosegue: gli schiavi son
o liberati. La sua
Parola ci libera da tutte le nostre schiavitù che c
onsistono principalmente nel nostro egoismo. Ancora
: ai ciechi è
ridata la vista. Il Vangelo ci vuole aprire gli occ
hi per farci vedere chi è veramente Dio e chi siamo
noi. La fede in Gesù
non è cieca, ma produce illuminazione. Infine dice
di essere venuto a mettere in libertà gli oppressi
e a proclamare
l’anno di grazia del Signore. Questo anno di grazia
era per gli ebrei il giubileo, l’anno santo: nel g
iubileo la terra non
deve essere lavorata, i terreni vanno restituiti ai
proprietari originari, quello che la terra produce
deve andare per i
poveri, i debiti vengono rimessi, gli schiavi fatti
liberi. Tutto ciò per dire che quello che esiste n
on ci appartiene
perché tutto appartiene a Dio e noi siamo degli aff
ittuari. E queste sono le condizioni per poter rima
nere nella terra
promessa, che poi sono le condizioni per abitare la
terra ancora oggi. La terra sarà abitabile e potre
mo abitarci – e
non sarà l’inferno – semplicemente se consideriamo
che tutto ciò che c’è è dono di Dio a tutti gli uom
ini, è dono del
Padre ai suoi figli. Parole che assumono quest’anno
una forza del tutto particolare visto che siamo ne
ll’anno del
giubileo straordinario della misericordia indetto d
al Papa. Applichiamole alla nostra vita. Solo sente
ndoci poveri
possiamo imparare ad accoglierci riconoscendo di av
ere bisogno gli uni degli altri; solo sentendoci fr
atelli diventiamo
servi gli uni degli altri; solo sentendo l’amore di
Dio veniamo liberati dall’egoismo e da quella ceci
tà che ci impedisce
di vedere la realtà con gli occhi di Dio e di voler
ci bene come Dio vuol bene a noi; solo comprendendo
che tutto è un
dono si impara a vivere senza pretese e vivere le r
elazioni non in modo possessivo. Ecco, vedete come
Gesù è venuto
a portare sulla terra le condizioni per cui possiam
o vivere da uomini. E perché ciò accada, Gesù dice:
Oggi si è
compiuta questa scrittura nei vostri orecchi. Occor
re cioè che questa parola entri nei nostri orecchi
e ci trasformi.
Noi ascoltiamo mille parole da cui nascono poi tutt
i i nostri pensieri da cui derivano le nostre azion
i, il nostro
concreto modo di vivere la vita, e la viviamo spess
o male perché siamo abitati da pensieri negativi ch
e nascono da
parole e quindi da convinzioni sbagliate. Ecco perc
hé occorre essere abitati da queste parole che dann
o la vita. Gesù
nasce, diventa uomo per dirci queste parole perché
entrino in noi e ci trasformino. Allora si che è Na
tale e allora si
che l’anno che abbiamo iniziato sarà buono, non per
ché tutto andrà bene, ma perché potremo affrontare
ogni cosa,
bella o brutta, come Gesù, con Gesù, col suo Spirit
o, come diceva san Paolo nell’epistola di oggi: Dio
mandò il Figlio
nella carne perché noi vivessimo secondo lo Spirito
. E’ quello che chiediamo in questa eucaristia.