domenica 3 gennaio 2016

DOMENICA DOPO L’OTTAVA DI NATALE

La liturgia di questa domenica del tempo di Natale ci fa compiere uno sbalzo di 30 anni per poi farci tornare dopodomani indietro nel tempo con Gesù bambino nell a mangiatoia adorato dai Magi, e questo per aiutarc i a capire perché Gesù è nato, perché Dio si è fatto uomo, per ché la Sapienza uscita dalla bocca dell’Altissimo h a fissato tra noi la sua dimora, come diceva il libro del Siracide. E
cco, 30 anni dopo la sua nascita, Gesù lo rivela. Q uesto brano del Vangelo di Luca è il primo discorso di Gesù. È un d iscorso dove spiega il senso di tutta la sua missio ne. Non dimentichiamo che questa scena si svolge dopo che G esù era stato battezzato, e nel battesimo aveva già rivelato tutto, che Dio è Padre, che noi siamo figli e che l ui, il Figlio, è venuto per dire questo facendosi s olidale con tutti i fratelli. Per cui Gesù ritorna dal Giordano, dove è stato battezzato, e torna, come abbiamo letto, nel la potenza dello Spirito, con quello Spirito che ha ricevuto nel bat tesimo, che è lo Spirito del Figlio, e che lo rende appunto solidale con i fratelli, facendogli usare il potere non per essere servito, ma per servire. E siccome questo po tere di servire l’ha trasferito anche a noi nel giorno del nostro Battes imo, facendoci diventare suoi fratelli e figli come lui del Padre, è giusto che ognuno si domandi se anche noi, come Ges ù, usiamo questo Spirito per vivere così oppure no. Continuando a guardare da vicino questa pagina di v angelo, vediamo che la prima attività di Gesù è que lla di insegnare, e noi abbiamo bisogno di lasciarci istru ire dalla sua Parola che ci fa conoscere chi è vera mente Dio e ci guarisce dalla menzogna, da tutte quelle parole che ci fanno pensare Dio in modo sbagliato. Insegna a Nazaret, di sabato, nella sinagoga. Nazaret è il luogo della vi ta quotidiana, vuol dire che è nella vita quotidian a che si vive il Vangelo; la sinagoga è come per noi la chiesa dove Gesù fin da piccolo aveva imparato a conoscere la P arola di Dio, e anche noi oggi siamo qui ad ascoltare la sua Parola ; il sabato è il giorno della festa, come per noi l a domenica, e noi siamo fatti per questo, per fare festa, e la festa è quando troviamo il senso di tutte le cose. Gesù s i alza a leggere, e questo verbo, alzarsi, è la stesso della risurrezio ne, per dire che è Gesù risorto a dirci chi è Dio i nterpretando tutta la Scrittura. Apre il libro, perché solo lui può aprir e, leggere e interpretare quel libro che è la nostr a vita. E leggendo le parole del profeta Isaia, Gesù interpreta tutta la sua missione. Lo Spirito del Signore è su di me, qu ello Spirito del Battesimo che, come abbiamo detto prima, è lo Spiri to del Figlio che gli fa vivere la fraternità. E la sua missione è prima di tutto quella di annunciare il Vangelo ai p overi. I poveri sono quelli che vivono di dono, che dipendono dagli altri e possono solo dire grazie, per cui ci siamo dentro tutti: tutti dobbiamo riconoscerci poveri, n on siamo dei padri eterni, perché tutte le cose più importanti della v ita ci sono donate. E poi prosegue: gli schiavi son o liberati. La sua Parola ci libera da tutte le nostre schiavitù che c onsistono principalmente nel nostro egoismo. Ancora : ai ciechi è ridata la vista. Il Vangelo ci vuole aprire gli occ hi per farci vedere chi è veramente Dio e chi siamo noi. La fede in Gesù non è cieca, ma produce illuminazione. Infine dice di essere venuto a mettere in libertà gli oppressi e a proclamare l’anno di grazia del Signore. Questo anno di grazia era per gli ebrei il giubileo, l’anno santo: nel g iubileo la terra non deve essere lavorata, i terreni vanno restituiti ai proprietari originari, quello che la terra produce deve andare per i poveri, i debiti vengono rimessi, gli schiavi fatti liberi. Tutto ciò per dire che quello che esiste n on ci appartiene perché tutto appartiene a Dio e noi siamo degli aff ittuari. E queste sono le condizioni per poter rima nere nella terra promessa, che poi sono le condizioni per abitare la terra ancora oggi. La terra sarà abitabile e potre mo abitarci – e non sarà l’inferno – semplicemente se consideriamo che tutto ciò che c’è è dono di Dio a tutti gli uom ini, è dono del Padre ai suoi figli. Parole che assumono quest’anno una forza del tutto particolare visto che siamo ne ll’anno del giubileo straordinario della misericordia indetto d al Papa. Applichiamole alla nostra vita. Solo sente ndoci poveri possiamo imparare ad accoglierci riconoscendo di av ere bisogno gli uni degli altri; solo sentendoci fr atelli diventiamo servi gli uni degli altri; solo sentendo l’amore di Dio veniamo liberati dall’egoismo e da quella ceci tà che ci impedisce di vedere la realtà con gli occhi di Dio e di voler ci bene come Dio vuol bene a noi; solo comprendendo che tutto è un dono si impara a vivere senza pretese e vivere le r elazioni non in modo possessivo. Ecco, vedete come Gesù è venuto a portare sulla terra le condizioni per cui possiam o vivere da uomini. E perché ciò accada, Gesù dice: Oggi si è compiuta questa scrittura nei vostri orecchi. Occor re cioè che questa parola entri nei nostri orecchi e ci trasformi. Noi ascoltiamo mille parole da cui nascono poi tutt i i nostri pensieri da cui derivano le nostre azion i, il nostro concreto modo di vivere la vita, e la viviamo spess o male perché siamo abitati da pensieri negativi ch e nascono da parole e quindi da convinzioni sbagliate. Ecco perc hé occorre essere abitati da queste parole che dann o la vita. Gesù nasce, diventa uomo per dirci queste parole perché entrino in noi e ci trasformino. Allora si che è Na tale e allora si che l’anno che abbiamo iniziato sarà buono, non per ché tutto andrà bene, ma perché potremo affrontare ogni cosa, bella o brutta, come Gesù, con Gesù, col suo Spirit o, come diceva san Paolo nell’epistola di oggi: Dio mandò il Figlio nella carne perché noi vivessimo secondo lo Spirito . E’ quello che chiediamo in questa eucaristia.