CATECHESI ADULTI 2015/2016: GENESI 1-11 TERZO INCONTRO: GENESI 3
Anche questo è un racconto mitico e non storico, no
n per dire che c’è stato un tempo in cui il peccato
non c’era, ma
per dire che l’uomo da sempre è peccatore e individ
uare la causa dei peccati e la sua conseguenza.
1
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali
selvatici che Dio aveva fatto
Il serpente
è simbolo molto complesso che rappresen
ta tante cose: il caos primitivo, la potenza umana,
l’arroganza
della sapienza, i culti della fertilità, la magia e
il lato oscuro dell’uomo, cioè l’aspetto buio dell
a sua coscienza.
e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non
dovete mangiare di alcun albero del giardino»?».
La tentazione inizia deformando la proposta di Dio:
Dio vi ha proibito tutto, vero? Quando è vero il c
ontrario.
2
Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alb
eri del giardino noi possiamo mangiare,
3
ma del frutto
dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha det
to: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare,
altrimenti
morirete».
La dinamica perversa della tentazione: stravolgere
la realtà, per cui la donna, senza volerlo, confess
a di non capire
più il senso del comando di Dio, e Dio le appare ca
ttivo, perché dice di fare delle cose, non perché c
i vuole bene e
vuole la nostra felicità.
4
Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affa
tto!
5
Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste
si
aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, cono
scendo il bene e il male».
L’origine del peccato è il dubbio su Dio alleato de
ll’uomo. L’uomo pensa: Dio non è favorevole a me. D
io mi vuole
male. Per fare il mio bene io non devo fidarmi di D
io, ma devo far di testa mia. La mancanza di fiduci
a è l’origine del
peccato. Pensare Dio come ostile, porta come conseg
uenza la morte. Il ragionamento del serpente pone l
a questione
se Dio sia credibile o meno. Il peccato nasce dall’
idea che Dio voglia ingannarci e quindi occorre far
e come diciamo
noi e non come dice Lui. “Hai proprio detto bene, D
io è cattivo. E il comando che ti ha dato non è per
il tuo bene, ma
per il suo proprio interesse. Davanti a un Dio così
, cattivo, dispotico, che ti vuole morto, allora è
meglio che muoia
Lui”.
6
Allora la donna vide che l'albero era buono da mang
iare, gradevole agli occhi e desiderabile per acqui
stare
saggezza;
Allora la donna decide di prendere il frutto. Perch
é a questo punto cambia anche il suo modo di vedere
l’albero. E’
cambiato il cuore e quindi cambiano anche gli occhi
. Nel momento in cui io dico che Dio è cattivo e mi
chiede cose
che non sono per il mio bene, allora le cose proibi
te diventano belle e desiderabili, io non le so più
riconoscere per
quello che davvero sono. Io non so più capire che q
uello mi fa male, e invece dico: “Invece mi farebbe
proprio un
gran bene”. La vista si riferisce al modo di vedere
la realtà, all’opposto di come la vede Dio, e ques
ta visione nasce
dal dubbio che Dio sia buono: è buona cosa toccare
i fili dei pali dell’Enel, è bello (gradevole) e ad
dirittura
desiderabile. Ciò che Dio ha dichiarato cattivo div
enta buono, oggetto di desiderio per acquistare sag
gezza
stabilendo cosa è bene e cosa è male. Ma perché la
donna? Non per misoginia, come si pensa. Salomone a
veva un
harem di 700 mogli e 300 concubine, e questo allora
non faceva problema perché si riteneva che la gran
dezza di un
sovrano dipendesse anche dal numero di donne di cui
era circondato. Il problema è che queste donne pro
venienti da
diversi popoli portavano anche i loro culti che con
ducevano tutto Israele a peccare di “adulterio” nei
confronti
dell’unico Dio.
prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anch
e al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò
.
Condivide con l’uomo il tesoro prezioso che ha scop
erto, peccato che condivide con lui la morte.
7
Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conob
bero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e
se ne fecero
cinture.
Il testo è fortemente ironico. Si aprono loro gli o
cchi come aveva detto il serpente, solo che invece
di conoscere il
Bene e il Male, conoscono di essere nudi, cioè cono
scono di aver bisogno di difendersi l’uno dall’altr
o. Il limite
proprio e dell’altro diventa motivo di paura.
2
8
Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che
passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e
l'uomo, con
sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore D
io, in mezzo agli alberi del giardino.
Scena splendida: Dio come un sovrano orientale, qua
ndo il giorno sta calando e c’è la brezza della ser
a, dopo la
grande afa del mezzogiorno, scende a passeggiare ne
l giardino. È l’immagine della famigliarità, della
confidenza,
dell’amicizia. Dio va a passeggiare nel giardino pe
r andare a incontrare l’umanità. L’umanità ha paura
di Dio: Lo
sentono, scappano e si nascondono.
9
Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove
sei?».
Dio va a passeggiare nel giardino e va proprio per
entrare in relazione con l’umanità. Dio va a cercar
e l’uomo. L’uomo
ormai è in fuga; è Dio che prende l’iniziativa e va
a cercarlo, e gli chiede che esca fuori dal suo na
scondiglio.
10
Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avu
to paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
Non essendosi fidato in partenza, l’uomo ha scopert
o la propria naturale debolezza, la sua creaturale
limitatezza e la
ritiene una cosa non amata da Dio. È lui che proiet
ta in Dio cose che Dio non pensa e quindi ha paura
perché si sa
limitato, si sa debole, ha paura perché non si è fi
dato e quindi continua a non fidarsi e perciò vuole
nascondersi,
vuole interrompere la relazione. Ha paura che quest
a relazione sia negativa per lui.
11
Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai
forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandat
o di non
mangiare?».
12
Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posto accan
to mi ha dato dell'albero e io ne ho
mangiato».
L’osso delle mie ossa, carne della mia carne, l’inn
o di giubilo è rotto, non esiste più. È la donna ch
e «tu» mi ha messo
accanto. La colpa è passata sull’altro essere umano
, ma implicitamente la colpa è data a Dio. «La donn
a mi ha
ingannato, dice l’uomo a Dio, ma sei tu che me l’ha
i messa a fianco». Il giro del peccato porta a de–r
esponsabilizzare
se stesso e accusare gli altri.
13
Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?».
Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io
ho
mangiato».
La donna a sua volta scarica la responsabilità sull
’altro elemento: il serpente.
“Cosa hai fatto?”, un invito a prendere coscienza
del proprio peccato che invece viene inteso come in
quisitoria in
vista di una punizione per cui meglio che la punizi
one la riceva un altro.
L’uomo peccatore, dopo il peccato, percepisce se st
esso come peccatore, sì, come qualcuno che ha fatto
una follia,
sì, come qualcuno che ha fatto qualcosa di orribile
e non doveva farlo, sì, ma in qualche modo anche c
ome qualcuno
che è rimasto misteriosamente vittima delle circost
anze, dell’autoinganno, dell’illusione, del momento
di debolezza,
del momento di ira, di qualche cosa che gli sembra
superarlo. L’esempio di Davide e Betsabea.
14
Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché ha
i fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli
animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polv
ere mangerai per tutti i giorni della tua vita.
Tutta la realtà simboleggiata dal serpente (caos pr
imitivo, potenza umana, arroganza della sapienza, c
ulti della
fertilità, magia e lato oscuro dell’uomo) vengono d
ichiarati sterili ed esclusi dalla dinamica della v
ita. Il fatto dello
strisciare inoltre diventa, simbolicamente, l’umili
azione massima; il mangiare polvere è l’abbattiment
o. Non vuol dire
che prima i serpenti avessero le zampe.
15
Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua s
tirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la test
a e tu le insidierai il
calcagno».
I figli del serpente saranno altri serpenti, tutto
ciò che è racchiuso nel simbolo–serpente di generaz
ione in
generazione; e i figli della donna sono gli uomini
di tutti i tempi, l’umanità intera. Viene così rapp
resentata la
battaglia eterna fra l’uomo e il male. E questa è l
a realtà: il nostro autore conosce bene la sua real
tà dove l’uomo
lotta con una situazione negativa che è fuori di sé
, ma che è anche dentro; lotta con gli istinti che
lo portano a
commettere il male; l’uomo che vuole vivere bene si
trova a combattere per vivere bene. Questo desider
io di vivere
bene e di combattere il male è messo da Dio all’ini
zio. Ma non solo viene annunciata una lotta continu
a fra i due
schieramenti, viene promessa anche una vittoria, il
superamento da parte dell’umanità. Il testo ebraic
o usa un
pronome maschile per indicare il soggetto di colui
che schiaccerà la testa al serpente, quindi intende
dire «il seme»