domenica 21 febbraio 2016

DOMENICA DELLA SAMARITANA ANNO C 2016

 Ripercorriamo insieme le letture di oggi, lunghissi me, ma splendide e ricche di significati, perché al trimenti abbiamo perso quasi un quarto d’ora a sentire tante parole inutilmente, annoiandoci e basta, come capita a scu ola. E voglio partire proprio dalla prima lettura che si collega a quanto ho appena detto, perché lì si parlava prop rio delle parole, anzi, della Parola, la Parola di Dio. Ascolta Israe le.
Noi l’abbiamo ascoltata? Ascoltare vuol dire as similare, non farla entrare in un orecchio e uscire dall’altro. Questa Parola bisogna farla entrare nel cuore e insegnarla ai figli. Cari genitori, per farlo dovete allora ascoltarla e cono scerla voi, altrimenti come fate? Ma perché è così importante fare questo? Diceva il Deuteronomio: perché se ascoltate la Parola di Dio e la mettete in pratica, se state uniti al Signore, sconfiggerete i vostri nemici, diventerete padroni di tutta la terra, diffonderete paura e terrore, sa rete benedetti, altrimenti sarete maledetti. Cavolo! Chi ha manie d i grandezza è accontentato. Se ascolto e osservo la Parola di Dio, spacco il mondo! Però è strano. Perché poi uno legg e quello che dice san Paolo ai Galati e cosa scopre ? Che la Parola di Dio che ci ha detto Gesù è correggere con dolcez za chi sbaglia, portare i pesi degli altri come se fossimo degli asini, non vantarsi davanti a nessuno, condividere i propr i beni, non stancarsi di fare il bene verso tutti. E allora come la mettiamo? Altro che spaccare il mondo. Invece no. È spaccare il mondo davvero. Perché se io vivo segue ndo la Parola di Gesù che mi dice di amare anche i nemici, metto paura e terrore a tutti, perché chi fa il be ne fa più paura di chi fa il male, perché uno non se lo aspetta. Uno s i aspetta che al male ricevuto si risponda facendo ancora più male. Invece io rispondo facendo il bene come Gesù sulla croce che perdona chi lo sta ammazzando. Se faccio il bene davvero verrò benedetto, altrimenti tutti mi maledi ranno. Ecco cos’è l’acqua viva che Gesù vuol dare a lla donna samaritana: è l’amore che unisce il Padre e il Figl io, e questo amore è lo Spirito santo. È vero che a ll’inizio Gesù le dice: ho sete. Ma glielo dice per dire che Dio ha s ete di donare questo amore a ciascuno di noi. Tutti noi abbiamo sete, senza acqua moriamo, e quando abbiamo sete de sideriamo bere. Ma c’è una sete più profonda, che n on è del corpo, ma dell’anima, che è la sete d’amore, di ess ere amati e di amare, perché questa cosa ci rende f elici. La sete di felicità. La samaritana all’inizio non capisce, fra intende, pensa che Gesù la voglia corteggiare. E in un certo senso è vero. Gesù la chiama donna, e donna vuol dire sposa . La scena si svolge al pozzo di Giacobbe presso il quale la Bibbia racconta episodi dove c’erano stati dei corteggiame nti. E quella donna che aveva avuto sei uomini anco ra non aveva trovato l’amore, la felicità. Quella donna sono io, siamo noi, assetati di gioia, e Gesù ci corteggia perché vuole amarci come uno sposo ama la sua sposa, vuole darci quell’ acqua che è la sua Parola, quell’acqua che è il suo Spirito d’amore, per farci vivere bene la vita, per farci s paccare il mondo. La donna non conosce quest’acqua, come i discepoli dopo dimostrano di non conoscere il pane di cui vive Gesù, che è fare la volontà di Dio, e l a volontà di Dio portare il cibo ai fratelli, è perdonare, servire, prendersi cura. Questo vuol dire adorare il Padre i n spirito e verità. Lo spirito di Gesù che abbiamo ricevuto ci fa sentire la stessa cosa che sentiva Gesù: che noi siamo figl i di un Dio che ci ama e che vuole che spacchiamo il mondo amando come Gesù. Questa è la verità: che noi siamo figli e fr atelli. I veri adoratori di Dio siamo noi se sentendoci figli amat i impariamo ad amare. Bene, tutte queste cose sono talmente importanti, che Gesù ci ha detto: quando pregate, c hiedete queste cose, e vi saranno date. Chiedetele, perché se le chiedete vuol dire che le desiderate. E ci ha inseg nato pure le parole da dire, quelle del Padre nostr o, si, proprio quelle che noi ripetiamo velocemente come una filas trocca senza nemmeno renderci conto di quello che s tiamo chiedendo, e così non lo otteniamo, e mettendoci in vece a chiedere al Signore quello che Gesù non ci h a detto di chiedere, e così non otteniamo nemmeno quello, e re stiamo disgraziati, cioè senza grazia. Nel Padre no stro noi chiediamo a Dio esattamente tutte le cose di cui pa rlavano le letture di oggi e che ho cercato di spie gare. Dio, tu sei nostro Padre, non solo mio, ma di tutti, anche di q uelli che non sopporto e che escludo. Sia santifica to il tuo nome, fammi diventare cioè un tuo adoratore, così che tut ti capiscano che tu sei un Padre che ci ama, e tutt i lo capiscono se io li amo come miei fratelli. Allora venga il tu o regno che un regno di pace, di giustizia e di amo re. Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, perché la tua volontà è che noi siamo felici imparando su questa terra a sentirci amati da te e amando gli altri fratelli come in cie lo vi amate tu e Gesù. E dunque dai a tutti il pane quotidiano, e se questo cibo è fare la tua volontà e la tua volontà è amarci come tu ami noi, vuol dire aiutaci ogni gi orno a vivere così seguendo il tuo spirito. E allora perdona le nostre colpe perché noi sentendoci perdonati impariamo a perdonare gli altri. Non abbandonarci quando siamo tentati di far e diversamente. Piuttosto liberaci dal potere del m ale che vuole dominarci. E così sia. Ecco, quando noi diciamo e r ipeteremo tra poco il Padre nostro, lo preghiamo co sì?