Domenica prossima inizia la Quaresima, stiamo viven
do il tempo del giubileo della misericordia, oggi è
l’ultima
domenica dopo l’Epifania che si chiama domenica del
perdono, e questa concomitanza di cose è perfetta
perché il
perdono, come spesso ripeto, è il modo col quale si
esprime la misericordia di Dio, nel senso che il m
odo più grande
col quale Dio ci ama, ci manifesta la sua
misericor
dia, è il perdono. È molto importante capire questa
cosa se no si
rischia di diventare atei perché quando capitano di
sastri, malattie, morti e tragedie uno si domanda c
ome fa Dio ad
essere buono e a permettere certe cose. In realtà s
e Dio intervenisse a modificare in ogni momento le
leggi della
natura e il corso degli eventi con la bacchetta mag
ica, primo sarebbe un mago, secondo impedirebbe al
mondo e a
ciascuno di noi di essere liberi, e quindi staremmo
tutti bene, ma saremmo tutti dei burattini. Gesù s
ulla croce ci ha
mostrato che Dio non è colui che toglie le croci e
la morte, ma è colui che le condivide con noi, e ch
e dalla morte ci fa
risorgere, ma le croci e la morte rimangono. Inoltr
e con la sua Parola ci ha detto qual è il percorso
da seguire se
vogliamo vivere bene la vita e ci dona il suo Spiri
to perché abbiamo la forza di percorrerla. Ma noi s
iamo schiavi del
nostro peccato, perché il peccato è quando noi di f
atto ci lasciamo guidare non dal suo Spirito e andi
amo fuori
strada. Siccome l’unico interesse di Dio è che noi
camminiamo bene, ci rimettiamo in carreggiata e arr
iviamo alla
meta, ecco che l’unica arma con la quale può interv
enire nella nostra vita, rispettando la nostra libe
rtà e
manifestandoci il suo amore, è quella di perdonarci
. Il suo interesse non è distruggerci per i nostri
peccati, perché noi
già ci distruggiamo da soli coi peccati. Col suo pe
rdono ci rimette ogni volta in carreggiata. Lo dice
vano bene le
parole del Siracide: il Signore è paziente, vede la
nostra sorte penosa, perciò abbonda nel perdono. C
ioè, più
pecchiamo, più lui ci ama. E mentre la misericordia
dell’uomo riguarda il suo prossimo, la misericordi
a del Signore
riguarda ogni essere vivente. Cioè: noi dobbiamo es
sere misericordiosi come lui nei confronti del nost
ro prossimo,
cioè verso alcune persone, quelle che ci circondano
, Dio invece con otto miliardi di figli, come a dir
e: tutto sommato
il nostro compito è meno difficile di quello di Dio
. Ma è un compito da fare, perché il peccato più gr
ande che ci fa
andare fuori strada è quello di non perdonare gli a
ltri come Dio perdona noi, e per questo Gesù ci ha
insegnato a
chiedere sempre al Padre la forza del perdono: rime
tti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai
nostri debitori.
Perché non perdonare gli altri è il peccato più gra
nde che ci fa andare fuori strada? Lo spiega san Pa
olo nel brano
della lettera ai Corinzi, dove dice (io lo traduco
a modo mio): se uno mi fa del male, rattrista non s
olo me, ma tutti,
perché voi vi preoccupate per me, e rattrista pure
lui perché tutti gli danno contro. Le intenzioni di
satana sono
quelle di metterci tutti contro tutti, e allora nei
suoi riguardi fate prevalere la carità. In altre p
arole: se facciamo
fatica a perdonare gli altri è perché non siamo cap
aci di andare al di là del nostro naso, pensiamo ch
e tutto comincia
e finisce dove comincio e finisco io, e perchè dime
ntichiamo che siamo tutti in cammino verso una meta
, e la meta è
si il Paradiso, ma è anche cominciare ad essere in
paradiso adesso, e se io sono in guerra con tutti s
ono all’inferno e
anche gli altri con me. La vita non è una gara dove
vince chi arriva per primo, ma è un pellegrinaggio
che dobbiamo
fare tutti insieme e la gioia è nell’armonia, non n
ella distruzione, per cui se uno va fuoristrada, io
non devo gioire, ma
devo fare come Dio, cioè aiutarlo a rientrare in ca
rreggiata perché questa meta è preparata per tutti,
non solo per
me. E qui entra in gioco la stupenda figura di Zacc
heo. Io scelto come avete visto di fare una rifless
ione più generale
sul perdono considerando anche le altre letture, e
quindi non posso adesso soffermarmi bene come merit
erebbe
questa stupenda pagina di vangelo. Il vangelo è la
bella notizia che Dio ci ama come suoi figli, così
come siamo, e
tutto il vangelo sembra essere stato scritto per Za
ccheo, perché Zaccheo sono io. Il nome Zaccheo vuol
dire “puro” e
“Dio si ricorda” e Zaccheo è esattamente il contrar
io: è il peccatore per eccellenza, un uomo del qual
e Dio sembra
non essersi più ricordato. Infatti era un pubblica
no, cioè un esattore delle tasse per conto dei rom
ani, dunque un
traditore del suo popolo, diventato ricco rubando,
un doppiogiochista, e per questo era disprezzato, t
anto che
nessuno voleva stare con lui, un uomo dunque che vi
veva il dramma della solitudine, del non essere sti
mato e del
credersi per questo reietto non solo dagli uomini m
a anche da Dio. Autostima zero. Eppure cosa succede
? È il primo
uomo nel Vangelo sul quale si dice che Gesù posó lo
sguardo. Il tema di tutto il Vangelo è: chi si sal
va? Ecco la
risposta di Dio: non si salva nessuno perché siamo
tutti salvati. Gesù lo chiama per nome, e nel vange
lo Gesù chiama
per nome non i giusti, ma i peccatori. Chiamare per
nome vuol dire che ci conosce nel profondo e quind
i ci rivela
qual è il nostro vero nome, la nostra vera identità
, quella di essere figli amati, nonostante il nostr
o peccato nasce dal
credere di non essere amati, di non essere figli e
che gli altri non sono fratelli, e quindi è ciò che
ci fa restare nel
fango delle nostre paure ed egoismi, e Dio vuole to
gliere questo fango, liberarci da questo fango. Il
vangelo davvero
non è scritto per salvare i peccatori, perché i pec
catori Dio li salva, ma è scritto per salvare i giu
sti che Dio fa fatica a
salvare perché si credono già giusti. E Zaccheo vie
ne salvato da questo sguardo d’amore di Gesù che in
mezzo a tutta
la folla guarda lui. La folla era lì non perché vol
eva capire chi fosse Gesù e quindi chi è Dio verame
nte, ma perché
voleva miracoli, voleva piegare Dio ai suoi interes
si. Zaccheo invece era l’unico che cercava di veder
e chi era Gesù
veramente, e lo scopre da uno sguardo, dal fatto ch
e Gesù decide di entrare proprio in casa sua, cioè
nella sua vita, e
il risultato qual è? Che Zaccheo cambia vita, rinas
ce. Certo, ci ha dovuto mettere del suo: smetterla
di piangersi
addosso e fregarsene degli altri che lo avrebbero p
reso in giro anche perché era piccolo ed era dovuto
salire su
albero. E noi possiamo continuare a lasciarci innam
orare dallo sguardo di Gesù quando ascoltiamo la su
a Parola,
quando celebriamo l’eucaristia, quando ci andiamo a
confessare. Ma anche quando qualcuno è capace di g
uardarci
con amore proprio quando magari non lo meritiamo, p
er quello che siamo, come siamo. Ecco perché il per
dono fa
risorgere non solo chi lo riceve, ma chi lo dona. E
cco perché Gesù è risorto, e se questa è la meta de
l nostro
pellegrinaggio, o facciamo come lui o continuiamo a
vivere come morti già adesso.