domenica 7 febbraio 2016

ULTIMA DOMENICA DOPO EPIFANIA ANNO C DOMENICA DEL PERDONO GIORNATA PER LA VITA

 Domenica prossima inizia la Quaresima, stiamo viven do il tempo del giubileo della misericordia, oggi è l’ultima domenica dopo l’Epifania che si chiama domenica del perdono, e questa concomitanza di cose è perfetta perché il perdono, come spesso ripeto, è il modo col quale si esprime la misericordia di Dio, nel senso che il m odo più grande col quale Dio ci ama, ci manifesta la sua
misericor dia, è il perdono. È molto importante capire questa cosa se no si rischia di diventare atei perché quando capitano di sastri, malattie, morti e tragedie uno si domanda c ome fa Dio ad essere buono e a permettere certe cose. In realtà s e Dio intervenisse a modificare in ogni momento le leggi della natura e il corso degli eventi con la bacchetta mag ica, primo sarebbe un mago, secondo impedirebbe al mondo e a ciascuno di noi di essere liberi, e quindi staremmo tutti bene, ma saremmo tutti dei burattini. Gesù s ulla croce ci ha mostrato che Dio non è colui che toglie le croci e la morte, ma è colui che le condivide con noi, e ch e dalla morte ci fa risorgere, ma le croci e la morte rimangono. Inoltr e con la sua Parola ci ha detto qual è il percorso da seguire se vogliamo vivere bene la vita e ci dona il suo Spiri to perché abbiamo la forza di percorrerla. Ma noi s iamo schiavi del nostro peccato, perché il peccato è quando noi di f atto ci lasciamo guidare non dal suo Spirito e andi amo fuori strada. Siccome l’unico interesse di Dio è che noi camminiamo bene, ci rimettiamo in carreggiata e arr iviamo alla meta, ecco che l’unica arma con la quale può interv enire nella nostra vita, rispettando la nostra libe rtà e manifestandoci il suo amore, è quella di perdonarci . Il suo interesse non è distruggerci per i nostri peccati, perché noi già ci distruggiamo da soli coi peccati. Col suo pe rdono ci rimette ogni volta in carreggiata. Lo dice vano bene le parole del Siracide: il Signore è paziente, vede la nostra sorte penosa, perciò abbonda nel perdono. C ioè, più pecchiamo, più lui ci ama. E mentre la misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, la misericordi a del Signore riguarda ogni essere vivente. Cioè: noi dobbiamo es sere misericordiosi come lui nei confronti del nost ro prossimo, cioè verso alcune persone, quelle che ci circondano , Dio invece con otto miliardi di figli, come a dir e: tutto sommato il nostro compito è meno difficile di quello di Dio . Ma è un compito da fare, perché il peccato più gr ande che ci fa andare fuori strada è quello di non perdonare gli a ltri come Dio perdona noi, e per questo Gesù ci ha insegnato a chiedere sempre al Padre la forza del perdono: rime tti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Perché non perdonare gli altri è il peccato più gra nde che ci fa andare fuori strada? Lo spiega san Pa olo nel brano della lettera ai Corinzi, dove dice (io lo traduco a modo mio): se uno mi fa del male, rattrista non s olo me, ma tutti, perché voi vi preoccupate per me, e rattrista pure lui perché tutti gli danno contro. Le intenzioni di satana sono quelle di metterci tutti contro tutti, e allora nei suoi riguardi fate prevalere la carità. In altre p arole: se facciamo fatica a perdonare gli altri è perché non siamo cap aci di andare al di là del nostro naso, pensiamo ch e tutto comincia e finisce dove comincio e finisco io, e perchè dime ntichiamo che siamo tutti in cammino verso una meta , e la meta è si il Paradiso, ma è anche cominciare ad essere in paradiso adesso, e se io sono in guerra con tutti s ono all’inferno e anche gli altri con me. La vita non è una gara dove vince chi arriva per primo, ma è un pellegrinaggio che dobbiamo fare tutti insieme e la gioia è nell’armonia, non n ella distruzione, per cui se uno va fuoristrada, io non devo gioire, ma devo fare come Dio, cioè aiutarlo a rientrare in ca rreggiata perché questa meta è preparata per tutti, non solo per me. E qui entra in gioco la stupenda figura di Zacc heo. Io scelto come avete visto di fare una rifless ione più generale sul perdono considerando anche le altre letture, e quindi non posso adesso soffermarmi bene come merit erebbe questa stupenda pagina di vangelo. Il vangelo è la bella notizia che Dio ci ama come suoi figli, così come siamo, e tutto il vangelo sembra essere stato scritto per Za ccheo, perché Zaccheo sono io. Il nome Zaccheo vuol dire “puro” e “Dio si ricorda” e Zaccheo è esattamente il contrar io: è il peccatore per eccellenza, un uomo del qual e Dio sembra non essersi più ricordato. Infatti era un pubblica no, cioè un esattore delle tasse per conto dei rom ani, dunque un traditore del suo popolo, diventato ricco rubando, un doppiogiochista, e per questo era disprezzato, t anto che nessuno voleva stare con lui, un uomo dunque che vi veva il dramma della solitudine, del non essere sti mato e del credersi per questo reietto non solo dagli uomini m a anche da Dio. Autostima zero. Eppure cosa succede ? È il primo uomo nel Vangelo sul quale si dice che Gesù posó lo sguardo. Il tema di tutto il Vangelo è: chi si sal va? Ecco la risposta di Dio: non si salva nessuno perché siamo tutti salvati. Gesù lo chiama per nome, e nel vange lo Gesù chiama per nome non i giusti, ma i peccatori. Chiamare per nome vuol dire che ci conosce nel profondo e quind i ci rivela qual è il nostro vero nome, la nostra vera identità , quella di essere figli amati, nonostante il nostr o peccato nasce dal credere di non essere amati, di non essere figli e che gli altri non sono fratelli, e quindi è ciò che ci fa restare nel fango delle nostre paure ed egoismi, e Dio vuole to gliere questo fango, liberarci da questo fango. Il vangelo davvero non è scritto per salvare i peccatori, perché i pec catori Dio li salva, ma è scritto per salvare i giu sti che Dio fa fatica a salvare perché si credono già giusti. E Zaccheo vie ne salvato da questo sguardo d’amore di Gesù che in mezzo a tutta la folla guarda lui. La folla era lì non perché vol eva capire chi fosse Gesù e quindi chi è Dio verame nte, ma perché voleva miracoli, voleva piegare Dio ai suoi interes si. Zaccheo invece era l’unico che cercava di veder e chi era Gesù veramente, e lo scopre da uno sguardo, dal fatto ch e Gesù decide di entrare proprio in casa sua, cioè nella sua vita, e il risultato qual è? Che Zaccheo cambia vita, rinas ce. Certo, ci ha dovuto mettere del suo: smetterla di piangersi addosso e fregarsene degli altri che lo avrebbero p reso in giro anche perché era piccolo ed era dovuto salire su albero. E noi possiamo continuare a lasciarci innam orare dallo sguardo di Gesù quando ascoltiamo la su a Parola, quando celebriamo l’eucaristia, quando ci andiamo a confessare. Ma anche quando qualcuno è capace di g uardarci con amore proprio quando magari non lo meritiamo, p er quello che siamo, come siamo. Ecco perché il per dono fa risorgere non solo chi lo riceve, ma chi lo dona. E cco perché Gesù è risorto, e se questa è la meta de l nostro pellegrinaggio, o facciamo come lui o continuiamo a vivere come morti già adesso.