CATECHESI ADULTI 2015/2016: GENESI 1-11
QUINTO INCONTRO: GENESI 4 CAINO E ABELE
1
Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì
Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Si
gnore».
Ho acquistato, ma anche generato e creato, e in ebr
aico questo verbo ha
assonanza col nome di Caino. E
va crea un
figlio col Signore e gli da un nome che ricordi que
sta cosa. L’esplosione di gioia di Eva che riconosc
e che il Signore
comunque continua ad essere fedele nonostante il pe
ccato continuando a dare la vita all’uomo e alla do
nna.
2
Poi partorì ancora Abele, suo fratello.
Non nasce solo Caino, ma nasce anche un altro figli
o, proprio a testimoniare che si tratta della vita
benedetta, la vita
del “Crescete e moltiplicatevi”. Abele in ebraico s
i dice Hebel, che vuol dire alito,soffio, vapore, q
uindi cosa
inconsistente. Un nome che già preannuncia la trage
dia, perché questo Abele passerà come un soffio inc
onsistente e
subito morirà per l’insensatezza della violenza.
Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era l
avoratore del suolo.
3
Trascorso del tempo, Caino presentò frutti
del suolo come offerta al Signore,
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mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del s
uo gregge e il loro grasso.
Due fratelli e quindi diversi. Caino è il primogeni
to, quello che nel mondo biblico riceve l’eredità.
Abele è il
secondogenito. E questa in sé non è un’ingiustizia,
ma è la vita. Un’altra diversità tra i due è legat
a al lavoro: Caino è
agricoltore, Abele è pastore di greggi. Il retroter
ra di questo racconto è la rivalità che c’era tra g
li agricoltori (popolo
sedentario) e i pastori (popolo nomade). I due frat
elli esprimono dunque la totalità dell’umanità, che
ha culture
diverse, tanto è vero che i due offriranno al Signo
re cose diverse, quello che possiedono, e non si di
ce che uno porta
una cosa buona e l’altro una cosa cattiva.
Il Signore gradì Abele e la sua offerta,
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ma non gradì Caino e la sua offerta.
Di per sé il testo dice: “E guardò il Signore verso
Abele e verso la sua offerta e verso Caino e verso
la sua offerta non
guardò”. Dio guarda l’offerta di Abele e non guarda
quella di Caino. Perché? O Dio è ingiusto oppure p
er la teoria
della retribuzione, per cui c’era qualcosa che non
andava nell’offerta di Caino e Dio per questo non l
o guarda. In
realtà, il guardare o il non guardare di Dio si rif
erisce al mistero dell’elezione di Israele. Dio non
sceglie Abele per
rifiutare Caino, così come non sceglie Israele per
rifiutare gli altri popoli. Al contrario, vuol dire
che Dio ha su
ciascuno un progetto particolare che poi deve servi
re a tutti gli altri. E’ il mistero dell’incarnazio
ne che già accade con
Israele. Se Dio vuole che la sua Parola si incarni
in parole umane deve scegliere una lingua e un popo
lo con le sue
tradizioni e culture. Pensiamo a Gesù, ebreo, masch
io, nato in quel posto, in quel periodo e non in un
altro, che
parlava e pensava da ebreo. Siccome Dio è il Salvat
ore di tutti, noi vorremmo pensarlo slegato da ogni
coordinata
concreta e storica, inglobandolo nei nostri schemi.
Per cui se uno dice che il Signore Gesù è il Messi
a di Israele, noi
rispondiamo: no, è il Salvatore nostro! E’ vero, ma
è il Salvatore nostro perché è il Messia di Israel
e. Ci piaccia o no. E
d’altra parte, per incarnarsi bisogna che Dio diven
tasse questo uomo e necessariamente non un altro. A
llora che
facciamo? Siamo tutti offesi e ci risentiamo tutti
e diciamo che Dio è ingiusto perché ha scelto di in
carnarsi in Israele
invece che in Italia? Quindi il guardare e il non g
uardare di Dio alle offerte di Caino e Abele vuole
esprimere il modo
diverso col quale Dio ama ogni uomo, precisamente p
erché ognuno di noi è diverso dall’altro.
Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbat
tuto.
Caino ci rappresenta bene. Caino siamo noi. Perché
il fatto che siamo diversi e che Dio ci ami in modo
diverso lo
riteniamo una preferenza ingiusta, a meno che il mo
do di amarmi di Dio sia favorevole a me. A Caino, i
l primogenito,
il fatto che Abele - che non dovrebbe contare perch
é è il secondogenito - venga preferito, è percepito
come
assolutamente insopportabile. La diversità diventa
motivo di confronto e per dire che Dio è ingiusto.
Di conseguenza
l’altro non ha diritto di esistere, e lo ammazzo. I
l progetto che Dio ha su ciascuno è che ciascuno si
a se stesso. Se io
non accetto questo e quindi non mi piace il modo in
cui Dio mi ama, nasce l’invidia e la voglia di eli
minare l’altro
diverso da me o perché non mi piace o perché vorrei
essere come lui. Il problema di Caino non è Abele,
ma il suo
modo di capire l’amore che Dio ha per lui e quindi
di accettare se stesso.
6
Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irrita
to e perché è abbattuto il tuo volto?
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Se agisci bene, non dovresti
forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il pecca
to è accovacciato alla tua porta; verso di te è il
suo istinto, e tu lo
dominerai».
Dio allora interviene per aiutarlo a capire questa
cosa e che deve riconciliarsi con la propria realtà
, con il modo con
cui Dio lo ama, e quindi essere contento dell’amore
che Dio ha per lui. Se tu reagisci bene a ciò che
invece ti sta
facendo adirare, allora guarda che comunque ricever
ai grazia e non avrai bisogno di essere triste e ab
battuto, se
invece reagisci male, allora guarda che il problema
è tra te e il peccato, che è pronto ad assalirti i
n agguato alla tua
porta. Ma tu devi essere più forte di lui. Dio sta
rivelando a Caino che il peccato è debole. Tu puoi
essere più forte di
lui. Dio sta indicando a Caino il cammino della vit
toria sul male, dicendogli che il problema è il mod
o con cui lui
reagisce, con cui si pone davanti a questa percezio
ne dell’amore di Dio. Se reagisci bene non hai ness
un motivo di
essere triste, se reagisci male allora guarda che i
l problema è che tu te la devi vedere con il peccat
o. Notate che in
questo discorso Dio corre dietro a Caino perché evi
dentemente il racconto sta mostrando Dio come il Pa
dre che ama
il figlio, lo vede in difficoltà, lo vede in situaz
ione di debolezza e si occupa di lui. Il figlio che
non ha bisogno lo lascia
andare e infatti non parla con Abele. E’ il Padre c
he corre dietro al figlio in difficoltà per aiutarl
o ad uscire dalla
difficoltà. Tanto è grande l’amore di Dio per Caino
.
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Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in camp
agna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e
lo uccise.
Ma Caino non accetta e il rifiuto dell’amore di Dio
si concretizza nel rifiuto del fratello. Filone di
Alessandria fa questo
commento: “Se le parole: Caino si alzò contro suo f
ratello Abele e lo uccise, suggeriscono a prima vis
ta che è Abele
che perisce, esse rivelano invece, ad un esame più
approfondito, che è Caino che in realtà si è autodi
strutto. Bisogna
dunque leggere: Caino si alzò e uccise se stesso”.
Questo si vede subito dopo.
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Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo
fratello?».
Perché Dio interviene e fa anche a Caino la domanda
come l’aveva fatta all’uomo. Questa volta non è: “
Dove sei?”,
ma: “Dov’è Abele?” Dio che si mette dalla parte del
la vittima, che in Gen 3 aveva cercato l’uomo e qui
cerca la
vittima innocente. E’ una domanda che non si aspett
a risposta circa la fine di Abele, Dio sa benissimo
ciò che è
successo, ma deve servire a Caino. Come quel: “Che
hai fatto?” Il “Che hai fatto?” rivolto all’uomo e
rivolto ora a
Caino per metterlo davanti alle sue responsabilità.
E’ una domanda che accusa, ma che serve a fare ver
ità per poter
salvare l’uomo peccatore. Perché finché l’uomo non
prende coscienza di essere peccatore e di dover ess
ere salvato,
non si lascia salvare.
Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode
di mio fratello?».
Caino si rifiuta al dialogo liberante e salvifico e
si rifiuta di confessare. Solo che questo rifiuto:
“Non lo so, sono forse
io il guardiano di mio fratello?” diventa anche per
ò drammaticamente il rifiuto di se stesso e della p
ropria identità.
Sono forse io il guardiano di mio fratello? Perché
mio fratello non c’è più e Caino sta dicendo che lu
i ormai non è più
il fratello di nessuno.
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Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo
fratello grida a me dal suolo!
11
Ora sii maledetto, lontano dal
suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue
di tuo fratello dalla tua mano.
12
Quando lavorerai il suolo, esso
non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasc
o sarai sulla terra».
Dio rivela quello che è accaduto. Caino non è più n
essuno, perché la sua identità era essere fratello
di Abele, e
questa è una maledizione, perché se non si vive da
fratelli il suolo non dà i prodotti e si vive ramin
ghi e fuggiaschi,
allontanandosi da tutti perché tutti diventano nemi
ci.
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Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia col
pa per ottenere perdono.
14
Ecco, tu mi scacci oggi da questo
suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ra
mingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontr
erà mi
ucciderà».
Come prima per l’uomo e la donna, sottoposti alla d
omanda di Dio che vuole fare verità, Caino si ritro
va a dire non la
verità su ciò che ha fatto, ma la verità di ciò che
adesso è avvenuto a motivo di quello che lui ha fa
tto.
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Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà
Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore
impose a
Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo c
olpisse.
16
Caino si allontanò dal Signore e abitò nella region
e di
Nod, a oriente di Eden.
Dio risponde in modo analogo a quando aveva dato i
vestiti di pelle ad Adamo ed Eva, mettendo un segno
su Caino
così che non venga ucciso. Il segno però deve indic
are che chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta
sette volte. Un
segno che protegge si la vita di Caino, ma anche un
segno che condanna Caino ad una vita che può persi
no essere
peggio della morte. Perché Caino adesso rimane in v
ita e nessuno lo uccide, non perché lo amano, ma so
lo perché
hanno paura della vendetta. Caino è vivo solo perch
é gli altri pensano così di mettersi in salvo. La s
olitudine di Caino
ormai è radicale e per poter uscire da quella solit
udine, da quell’autodistruzione per cui Caino si è
alzato e ha ucciso
se stesso, per poter uscire anche da quel segno bis
ogna aspettare un altro segno. E questa volta sarà
il segno
definitivo, quello sì che davvero salva, il segno d
ella croce, in cui si manifesta un diverso modo di
essere fratello e in
cui il fratello primogenito, il Signore Gesù, non u
ccide i fratelli, ma anzi dà la vita per loro, per
amore loro e perché
questi fratelli siano definitivamente salvi e salvi
persino da quel segno di Caino che viene così defi
nitivamente
sostituito dal segno della croce.