venerdì 5 febbraio 2016

CATECHESI ADULTI 2015/2016 QUARTO INCONTRO

CATECHESI ADULTI 2015/2016: GENESI 1-11 QUINTO INCONTRO: GENESI 4 CAINO E ABELE

 1 Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo grazie al Si gnore». Ho acquistato, ma anche generato e creato, e in ebr aico questo verbo ha
assonanza col nome di Caino. E va crea un figlio col Signore e gli da un nome che ricordi que sta cosa. L’esplosione di gioia di Eva che riconosc e che il Signore comunque continua ad essere fedele nonostante il pe ccato continuando a dare la vita all’uomo e alla do nna. 2 Poi partorì ancora Abele, suo fratello. Non nasce solo Caino, ma nasce anche un altro figli o, proprio a testimoniare che si tratta della vita benedetta, la vita del “Crescete e moltiplicatevi”. Abele in ebraico s i dice Hebel, che vuol dire alito,soffio, vapore, q uindi cosa inconsistente. Un nome che già preannuncia la trage dia, perché questo Abele passerà come un soffio inc onsistente e subito morirà per l’insensatezza della violenza. Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era l avoratore del suolo. 3 Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, 4 mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del s uo gregge e il loro grasso. Due fratelli e quindi diversi. Caino è il primogeni to, quello che nel mondo biblico riceve l’eredità. Abele è il secondogenito. E questa in sé non è un’ingiustizia, ma è la vita. Un’altra diversità tra i due è legat a al lavoro: Caino è agricoltore, Abele è pastore di greggi. Il retroter ra di questo racconto è la rivalità che c’era tra g li agricoltori (popolo sedentario) e i pastori (popolo nomade). I due frat elli esprimono dunque la totalità dell’umanità, che ha culture diverse, tanto è vero che i due offriranno al Signo re cose diverse, quello che possiedono, e non si di ce che uno porta una cosa buona e l’altro una cosa cattiva. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5 ma non gradì Caino e la sua offerta. Di per sé il testo dice: “E guardò il Signore verso Abele e verso la sua offerta e verso Caino e verso la sua offerta non guardò”. Dio guarda l’offerta di Abele e non guarda quella di Caino. Perché? O Dio è ingiusto oppure p er la teoria della retribuzione, per cui c’era qualcosa che non andava nell’offerta di Caino e Dio per questo non l o guarda. In realtà, il guardare o il non guardare di Dio si rif erisce al mistero dell’elezione di Israele. Dio non sceglie Abele per rifiutare Caino, così come non sceglie Israele per rifiutare gli altri popoli. Al contrario, vuol dire che Dio ha su ciascuno un progetto particolare che poi deve servi re a tutti gli altri. E’ il mistero dell’incarnazio ne che già accade con Israele. Se Dio vuole che la sua Parola si incarni in parole umane deve scegliere una lingua e un popo lo con le sue tradizioni e culture. Pensiamo a Gesù, ebreo, masch io, nato in quel posto, in quel periodo e non in un altro, che parlava e pensava da ebreo. Siccome Dio è il Salvat ore di tutti, noi vorremmo pensarlo slegato da ogni coordinata concreta e storica, inglobandolo nei nostri schemi. Per cui se uno dice che il Signore Gesù è il Messi a di Israele, noi rispondiamo: no, è il Salvatore nostro! E’ vero, ma è il Salvatore nostro perché è il Messia di Israel e. Ci piaccia o no. E d’altra parte, per incarnarsi bisogna che Dio diven tasse questo uomo e necessariamente non un altro. A llora che facciamo? Siamo tutti offesi e ci risentiamo tutti e diciamo che Dio è ingiusto perché ha scelto di in carnarsi in Israele invece che in Italia? Quindi il guardare e il non g uardare di Dio alle offerte di Caino e Abele vuole esprimere il modo diverso col quale Dio ama ogni uomo, precisamente p erché ognuno di noi è diverso dall’altro. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbat tuto. Caino ci rappresenta bene. Caino siamo noi. Perché il fatto che siamo diversi e che Dio ci ami in modo diverso lo riteniamo una preferenza ingiusta, a meno che il mo do di amarmi di Dio sia favorevole a me. A Caino, i l primogenito, il fatto che Abele - che non dovrebbe contare perch é è il secondogenito - venga preferito, è percepito come assolutamente insopportabile. La diversità diventa motivo di confronto e per dire che Dio è ingiusto. Di conseguenza l’altro non ha diritto di esistere, e lo ammazzo. I l progetto che Dio ha su ciascuno è che ciascuno si a se stesso. Se io non accetto questo e quindi non mi piace il modo in cui Dio mi ama, nasce l’invidia e la voglia di eli minare l’altro diverso da me o perché non mi piace o perché vorrei essere come lui. Il problema di Caino non è Abele, ma il suo modo di capire l’amore che Dio ha per lui e quindi di accettare se stesso. 6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irrita to e perché è abbattuto il tuo volto? 7 Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il pecca to è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai». Dio allora interviene per aiutarlo a capire questa cosa e che deve riconciliarsi con la propria realtà , con il modo con cui Dio lo ama, e quindi essere contento dell’amore che Dio ha per lui. Se tu reagisci bene a ciò che invece ti sta facendo adirare, allora guarda che comunque ricever ai grazia e non avrai bisogno di essere triste e ab battuto, se invece reagisci male, allora guarda che il problema è tra te e il peccato, che è pronto ad assalirti i n agguato alla tua porta. Ma tu devi essere più forte di lui. Dio sta rivelando a Caino che il peccato è debole. Tu puoi essere più forte di lui. Dio sta indicando a Caino il cammino della vit toria sul male, dicendogli che il problema è il mod o con cui lui reagisce, con cui si pone davanti a questa percezio ne dell’amore di Dio. Se reagisci bene non hai ness un motivo di essere triste, se reagisci male allora guarda che i l problema è che tu te la devi vedere con il peccat o. Notate che in questo discorso Dio corre dietro a Caino perché evi dentemente il racconto sta mostrando Dio come il Pa dre che ama il figlio, lo vede in difficoltà, lo vede in situaz ione di debolezza e si occupa di lui. Il figlio che non ha bisogno lo lascia andare e infatti non parla con Abele. E’ il Padre c he corre dietro al figlio in difficoltà per aiutarl o ad uscire dalla difficoltà. Tanto è grande l’amore di Dio per Caino . 8 Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in camp agna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Ma Caino non accetta e il rifiuto dell’amore di Dio si concretizza nel rifiuto del fratello. Filone di Alessandria fa questo commento: “Se le parole: Caino si alzò contro suo f ratello Abele e lo uccise, suggeriscono a prima vis ta che è Abele che perisce, esse rivelano invece, ad un esame più approfondito, che è Caino che in realtà si è autodi strutto. Bisogna dunque leggere: Caino si alzò e uccise se stesso”. Questo si vede subito dopo. 9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Perché Dio interviene e fa anche a Caino la domanda come l’aveva fatta all’uomo. Questa volta non è: “ Dove sei?”, ma: “Dov’è Abele?” Dio che si mette dalla parte del la vittima, che in Gen 3 aveva cercato l’uomo e qui cerca la vittima innocente. E’ una domanda che non si aspett a risposta circa la fine di Abele, Dio sa benissimo ciò che è successo, ma deve servire a Caino. Come quel: “Che hai fatto?” Il “Che hai fatto?” rivolto all’uomo e rivolto ora a Caino per metterlo davanti alle sue responsabilità. E’ una domanda che accusa, ma che serve a fare ver ità per poter salvare l’uomo peccatore. Perché finché l’uomo non prende coscienza di essere peccatore e di dover ess ere salvato, non si lascia salvare. Egli rispose: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». Caino si rifiuta al dialogo liberante e salvifico e si rifiuta di confessare. Solo che questo rifiuto: “Non lo so, sono forse io il guardiano di mio fratello?” diventa anche per ò drammaticamente il rifiuto di se stesso e della p ropria identità. Sono forse io il guardiano di mio fratello? Perché mio fratello non c’è più e Caino sta dicendo che lu i ormai non è più il fratello di nessuno. 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11 Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. 12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasc o sarai sulla terra». Dio rivela quello che è accaduto. Caino non è più n essuno, perché la sua identità era essere fratello di Abele, e questa è una maledizione, perché se non si vive da fratelli il suolo non dà i prodotti e si vive ramin ghi e fuggiaschi, allontanandosi da tutti perché tutti diventano nemi ci. 13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia col pa per ottenere perdono. 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ra mingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontr erà mi ucciderà». Come prima per l’uomo e la donna, sottoposti alla d omanda di Dio che vuole fare verità, Caino si ritro va a dire non la verità su ciò che ha fatto, ma la verità di ciò che adesso è avvenuto a motivo di quello che lui ha fa tto. 15 Ma il Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo c olpisse. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nella region e di Nod, a oriente di Eden. Dio risponde in modo analogo a quando aveva dato i vestiti di pelle ad Adamo ed Eva, mettendo un segno su Caino così che non venga ucciso. Il segno però deve indic are che chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte. Un segno che protegge si la vita di Caino, ma anche un segno che condanna Caino ad una vita che può persi no essere peggio della morte. Perché Caino adesso rimane in v ita e nessuno lo uccide, non perché lo amano, ma so lo perché hanno paura della vendetta. Caino è vivo solo perch é gli altri pensano così di mettersi in salvo. La s olitudine di Caino ormai è radicale e per poter uscire da quella solit udine, da quell’autodistruzione per cui Caino si è alzato e ha ucciso se stesso, per poter uscire anche da quel segno bis ogna aspettare un altro segno. E questa volta sarà il segno definitivo, quello sì che davvero salva, il segno d ella croce, in cui si manifesta un diverso modo di essere fratello e in cui il fratello primogenito, il Signore Gesù, non u ccide i fratelli, ma anzi dà la vita per loro, per amore loro e perché questi fratelli siano definitivamente salvi e salvi persino da quel segno di Caino che viene così defi nitivamente sostituito dal segno della croce.