domenica 18 dicembre 2016

VI DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Il tema che lega le letture di questa domenica ulti ma di Avvento e che precede il Natale è quello della gioia, un tema stupendo perché, a meno che uno sia masochista, la gioia tutti la desideriamo ed è molto difficile spe rimentarla. È anche vero che bisogna stare attenti perché spesso identifichiamo la gioia col piacere e con la felici tà del momento, e questo è sbagliato. Ci sono tante cose nella vita che
purtroppo non danno piacere, altre si, per for tuna, e si alternano normalmente momenti felici e momenti tris ti: ognuno di noi avrebbe un lungo elenco da fare. La gioia, invece, è qualcosa di più profondo, che non dipende dall’esterno. Io posso anche vivere momenti di fel icità perché le cose vanno come dico io, eppure, dentro di me, non sentire gioia, e al contrario posso vivere situazio ni spiacevoli e tragiche che al momento non mi rendono felice, eppu re essere comunque nella gioia. È di questa gioia c he parlano le letture di oggi. Papa Francesco, pochi giorni fa, h a detto che la carta di identità del cristiano deve essere la gioia. Vuol dire che se un cristiano non è nella gioia c’è qualcosa che non va. Purtroppo noi siamo anche ogg i eredi di tutta una spiritualità tetra del passato, dove il sorriso , la gioia, venivano quasi viste come dei difetti d ella persona. L’immagine della persona religiosa, era l’immagine di una persona austera, di una persona tetra. E que sta è la deformazione di una religiosità che non si è nutrit a del vangelo, a partire dal fatto che la parola st essa vangelo significa buona notizia, e allora se una notizia è buona deve suscitare gioia, altrimenti che buona no tizia è? E quali sono le basi di questa gioia? Ripercorrendo velocem ente le letture di oggi lo scopriamo, anche se ades so non le spiego nei dettagli. Le parole del ritornello del s almo riassumono bene le parole del profeta Isaia as coltate nella breve lettura: rallegrati, popolo santo, viene il t uo salvatore. Agli ebrei, tristi perché erano in es ilio a Babilonia lontani da Gerusalemme, viene annunciata la gioia c he nasce dal sapere che anche in mezzo alla sventur a Dio non abbandona: tu Gerusalemme sarai chiamata “città non abbandonata, ricercata”. Nel vangelo, le prime par ole che Dio rivolge a Maria sono: Rallegrati, piena di grazia. E perché Maria deve rallegrarsi? Perché il Signore è con te (mi domando se chi prega il rosario, quando continua a ripetere queste parole, si rallegra oppure no perch é manco ci pensa che il Signore le sta dicendo a lui, a me, co me le disse a Maria). Per questo san Paolo dice ai Filippesi: siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate sempr e lieti. Se glielo ripete è perché anche loro fatic avano a capire questa cosa. E la pace di Dio custodirà i vostri cu ori e le vostre menti in Cristo Gesù. E dunque, dic evo prima, quali sono le basi della gioia cristiana? Sempre papa Fra ncesco, come se stesse commentando queste letture, dice proprio così: sapere che “anche nella prova c’è la sicurezz a che Dio è con noi”. Il fatto che Dio si è fatto u omo significa che Dio è nostro compagno di viaggio, che non ci lascia soli nel viaggio della vita, fin oltre la morte, p erché l’uomo Gesù dalla morte è risorto. Ma c’è di più. Che merito av eva quella ragazza di Nazareth ad essere voluta cos ì bene dal Signore? Nessuno. Cosa vuol dire? Che l’amore di Di o non è un premio che viene dato a chi è bravo, ma è un regalo. Noi siamo amati così come siamo per quello che siam o: questo è un altro motivo che fa nascere la gioia cristiana. Dio, facendosi uomo, annulla la nostra distanza da Lui. Se capisco questa cosa, anch’io divento capace , come Maria, di rispondere all’amore con l’amore: non dico di si al Signore per paura, ma per amore. E Gesù, più in là, dice: “a chi mi ama, io e il Padre verremo in lui e prenderemo d imora in lui”. Come accadde a Maria. Dio è in lei c ol suo Spirito. Vuol dire che noi diventiamo dimora di Dio. Dio non è solo con noi, ma in noi, si fonde con noi. Non s iamo noi che andiamo in cielo, ma è il cielo che viene ad abitar e in noi. Riempito dell’amore di Dio, a quel punto mi chiedo: oggi come posso fare perché le persone con le quali vivo siano più serene, siano più gioiose; oggi cosa pos so fare perché le persone che incontro, dopo avermi incontrato si sentano più felici? Questa diventa l’unica mia preo ccupazione. Divento come Gesù. Divento come Dio. E sono nella g ioia perché non sono più preoccupato di me, perché a me ci pensa Dio, mi ama così come sono, e io sono nelle s ue mani, e dunque mi preoccupo di amare i fratelli nel modo in cui Gesù nostro fratello ama me. E scopro così che la gioia consiste in quello che do agli altri, non in quello che da gli altri ricevo. Davvero l’unica cosa che il Signore c i chiede è: fa in modo che ogni persona che adesso incontri, si senta, dopo averti incontrato, ancora più felice e più con tenta di essere al mondo, e così lo sarai anche tu, perché più doni amore più ricevi amore da Dio. E allora si che è ve ramente Natale. E scompariranno le facce dei cristi ani musoni che di cristiano non hanno nulla e che fanno scappare t utti invece di fargli scoprire la gioia del Vangelo .