Il tema che lega le letture di questa domenica ulti
ma di Avvento e che precede il Natale è quello della gioia, un tema
stupendo perché, a meno che uno sia masochista, la
gioia tutti la desideriamo ed è molto difficile spe
rimentarla. È
anche vero che bisogna stare attenti perché spesso
identifichiamo la gioia col piacere e con la felici
tà del momento,
e questo è sbagliato. Ci sono tante cose nella vita
che
purtroppo non danno piacere, altre si, per for
tuna, e si
alternano normalmente momenti felici e momenti tris
ti: ognuno di noi avrebbe un lungo elenco da fare.
La gioia,
invece, è qualcosa di più profondo, che non dipende
dall’esterno. Io posso anche vivere momenti di fel
icità perché le
cose vanno come dico io, eppure, dentro di me, non
sentire gioia, e al contrario posso vivere situazio
ni spiacevoli e
tragiche che al momento non mi rendono felice, eppu
re essere comunque nella gioia. È di questa gioia c
he parlano le
letture di oggi. Papa Francesco, pochi giorni fa, h
a detto che la carta di identità del cristiano deve
essere la gioia.
Vuol dire che se un cristiano non è nella gioia c’è
qualcosa che non va. Purtroppo noi siamo anche ogg
i eredi di tutta
una spiritualità tetra del passato, dove il sorriso
, la gioia, venivano quasi viste come dei difetti d
ella persona.
L’immagine della persona religiosa, era l’immagine
di una persona austera, di una persona tetra. E que
sta è la
deformazione di una religiosità che non si è nutrit
a del vangelo, a partire dal fatto che la parola st
essa vangelo
significa buona notizia, e allora se una notizia è
buona deve suscitare gioia, altrimenti che buona no
tizia è? E quali
sono le basi di questa gioia? Ripercorrendo velocem
ente le letture di oggi lo scopriamo, anche se ades
so non le
spiego nei dettagli. Le parole del ritornello del s
almo riassumono bene le parole del profeta Isaia as
coltate nella
breve lettura: rallegrati, popolo santo, viene il t
uo salvatore. Agli ebrei, tristi perché erano in es
ilio a Babilonia
lontani da Gerusalemme, viene annunciata la gioia c
he nasce dal sapere che anche in mezzo alla sventur
a Dio non
abbandona: tu Gerusalemme sarai chiamata “città non
abbandonata, ricercata”. Nel vangelo, le prime par
ole che Dio
rivolge a Maria sono: Rallegrati, piena di grazia.
E perché Maria deve rallegrarsi? Perché il Signore
è con te (mi
domando se chi prega il rosario, quando continua a
ripetere queste parole, si rallegra oppure no perch
é manco ci
pensa che il Signore le sta dicendo a lui, a me, co
me le disse a Maria). Per questo san Paolo dice ai
Filippesi: siate
sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate sempr
e lieti. Se glielo ripete è perché anche loro fatic
avano a capire
questa cosa. E la pace di Dio custodirà i vostri cu
ori e le vostre menti in Cristo Gesù. E dunque, dic
evo prima, quali
sono le basi della gioia cristiana? Sempre papa Fra
ncesco, come se stesse commentando queste letture,
dice proprio
così: sapere che “anche nella prova c’è la sicurezz
a che Dio è con noi”. Il fatto che Dio si è fatto u
omo significa che
Dio è nostro compagno di viaggio, che non ci lascia
soli nel viaggio della vita, fin oltre la morte, p
erché l’uomo Gesù
dalla morte è risorto. Ma c’è di più. Che merito av
eva quella ragazza di Nazareth ad essere voluta cos
ì bene dal
Signore? Nessuno. Cosa vuol dire? Che l’amore di Di
o non è un premio che viene dato a chi è bravo, ma
è un regalo.
Noi siamo amati così come siamo per quello che siam
o: questo è un altro motivo che fa nascere la gioia
cristiana.
Dio, facendosi uomo, annulla la nostra distanza da
Lui. Se capisco questa cosa, anch’io divento capace
, come Maria,
di rispondere all’amore con l’amore: non dico di si
al Signore per paura, ma per amore. E Gesù, più in
là, dice: “a chi
mi ama, io e il Padre verremo in lui e prenderemo d
imora in lui”. Come accadde a Maria. Dio è in lei c
ol suo Spirito.
Vuol dire che noi diventiamo dimora di Dio. Dio non
è solo con noi, ma in noi, si fonde con noi. Non s
iamo noi che
andiamo in cielo, ma è il cielo che viene ad abitar
e in noi. Riempito dell’amore di Dio, a quel punto
mi chiedo: oggi
come posso fare perché le persone con le quali vivo
siano più serene, siano più gioiose; oggi cosa pos
so fare perché
le persone che incontro, dopo avermi incontrato si
sentano più felici? Questa diventa l’unica mia preo
ccupazione.
Divento come Gesù. Divento come Dio. E sono nella g
ioia perché non sono più preoccupato di me, perché
a me ci
pensa Dio, mi ama così come sono, e io sono nelle s
ue mani, e dunque mi preoccupo di amare i fratelli
nel modo in
cui Gesù nostro fratello ama me. E scopro così che
la gioia consiste in quello che do agli altri, non
in quello che da gli
altri ricevo. Davvero l’unica cosa che il Signore c
i chiede è: fa in modo che ogni persona che adesso
incontri, si senta,
dopo averti incontrato, ancora più felice e più con
tenta di essere al mondo, e così lo sarai anche tu,
perché più doni
amore più ricevi amore da Dio. E allora si che è ve
ramente Natale. E scompariranno le facce dei cristi
ani musoni che
di cristiano non hanno nulla e che fanno scappare t
utti invece di fargli scoprire la gioia del Vangelo
.