L’Avvento è il tempo che ci richiama il fatto che D
io è colui che continua a venire, è l’eterno presen
te. Secondo me
non serve a niente dire che l’Avvento serve per pre
pararci al Natale, perché io mi chiedo cosa vuol di
re e cosa serve
prepararsi al Natale. Il Natale c’è già stato 2016
anni fa quando Dio si è fatto uomo in Gesù, e Gesù
è morto e risorto
una volta per tutte, per cui a cosa dobbiamo
prepar
arci? Semmai dobbiamo sempre più capire la portata
straordinaria del fatto che Dio si è fatto uomo, ci
oè cosa vuol dire il fatto che Dio si è fatto uomo,
e sarà il tempo di
Natale ad aiutarci a capirlo. Il punto è un altro:
che Gesù è il Vivente che continua a venire oggi pe
r incontrarci, per
incontrare me e ciascuno di noi, e allora l’Avvento
serve per aiutarci a capire che tutta la vita ci è
data per imparare
ad accogliere questo Signore che continua a venire.
Bene, detto questo, avrete notato che il titolo di
questa quinta
domenica di Avvento è: “Il precursore”. “Precursore
” è un termine che deriva da due parole latine: “pr
ae”, ovvero
"avanti" e “cursorem” ossia "che corre", e quindi “
precursore” significa “colui che giunge prima di un
altro per
annunziarne l’avvento, cioè la venuta". Questo vuol
dire che se nessuno annunzia la sua venuta, nessun
o se ne
accorge. E siccome stiamo parlando della venuta del
Signore, ecco che la liturgia di questa domenica v
uol mostrarci
chi è il precursore del Signore, cioè chi è che giu
nge prima di Lui per annunziare la sua venuta. Dett
o altrimenti, le
letture di oggi ci aiutano a capire come dobbiamo f
are per accorgerci che Dio è l’eterno presente che
continua a
venire, perché altrimenti viviamo la vita senza acc
orgerci della sua presenza. E guardando da vicino q
ueste letture, ci
vengono presentati tre precursori del Signore che r
appresentano tre modi molto concreti coi quali impa
rare ad
accorgerci della presenza di Dio nella nostra vita.
Nella prima lettura, il profeta parla di un messag
gero, chiamato
angelo dell’alleanza (e la parola angelo significa
appunto messaggero) che ha il compito di far si che
il Signore possa
entrare nel suo tempio. Siccome il popolo d’Israele
aveva abbandonato il Signore adorando gli idoli e
facendo il male
(vi siete allontanati dai miei precetti, non li ave
te osservati), il profeta si immagina che il tempio
dove Dio risiede sia
vuoto, e allora si immagina che questo messaggero e
ntra nel tempio per purificarlo: col fuoco brucerà
gli idoli, con la
lisciva (cioè col detersivo) dei lavandai purifiche
rà tutto. Cosa significa questa immagine? Gesù spie
gherà che il
tempio di Dio è il nostro cuore, siamo noi. Spesso
non ci accorgiamo della presenza di Dio in noi, sia
mo distratti,
adoriamo altri dei, compiamo il male e l’ingiustizi
a. E dunque abbiamo bisogno di purificazione interi
ore perché noi
non ci accorgiamo della presenza di Dio per via del
nostro cuore che non è puro, perché è pieno di pen
sieri, desideri
e preoccupazioni che ci distolgono da noi stessi. D
unque, il primo precursore, il primo modo per accor
gerci della
presenza di Dio che viene è svuotare la mente e il
cuore da quei mille pensieri che ci distraggono e c
he diventano le
nostre principali preoccupazioni, per cui trovo il
tempo per fare tutto, tranne la cosa più importante
che è quella di
fare spazio a Dio. E in che modo devo fare spazio a
l Signore? Ecco il secondo precursore di cui parla
san Paolo nel
brano della lettera ai Galati, un messaggero che Pa
olo chiama pedagogo. Il pedagogo era lo schiavo che
si occupava
dei figli di minore età del padrone, li conduceva a
scuola per affidarli al maestro e aveva il compito
di sorvegliare,
preservare, mettere in guardia. Questo pedagogo, di
ce san Paolo, è la Legge che Dio diede a Mosè, la P
arola di Dio
dell’Antico Testamento. Questa Parola aveva il comp
ito di preparare il popolo di Dio ad accogliere Ges
ù. Purtroppo
per molti non fu così. E purtroppo anche per noi. A
llora, se la prima cosa da fare per accorgerci che
Dio continua a
venire è purificare il nostro cuore dalle distrazio
ni, il secondo modo è riempire il cuore dell’ascolt
o della Parola di
Dio, come stiamo facendo adesso. Perché, come scriv
e san Giovanni al termine del brano di vangelo di o
ggi: “Dio
nessuno lo ha mai visto: il Figlio Unigenito, che è
Dio, è lui che lo ha rivelato”. E dunque è solo as
coltando, leggendo,
capendo e meditando la Parola di Dio che possiamo r
iempirci di Dio e del pensiero di Cristo capace di
scacciare tutti
gli altri nostri falsi pensieri su Dio, su noi stes
si, sugli altri, sulla vita e sulla morte che ci ve
ngono dall’ascolto di mille
altre parole, tranne che di quella più importante d
i tutte. E così giungiamo al terzo precursore, capa
ce di aiutarci ad
avvertire la presenza di Dio nella nostra vita, ed
è proprio il vangelo di oggi a mostrarcelo: è Giova
nni Battista, che
viene chiamato “testimone della luce”, mandato perc
hé tutti credessero in Gesù per mezzo di Lui. E qui
è dura: per
accorgerci della presenza di Dio nella nostra vita
occorrono persone, maestri che per primi hanno vist
o questa luce.
Non è facile trovarli, ma ci sono. Purtroppo noi, i
nvece di cercare, anche con dei buoni libri, la com
pagnia di santi e di
maestri, perdiamo il tempo dietro a ciarlatani. Ho
sempre trovato formidabile la risposta che diede un
a persona che
stimo molto quando gli chiesero: “Secondo lei chi v
incerà quest’anno l’edizione del Grande fratello?”
Ed egli rispose:
“Vede, a me non interessa sentirmi intelligente asc
oltando dei cretini che parlano... Preferisco senti
rmi cretino
ascoltando persone eccellenti”.