Se uno legge distrattamente la Parola di Dio e si f
erma al racconto, normalmente prende lucciole per l
anterne e
fischi per fiaschi, e così poi è ovvio che qualcuno
dice che Dio e la fede sono barzellette e qualcun
altro invece va
avanti tutta la vita a credere nelle barzellette. O
ggi abbiamo letto che il popolo d’Israele che cammi
nava da anni nel
deserto era stanco e affamato, si lamenta con Mosè
e col
Signore, allora Dio si arrabbia e, prima gli
fa piovere dal
cielo uno strano cibo chiamato manna per non farli
morire di fame, e poi, se avessimo letto il seguito
del racconto,
gliela fa pagare perché avevano dubitato. Allo stes
so modo il vangelo ci presenta una folla di cinquem
ila persone che
avevano fame e Gesù che con cinque pani e due pesci
sfama tutti, anche se poi questa cosa non la farà
pagare a
nessuno, per fortuna. Peccato che poi ognuno di noi
è qui in chiesa coi suoi problemi, chiede a Dio di
risolverglieli, e
torna a casa con gli stessi problemi. Oppure ci son
o milioni di persone che non hanno di che mangiare
e Dio non fa
piovere niente dal cielo, anzi, se pensiamo a quell
o che sta succedendo nel centro Italia, sembra che
Dio, oltre al
terremoto, stia facendo piovere dal cielo non la ma
nna, ma una quantità esagerata di neve che sta crea
ndo problemi
a dismisura, e ci chiediamo se non sarebbe meglio c
he invece facesse cadere un po’ di neve qui da noi
che ne
avremmo più bisogno, possibilmente non così tanta.
Ecco, questi sono i fischi che noi prendiamo per fi
aschi se
leggiamo distrattamente la Parola di Dio e non impa
riamo a dedicare del tempo per cercare di capirla b
ene. Allora
uno aspetta che il prete, nella predica, la spieghi
bene, giusto, però spiegarla bene vuol dire tirarl
a lunga, e anche
questo non va bene. Peccato che poi la maggior part
e dei fedeli non ha voglia di dedicare altri moment
i nella
settimana per approfondire queste cose. E allora co
sa succede? Che andiamo avanti, qualcuno perdendo l
a fede,
qualcun altro a credere appunto nelle barzellette s
enza farsi troppe domande, altrimenti anche lui va
in crisi. Allora
oggi io cerco di dire solo una cosa, senza spiegare
nei dettagli questi brani, che mi sembra essere il
succo di tutto il
discorso. Dio dal cielo non manda un bel niente, pr
ima di tutto perché Dio non è in cielo, ma è davant
i a noi nel
tabernacolo e dentro di noi quando ci nutriamo dell
’eucaristia e attraverso lo Spirito santo. Quindi D
io agisce
attraverso quello che facciamo noi: se facciamo il
bene vuol dire che Dio è all’opera, perché è lui ad
animarci col suo
Spirito, se facciamo il male Dio non agisce, ma asp
etta che ce ne rendiamo conto ed è pronto a perdona
rci per far si
che torniamo a fare il bene. Il terremoto, la piogg
ia o la neve vengono per motivi che scienziati e me
tereologi
cercano di spiegarci, se ci riescono. E se c’è gent
e che muore di fame è perché noi abbiamo tutti la p
ancia piena e
abbiamo creato strutture economiche che invece di f
avorire il benessere di tutti favoriscono il bene d
i pochi. E se
molte malattie sono ancora incurabili è perché inve
ce di investire soldi nella ricerca medica, si inve
stono per
costruire armi da guerra o per soddisfare i nostri
capricci. E questo succede perché, dimenticando di
essere tutti figli
di un unico Padre, non consideriamo gli altri come
nostri fratelli. E poi siamo qui a chiedere al Sign
ore: fa qualcosa. E
lui ci risponde: io ho già fatto tutto, ho fatto te
! Vedete, io credo che molte nostre preghiere sono
inefficaci perché
noi chiediamo a Dio di fare quello che lui si aspet
ta che facciamo noi. “Ti preghiamo Signore per le p
ersone che sono
sole, abbandonate, aiutale”: ma no, sono io che la
devo aiutare, Lui agisce attraverso di me. “Fai sce
ndere un pane
dal cielo”. Oppure, se non lo fai scendere, ecco la
soluzione degli apostoli: questa folla ha fame, ma
ndala nei villaggi
a comprarsi da mangiare. Ma Gesù cosa risponde? “Vo
i stessi date loro da mangiare”. Ma come facciamo?
Abbiamo
solo cinque pani e due pesci! Cinque più due fa set
te. Sette, nel mondo ebraico, significa tutto. Gesù
sta dicendo:
mettete insieme tutto quello che avete e condividet
elo, dividetelo tra voi! Col verbo comprare si crea
sempre
disuguaglianza e aumenta la fame, con il verbo dare
, con la condivisione, si sfama e si crea l’abbonda
nza. Se
dividiamo, tutto si moltiplica. La cosa più stupida
è chiamare questo racconto il miracolo della molti
plicazione dei
pani e dei pesci, facendolo diventare una barzellet
ta. Primo perché non è un miracolo, secondo perché
Gesù non
moltiplica niente, ma dice di dividere. Il miracolo
è se capiamo questa cosa e impariamo ad amare gli
altri invece di
fregarcene e o di fare del male. Questa è la rivolu
zione portata da Gesù ed è questo il regno di Dio,
quando noi
impariamo a vivere la carità nel modo in cui Gesù c
i ha insegnato. Che poi è esattamente quello che sp
iega
benissimo, se lo avete ascoltato, san Paolo nel bra
no della lettera ai Corinzi: vivere gli uni verso g
li altri la carità di
Cristo, supplendo l’indigenza degli altri con la no
stra abbondanza, come Dio che da ricco si è fatto p
overo per
renderci ricchi del suo amore. A Dio, dunque, non d
obbiamo chiedere il miracolo di farci andar bene le
cose
mandandocele dal cielo, o di fare giochi di prestig
io trasformando le cose che vanno male facendole an
dar bene, ma
dobbiamo chiedere di trasformare noi, di imparare a
seguire il suo Spirito, e allora succederanno davv
ero dei
miracoli. Ma, ripeto, il vero miracolo, è quando al
meno uno di noi riesce a capire questa cosa e dunqu
e che la fede in
un Signore così, cioè fidarci di un Dio così, ne va
le la pena ed è tutto tranne che una barzelletta!!!