domenica 22 gennaio 2017

III DOMENICA DOPO EPIFANIA ANNO A

Se uno legge distrattamente la Parola di Dio e si f erma al racconto, normalmente prende lucciole per l anterne e fischi per fiaschi, e così poi è ovvio che qualcuno dice che Dio e la fede sono barzellette e qualcun altro invece va avanti tutta la vita a credere nelle barzellette. O ggi abbiamo letto che il popolo d’Israele che cammi nava da anni nel deserto era stanco e affamato, si lamenta con Mosè e col
Signore, allora Dio si arrabbia e, prima gli fa piovere dal cielo uno strano cibo chiamato manna per non farli morire di fame, e poi, se avessimo letto il seguito del racconto, gliela fa pagare perché avevano dubitato. Allo stes so modo il vangelo ci presenta una folla di cinquem ila persone che avevano fame e Gesù che con cinque pani e due pesci sfama tutti, anche se poi questa cosa non la farà pagare a nessuno, per fortuna. Peccato che poi ognuno di noi è qui in chiesa coi suoi problemi, chiede a Dio di risolverglieli, e torna a casa con gli stessi problemi. Oppure ci son o milioni di persone che non hanno di che mangiare e Dio non fa piovere niente dal cielo, anzi, se pensiamo a quell o che sta succedendo nel centro Italia, sembra che Dio, oltre al terremoto, stia facendo piovere dal cielo non la ma nna, ma una quantità esagerata di neve che sta crea ndo problemi a dismisura, e ci chiediamo se non sarebbe meglio c he invece facesse cadere un po’ di neve qui da noi che ne avremmo più bisogno, possibilmente non così tanta. Ecco, questi sono i fischi che noi prendiamo per fi aschi se leggiamo distrattamente la Parola di Dio e non impa riamo a dedicare del tempo per cercare di capirla b ene. Allora uno aspetta che il prete, nella predica, la spieghi bene, giusto, però spiegarla bene vuol dire tirarl a lunga, e anche questo non va bene. Peccato che poi la maggior part e dei fedeli non ha voglia di dedicare altri moment i nella settimana per approfondire queste cose. E allora co sa succede? Che andiamo avanti, qualcuno perdendo l a fede, qualcun altro a credere appunto nelle barzellette s enza farsi troppe domande, altrimenti anche lui va in crisi. Allora oggi io cerco di dire solo una cosa, senza spiegare nei dettagli questi brani, che mi sembra essere il succo di tutto il discorso. Dio dal cielo non manda un bel niente, pr ima di tutto perché Dio non è in cielo, ma è davant i a noi nel tabernacolo e dentro di noi quando ci nutriamo dell ’eucaristia e attraverso lo Spirito santo. Quindi D io agisce attraverso quello che facciamo noi: se facciamo il bene vuol dire che Dio è all’opera, perché è lui ad animarci col suo Spirito, se facciamo il male Dio non agisce, ma asp etta che ce ne rendiamo conto ed è pronto a perdona rci per far si che torniamo a fare il bene. Il terremoto, la piogg ia o la neve vengono per motivi che scienziati e me tereologi cercano di spiegarci, se ci riescono. E se c’è gent e che muore di fame è perché noi abbiamo tutti la p ancia piena e abbiamo creato strutture economiche che invece di f avorire il benessere di tutti favoriscono il bene d i pochi. E se molte malattie sono ancora incurabili è perché inve ce di investire soldi nella ricerca medica, si inve stono per costruire armi da guerra o per soddisfare i nostri capricci. E questo succede perché, dimenticando di essere tutti figli di un unico Padre, non consideriamo gli altri come nostri fratelli. E poi siamo qui a chiedere al Sign ore: fa qualcosa. E lui ci risponde: io ho già fatto tutto, ho fatto te ! Vedete, io credo che molte nostre preghiere sono inefficaci perché noi chiediamo a Dio di fare quello che lui si aspet ta che facciamo noi. “Ti preghiamo Signore per le p ersone che sono sole, abbandonate, aiutale”: ma no, sono io che la devo aiutare, Lui agisce attraverso di me. “Fai sce ndere un pane dal cielo”. Oppure, se non lo fai scendere, ecco la soluzione degli apostoli: questa folla ha fame, ma ndala nei villaggi a comprarsi da mangiare. Ma Gesù cosa risponde? “Vo i stessi date loro da mangiare”. Ma come facciamo? Abbiamo solo cinque pani e due pesci! Cinque più due fa set te. Sette, nel mondo ebraico, significa tutto. Gesù sta dicendo: mettete insieme tutto quello che avete e condividet elo, dividetelo tra voi! Col verbo comprare si crea sempre disuguaglianza e aumenta la fame, con il verbo dare , con la condivisione, si sfama e si crea l’abbonda nza. Se dividiamo, tutto si moltiplica. La cosa più stupida è chiamare questo racconto il miracolo della molti plicazione dei pani e dei pesci, facendolo diventare una barzellet ta. Primo perché non è un miracolo, secondo perché Gesù non moltiplica niente, ma dice di dividere. Il miracolo è se capiamo questa cosa e impariamo ad amare gli altri invece di fregarcene e o di fare del male. Questa è la rivolu zione portata da Gesù ed è questo il regno di Dio, quando noi impariamo a vivere la carità nel modo in cui Gesù c i ha insegnato. Che poi è esattamente quello che sp iega benissimo, se lo avete ascoltato, san Paolo nel bra no della lettera ai Corinzi: vivere gli uni verso g li altri la carità di Cristo, supplendo l’indigenza degli altri con la no stra abbondanza, come Dio che da ricco si è fatto p overo per renderci ricchi del suo amore. A Dio, dunque, non d obbiamo chiedere il miracolo di farci andar bene le cose mandandocele dal cielo, o di fare giochi di prestig io trasformando le cose che vanno male facendole an dar bene, ma dobbiamo chiedere di trasformare noi, di imparare a seguire il suo Spirito, e allora succederanno davv ero dei miracoli. Ma, ripeto, il vero miracolo, è quando al meno uno di noi riesce a capire questa cosa e dunqu e che la fede in un Signore così, cioè fidarci di un Dio così, ne va le la pena ed è tutto tranne che una barzelletta!!!