domenica 13 agosto 2017

X DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Il re Salomone col suo desiderio di costruire un tempio per il Signore rappresenta bene gli uomini di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni religione e cultura. Il tempio, in tutte le culture, non solo per gli ebrei, è l’ombelico del mondo, che poi si chiami moschea per i musulmani o chiesa per noi cristiani, il luogo dove Dio si incontrano Dio e gli uomini. È il centro attorno al quale ruota tutto. Attorno al
tempio, si organizza la città, anche urbanisticamente: il campanile al centro del paese. Per cui il tempio rappresenta il mondo di valori che struttura la società. È importantissimo il tempio. Gesù denunciò i capi del popolo che avevano fatto diventare il tempio luogo di mercato, oggi è il mercato che è diventato il tempio della nostra società. I veri templi oggi sono dove si fanno gli affari, il mondo gira attorno a lì. Oggi i templi sono i centri commerciali, dove si passa il tempo vendendo e comprando. Il Dio denaro al quale tutto si sacrifica e per il quale ci si sacrifica. Ma non era diverso per Salomone e neanche ai tempi di Gesù. Perché Salomone ci teneva così tanto a costruire un tempio, una casa per Dio, pur sapendo che neanche l’universo può contenere Dio? E sapeva bene che Dio aveva detto a suo padre, al re Davide, che non voleva che gli costruissero un tempio: io non ho scelto una città per farmi costruire una casa, ma ho scelto Davide perché governi il mio popolo. Era già chiaro quello che poi dirà Gesù e spiega molto bene san Paolo nel brano di oggi: il tempio, la casa, il luogo dove Dio abita è l’uomo, siamo noi che possiamo vivere seguendo lo Spirito di Dio facendo il bene o un altro spirito facendo il male. E allora perché questa smania di costruire un tempio che poi andò distrutto dai babilonesi? Sempre per la legge del mercato: più il tempio è grande e magnificente, più io divento potente e tutto Israele il più grande dei popoli, il dominatore di tutti, e quindi ci vogliono tante offerte; più offerte e sacrifici facciamo al Signore più il Signore ascolta le nostre preghiere e le esaudisce, e le preghiere sono di diventare i dominatori del mondo. Come quando uno prega Dio perché faccia vincere la sua squadra del cuore. Ma Dio è questo, oppure questo Dio è la proiezione dei nostri desideri di grandezza? E’ così che nascono le religioni. Religione è tutto quello che deve fare l’uomo per ottenere le grazie e i favori da Dio. Come si fa? Attraverso atti di culto. Culto deriva da coltivare, cioè dedicare un’attenzione particolare. Il culto a Dio è dedicare un’attenzione particolare a Dio. Dio onnipotente da una parte e noi poveri tapini dall’altra, per cui c’è una separazione tra Dio e gli uomini. Da qui nasce l’idea del sacro e del profano. Sacro infatti vuol dire separato: tutto ciò che appartiene a Dio è sacro. Il tempio e tutto quello che c’è dentro è sacro perché appartiene a Dio. In latino tempio si dice “fano” e ciò che sta fuori, pro, si dice appunto pro-fano., e sacro vuol dire separato. Legato al sacro c’è la parola sacrificio che vuol dire fare il sacro. Nella religione l’uomo ha riproposto il rapporto tra i servi e i padroni al rapporto uomini con Dio. Cosa faceva il servo per ingraziarsi il proprio Signore? Gli offriva i prodotti del suo lavoro, i prodotti della sua terra. Il sacrificio, tipico di ogni religione, è privarsi di qualcosa che è troppo, di qualcosa che è caro per offrirlo a Dio o ancora meglio a sua Madre per avere in cambio qualcosa: più grande è il cero alla Madonna, maggiore sarà la grazia. Espressione tipica dell’universo religioso è SACRIFICARE A DIO LA PROPRIA VITA, da cui l’idea che essere cristiano voglia dire una serie crescente di sacrifici e di cose penose. Questi sono i fondamenti di ogni religione. Per questo molti se ne allontanano e diciamo: non c’è più religione! E io aggiungo: meno male. Perché Gesù non ha fondato nessuna religione. Gesù ha fatto vedere che l’uomo per Dio non deve far niente, non deve sacrificare nulla, perché è Dio che ha fatto tutto per l’uomo. L’uomo deve solo accogliere il suo amore. Il culto gradito a Dio non è venire a messa così è contento, ma venire a messa per ricevere da Lui l’amore che mi permette di vivere col suo Spirito amando il prossimo quando esco da messa. Per l’uomo religioso che deve ottenere grazie da Dio, la messa è un sacrificio in tutti i sensi; per l’uomo di fede è il momento in cui dire grazie perché ha capito che il pane che noi offriamo a Dio, lui ce lo restituisce trasformato in pane di vita perché io diventi pane per gli altri. Perché per Gesù, la sacralità di Dio, la sua santità, consiste non nel fatto che è separato dagli uomini, ma che è separato dal male. Facendosi uomo, ha reso sacro l’uomo. Profano è tutto ciò che è contro il bene dell’uomo, perché ha fatto vedere che Dio è uno che si fa servo di tutti e dona la vita, e allora l’uomo realizzato sarà un uomo che sa servire, sa amare, sa donare, sa perdonare. La persona religiosa invece vive a compartimenti stagni: sacro è Dio e profano è l’uomo, per cui nel tempio, in chiesa, si inginocchia davanti a Dio, fuori di chiesa disprezza il fratello. Che poi oggi neanche in chiesa ci si inginocchi davanti a Dio è perché abbiamo trasformato il cristianesimo in una religione, in qualcosa che invece di darti energie te le succhia. E così uno le va a cercare in altre religioni, in altri templi con risultati ancora peggiori, perché sacrifica la sua vita al denaro, al successo, al vestito, al divertimento fine a se stesso, al proprio egoismo. Adesso diventa chiaro allora l’episodio del vangelo che abbiamo letto. Nel tempio di Gerusalemme, c’era la cassa del tesoro dove la gente gettava le monete e che di fatto era la banca d’Israele e del Medio Oriente. Ma la legge di Mosè prevedeva che con le offerte del tempio venissero mantenute le persone bisognose (la vedova rappresenta tutte le persone indifese della società). Qui succede il contrario. C’è una vedova che si dissangua mettendo nel tesoro tutto quello che aveva, perché le era stato fatto
credere che Dio vuole le sue offerte. Non più il tempio che mantiene la vedova – questa sì era la volontà di Dio -, ma è la vedova che mantiene il tempio. Qui sembra che Gesù la stia elogiando perché lei ha dato tutto e i ricchi solo qualcosa, invece è il contrario, è un pianto di compatimento nei confronti di quella donna, vittima dell’idea di un Dio vampiro che succhia il sangue dei suoi figli. Invece il Dio di Gesù, il vero Dio, non è colui che succhia la vita, ma che dona il suo sangue, la sua vita. Tutte le volte che sentiamo Dio come un vampiro, un peso, un di più, l’essere a messa un sacrificio pesante e noioso, facciamo sacrifici e fioretti o cerchiamo di fare i bravi per ottenere qualcosa, in una mano teniamo il rosario e l’altra, invece di stenderla verso il fratello la teniamo in tasca…ecco, siamo uomini e donne religiosi, e non di fede, certamente non discepoli di Gesù perché crediamo in un Dio che non esiste, o per lo meno, in un Dio che è il contrario di quello che Gesù ci ha rivelato.