domenica 6 agosto 2017

TRASFIGURAZIONE IN DOMENICA ANNO A 2017

Se la scena del Vangelo di domenica scorsa si svolgeva al mare dove Gesù chiama i suoi primi discepoli a seguirlo, oggi Gesù porta gli stessi discepoli in montagna. Mari e monti nel Vangelo non è il nome di una pizza e nemmeno luoghi di vacanza tanto amati soprattutto da chi ancora non ci è andato o deve andarci, ma luoghi simbolici. Non mi soffermo sul significato del mare perché
altrimenti la tiriamo lunga e perché oggi, appunto, si parla di montagna, o meglio di monti, perché quelle della Palestina non sono montagne come le nostre. A quei tempi, e così in molte altre religioni, dove si pensava che il cielo fosse la dimora di Dio o degli Dei e la terra quella degli uomini, i monti erano visti come i luoghi della terra più vicini a Dio e nei quali dunque si poteva entrare in contatto con Lui, basti pensare al monte Olimpo sede degli dei per i greci e al monte Sinai dove Dio consegna a Mosè i comandamenti. Per cui anche Gesù, quando parla di cielo, parla di Dio: Padre nostro che sei nei cieli vuol dire che sei Dio, Regno dei cieli vuol dire Regno di Dio, asceso al cielo vuol dire che Gesù risorto è entrato nella pienezza della condizione divina. Perché Gesù è il Dio fatto uomo, per cui Dio non è in cielo, ma è Lui: chi vede me vede il Padre. E noi come sperimentiamo la presenza di Gesù risorto? Nel Vangelo di Matteo Gesù risorto dice alle donne che i suoi discepoli lo avrebbero visto in Galilea sul monte dove aveva pronunciato le beatitudini, quindi anche qui il monte, vedete, è un simbolo per indicare che la presenza di Gesù e del Padre presenti dentro di noi con lo Spirito santo la sperimentiamo non andando in Terra santa sul monte delle beatitudini, ma vivendo le beatitudini, vivendo quello che Gesù ci ha insegnato. Ma sempre nel vangelo di Matteo ci sono altri due monti. Il primo è quello altissimo dove Satana porta Gesù e gli dice: tutti i regni della terra saranno tuoi se mi adorerai. Il Dio potente, giudice, che impone la sua Legge, castiga chi la trasgredisce, premia chi la osserva, mette le cose a posto, comanda tutto e tutti e noi suoi servi obbedienti e paurosi. Gli Israeliti si aspettavano un Messia mandato da Dio che avrebbe ristabilito la Legge di Mosè usando la forza, cacciando e uccidendo i romani, come aveva fatto tempi addietro il profeta Elia che aveva sterminato tutti i falsi profeti. Quindi anche quel monte è simbolico: rappresenta tutte le nostre manie di grandezza che proiettiamo su Dio, perché in fondo il desiderio del potere, di avere, di dominare, comandare, giudicare, asservire gli altri ai nostri bisogni ce lo abbiamo tutti, e quindi pensiamo Dio come quel super uomo che vorremmo essere noi. E dunque chi è Satana? Non è l’omino rosso con le corna o una spaventosa creatura che fa la fortuna dei registi di film dell'orrore, ma siamo noi. E nel vangelo di Matteo è nientepopodimeno che... Pietro, l'apostolo Pietro, proprio lui, l'unico che Gesù infatti chiama col nome di Satana. Si chiamava Simone, ma Gesù lo chiama Pietro, perché aveva la testa dura come la pietra, come noi, per questo ci è simpatico perché ci rappresenta. Pietro si aspettava un messia fatto così. Gesù invece presenta un Dio completamente diverso: un Dio che ama tutti, che perdona tutti, che non impone niente a nessuno, che non vuole essere ubbidito, ma amato, che non comanda niente, ma chiede agli uomini di assomigliare a Lui e di amare anche i nemici, che ci chiama tutti non servi, ma amici, un Dio che non chiede la vita agli uomini, ma che da la vita a chi lo accoglie, e infatti Gesù stava andando a Gerusalemme dove, aveva detto, che sarebbe stato ucciso, e Pietro cosa fa? Lo blocca, lo ferma, lo tenta e gli dice: no, questo non lo accetto! Per questo Gesù lo chiama Satana e gli dice: torna dietro di me, vieni dietro a me e impara a pensare a Dio come ti spiego io e non come pensi tu. Eccoci allora al brano di oggi, dove stavolta è Gesù a portare Satana, cioè Pietro, e tutti noi che la pensiamo come Pietro, su un altro monte, e insieme a Pietro Gesù porta anche Giacomo e Giovanni perché anche loro pensavano la stessa cosa, erano Satana come Pietro. In precedenza avevano chiesto a Gesù di diventare i primi ministri quando egli avrebbe instaurato il suo regno, e poi avevano detto a Gesù di lanciare fulmini contro i samaritani che non li avevano fatti entrare nel loro villaggio. E su questo monte Gesù si trasfigura, ha una metamorfosi, che viene descritta con immagini, quella del volto che diventa come il sole e delle vesti che diventano chiare come la luce, immagini che, come il cielo, vogliono dire: ecco chi è Dio, è questo, non quello che avete in mente voi. E proprio Mosè ed Elia che avevano parlato con Dio ora parlano con Gesù e capiscono che la sua Legge è l’amore e che l’amore non si impone con la forza. Invece Pietro non lo capisce, continua ancora ad essere Satana, e infatti vuole fare tre capanne. È un richiamo alla festa delle capanne durante la quale tutti stavano per una settimana sotto le capanne per ricordare quando i loro padri nel deserto durante l'esodo vissero sotto le tende, e pensavano che il messia sarebbe giunto durante quella festa per fare cosa? Lo abbiamo detto prima: per liberarli dai romani e per fare osservare a tutti la Legge di Mosè imponendola con la forza di Elia. E infatti per Pietro al centro c’è Mosè e di fianco a lui da una parte Gesù e dall’altra Elia. Niente da fare: per Pietro Dio è sempre quello di Mosè, con le sue leggi, e Gesù è il Messia che deve continuare a fare quello che aveva fatto Elia con la forza. Pietro
non capisce che invece l'unica Legge è quella dell'amore, che Dio vuole figli che gli assomiglino per diventare come lui e non servi che gli ubbidiscano, perché l'amore si propone e non si impone. E infatti Pietro sta ancora parlando, ma si capisce che Dio non era d'accordo con lui, infatti lo interrompe dicendo: è Gesù il mio Figlio che dovete ascoltare.
(conclusione breve)
E infatti, “alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo”. E dunque cos’è questo monte? È quando noi impariamo ad ascoltare la Parola di Gesù, a comprenderla e a fidarci di essa. Altrimenti andiamo avanti tutta la vita a dire di essere cristiani continuando però di fatto a credere a un Dio che non esiste.
(conclusione approfondita)
Una botta: Pietro e gli altri due caddero con la faccia a terra. E Gesù, bellissima questa scena, si avvicina a loro e li tocca come toccava i malati per farli rialzare, ma essi niente, hanno ancora una reazione negativa:“alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo”. Gesù solo non gli bastava, loro vogliono un altro Messia. Per questo Gesù ordinò loro di non parlare a nessuno di questa visione se non dopo la sua risurrezione. Forse allora avrebbero capito. Se leggiamo gli Atti degli Apostoli scopriamo che ci volle ancora molto tempo prima che capissero, poi però, a giudicare dalle parole della lettera di Pietro che è stata letta prima, finalmente cominciarono a capire. Ma lo domanda è questa: noi abbiamo capito o andiamo avanti a dire di essere cristiani continuando però di fatto a credere a un Dio che non esiste?