domenica 29 aprile 2018

V DOMENICA DI PASQUA

Nel lungo brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo letto in forma ridotta abbiamo ascoltato le parole di Stefano nel suo ultimo discorso prima di venire lapidato, e nel vangelo abbiamo letto una parte dell’ultimo lungo discorso di Gesù riportato da Giovanni dopo la lavanda dei piedi, pronunciato prima di essere arrestato e ucciso. Dunque, due discorsi di addio, fatti in un momento decisivo, e che
perciò hanno il sapore del testamento, quando si dicono le cose più importanti che chi le ascolta deve ricordare. Gesù però parla a degli amici, mentre Stefano a coloro che stanno per ucciderlo. E le parole di Gesù sono la preghiera che egli rivolge al Padre. E’ la preghiera del Padre nostro secondo Giovanni. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Padre nostro che sei nei cieli. Chiamando Dio col nome di Padre, Gesù si riconosce Figlio amato. Alle nozze di Cana aveva detto che ancora non era giunta la sua ora, adesso si: l’ora è giunta, l’ora della croce in cui Gesù glorifica Dio, santifica Dio (sia santificato il tuo nome), cioè fa vedere l’essenza di Dio, chi è Dio veramente, un Padre che ama tutti i suoi figli. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Gesù riceve dal Padre il suo stesso potere su ogni essere umano, ed è il potere di dare la vita eterna a tutti noi: dacci oggi il nostro pane quotidiano. E cos’è la vita eterna? Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. La vita eterna è conoscere la gloria di Dio, che Dio è Padre e noi siamo figli amati. E come si fa a conoscere il Padre? Grazie al Figlio Gesù che egli ha mandato. Se non conosco Gesù non posso conoscere Dio. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. Sia fatta la tua volontà. Gesù compie la volontà del Padre amando noi tutti come suoi fratelli. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Come in cielo così in terra. La gloria di Dio che è l’amore che in cielo unisce il Padre e il Figlio prima che il mondo fosse, sulla terra si rivela nel modo in cui Gesù ama i suoi fratelli. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola, quella che hai dato a me e io ho dato a loro e che loro hanno accolto. Venga il tuo Regno. Il Regno di Dio viene quando gli uomini accolgono quello che ha detto Gesù, si fidano e praticano l’amore universale. Però poi aggiunge: Io prego non per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Il mondo di cui Gesù sta parlando è riferito a quella logica di male e di egoismo da cui siamo attratti (non abbandonarci nella tentazione) e che lui vuole estirpare, come se fosse un tumore (liberaci dal male). Il male è pensare di non essere figli amati e quindi di non amarci come fratelli: questa è la tentazione nella quale Gesù chiede al Padre di non abbandonarci, come dobbiamo chiederglielo noi. E infine, eccoci al cuore della preghiera di Gesù: Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Gesù desidera di essere glorificato in noi, cioè vuole che anche noi diventiamo come lui dimora del Padre, e lo diventiamo appunto santificando il suo nome di Padre con le nostre opere di amore fraterno. Poi aggiunge: Essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Il fatto che Gesù torna al Padre perché morirà sulla croce, non vuol dire che allora ci lascia soli, ma che sarà presente ancora di più donando il suo Spirito, lo Spirito del Risorto, che abita in noi, e come Gesù è unito al Padre, è una cosa sola con lui, allo stesso modo tutti noi, diversi tra noi, ma tutti ugualmente figli ripieni del suo Spirito, diventiamo una cosa sola con Dio, perché Dio è presente in tutti. Da qui nasce l’esigenza di imparare ad accoglierci, a metterci a servizio l’uno dell’altro, e a perdonarci, perché il perdono è la strada maestra per creare questa unità: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Purtroppo, come scriveva Paolo nel brano ai Corinzi, noi continuiamo ad essere tentati, appunto, di seguire la sapienza del mondo e non quella di Dio: opponiamo sempre resistenza allo Spirito santo, lo spirito del Figlio che ci rende fratelli, come diceva Stefano a coloro che volevano ucciderlo. Per questo siamo qui. Per questo celebriamo l’eucaristia.