domenica 12 agosto 2018

XII DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Approfitto delle letture di oggi, parecchio difficili, soprattutto la prima e quella di san Paolo (spiegarle bene richiederebbe troppo tempo), per approfondire due temi correlati che emergono da queste letture, sempre molto attuali e purtroppo ben poco capiti, ovvero IL CASTIGO DI DIO e LA VOLONTA’ DI DIO. Partiamo dal CASTIGO DI DIO. Il profeta Geremia usa parole di fuoco verso il
suo popolo: “abbandonate la vostra condotta perversa e le vostre opere malvage e allora continuerete ad abitare nella terra Dio vi ha dato, altrimenti i babilonesi verranno, distruggeranno tutto, voi andrete in esilio e cesseranno i vostri canti di gioia; non seguite altri dei per servirli e adorarli, altrimenti il Signore vi farà del male!”. Israele di fatto non seguì le parole del profeta, Gerusalemme fu assediata e distrutta e iniziarono i 70 di esilio forzato. Nabucodonosor, il re dei Babilonesi, è il famoso Nabucco messo in musica da Giuseppe Verdi, e il famoso “Và pensiero” si ispira al meraviglioso, poetico e drammatico salmo 136 col quale prima abbiamo pregato, che è la lamentazione degli ebrei esuli a Babilonia dopo la distruzione di Gerusalemme, un salmo che diventa il grido degli oppressi e degli uccisi di tutti i tempi, che patiscono ancora schiavitù e violenza. Dunque vuol dire che i mali e le sciagure che ci perseguitano o ci capitano sono segni del castigo di Dio che se non facciamo i bravi ci punisce su questa terra e al termine della vita ci manda tutti all’inferno? Molti ancora la pensano così e vivono con angoscia il rapporto con Dio, dimenticando quanto ha detto Gesù: “Io sono venuto non per condannare, ma per salvare il mondo”. Dio è salvatore, non castigatore. San Paolo, seppur con parole difficili, lo ripete anche nel brano della lettera ai Romani dove parla dell’ostinazione di Israele nel rifiutare il Signore e dell’ostinazione ancora più forte di Dio nel voler salvare Israele, al punto da affermare con un linguaggio un po’ contorto che è proprio l’essere disobbedienti ad aver provocato non l’ira, ma la misericordia di Dio. Del resto, è proprio se c’è qualcosa da perdonare che si rivela l’amore, e Dio rivela il suo amore proprio perdonando, non castigando. E il perdono suppone che vi sia materia grave. A me fanno ridere quelli che dicono: io sono buono e bravo, ma fino a un certo punto! Cosa ci vuole ad essere buoni e bravi con chi ti fa del bene? Il perdono suppone che qualcuno ti abbia fatto un torto, altrimenti che perdono è? E davanti al male ci sono due opzioni: o rispondere con altro male, castigando, o col perdono. Eppure anche Gesù, nel finale del vangelo, usa parole minacciose verso coloro che rifiutano di accogliere i suoi discepoli: “essi, dice, avranno una sorte peggiore degli abitanti di Sodoma e Gomorra”. Gli abitanti di queste città, secondo il libro della Genesi, furono sterminati da Dio precisamente perché avevano rifiutato di accogliere e ospitare gli inviati che Dio aveva mandato loro. Dunque come la mettiamo? Anche Dio è buono, ma fino a un certo punto? Per riuscire a rispondere e a fare chiarezza, dobbiamo provare a capire bene la seconda cosa, cioè cos’è LA VOLONTA’ DI DIO, perché anche qui si sentono ancora in bocca dei cristiani frasi spaventose e antievangeliche, del tipo “non cade foglia che Dio non voglia” e che tutto quello che accade è volontà di Dio, e normalmente ci si riferisce a qualcosa di brutto. Chissà perché uno non esclama mai che è volontà di Dio se dovesse vincere al Lotto, ma solo quando succede qualcosa di brutto. Cos’è allora la volontà di Dio, quella che Gesù ci ha insegnato a chiedere nel Padre nostro: “sia fatta la tua volontà”? E’ una sola: che noi abbiamo la gioia, e la gioia l’abbiamo diventando noi stessi. Noi siamo figli amati dal Padre, e diventiamo figli solo imparando ad amarci come fratelli, nel modo in cui Gesù ha amato noi. Questo è possibile perché siamo abitati dallo Spirito del Figlio che ci rende figli. Vivendo così così realizziamo la nostra vita e viene il Regno di Dio perché vuol dire che ci lasciamo guidare da Lui. Cosa succede se facciamo il contrario, cioè se non facciamo la volontà di Dio? Succede quel che accade al nostro corpo se ingeriamo veleno o quello che accade a una macchina se anziché riempire il serbatoio col carburante ci mettiamo Coca Cola: che ci autodistruggiamo. Allora adesso comprendiamo COS’E’ IL CASTIGO DI DIO: un autocastigo. Tutte le parole minacciose che spesso si trovano nella Bibbia vanno lette come la minaccia di una mamma che dice al figlio: «Guai a te se finisci sotto un'automobile!». Al bambino, che non capisce l'amore e teme il castigo, pare una minaccia, quando invece manifesta il desiderio della mamma che il figlio non abbia a farsi del male. Noi pensiamo che i nostri peccati offendano Dio, che per questo egli diventi nostro nemico se non obbediamo alla sua Parola, mentre è vero esattamente il contrario. Ed ecco alcune declinazioni pratiche della volontà di Dio, così come emergono dal vangelo di oggi: “predicate che il regno di Dio è vicino, non con le parole, ma con fatti molto concreti: guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi”. Sono tante le forme di malattia e di morte. A volte basterebbe anche solo chiedere a qualcuno se sta bene, e da come lo si dice, potrebbe avere l’effetto di risuscitare i morti. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, cioè abbiate una vita dove sia manifesto che a muovere i vostri passi non è l’interesse e il calcolo personale. E poi l’invito a non accumulare ricchezze, ma a saper condividere quello che si ha. E infine imparando ad accogliere i fratelli e a lasciarsi accogliere da loro, portando pace. Siamo creati per accogliere, non per creare muri. Il cosiddetto buon senso ci porterebbe a pensare e fare il contrario, e infatti Gesù lo misero in croce. Nessuno è obbligato a seguire Gesù, a fare “la volontà di Dio”, tranne coloro che però dicono di essere cristiani, cioè suoi discepoli. Pensate all’attualità di queste parole!