Per capire qual è differenza tra il battesimo di Giovanni con l’acqua e il Battesimo di Gesù in Spirito santo e fuoco che abbiamo ricevuto noi, ma soprattutto per capire perché Gesù accetta di farsi battezzare da Giovanni con l’acqua insieme a tutti quelli che accorrevano a lui, dobbiamo leggere attentamente il vangelo di oggi. Il battesimo di Giovanni era un rito che doveva esprimere la volontà
di cambiare vita per ottenere il perdono dei peccati. Cioè, la gente aveva capito che il perdono dei peccati non si ottiene andando al tempio facendo dei sacrifici o dicendo preghiere, ma con la volontà di cambiare vita, di morire ad un passato sbagliato, e manifestava questo desiderio facendosi battezzare al Giordano da Giovanni. E questo vale anche per noi. “Battesimo”, infatti, vuol dire “immersione nell’acqua”. Ma è sufficiente la nostra volontà di conversione per cambiare vita? E’ sufficiente fare un bagno nell’acqua per riuscirci? La risposta ce la insegna l’esperienza: no, non è sufficiente! E infatti Giovanni dice: “Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali che vi battezzerà in Spirito santo e fuoco”. Cerchiamo di capire questa frase. Prima di tutto cosa vuol dire che Giovanni non è degno di slegare i legacci dei sandali di Gesù. Qui bisogna rifarsi a una legge matrimoniale che era in vigore a quel tempo, che si chiamava “del levirato”: quando una donna rimaneva vedova senza figli, il cognato aveva l’obbligo di metterla incinta, e così il bambino nato avrebbe portato il nome del marito defunto. Se il cognato si rifiutava di mettere incinta questa donna, questo diritto passava a un altro parente, e c’era una cerimonia che si chiamava dello scalzamento: questo parente sfilava i sandali del cognato della vedova, li prendeva, ci sputava sopra e diceva: “il tuo diritto di mettere incinta questa vedova adesso spetta a me”. Bene, per Giovanni Battista il popolo di Israele era come una vedova, perchè aveva abbandonato il suo Sposo, Dio, aveva rotto l’alleanza con lui, era sterile, senza figli, nel senso che non produceva più i frutti dell’amore, della misericordia e della giustizia. Dicendo “non sono degno di slegare i legacci dei sandali di Gesù”, il Battista sta dicendo: “il diritto di fecondare questa vedova non è mio, ma è di Gesù”. Infatti aggiunge: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Cioè, solo lui può inzupparvi, fecondarvi con lo Spirito santo, cioè con la forza del suo amore, e col fuoco, perché questo Spirito è capace, come il fuoco, di bruciare tutte le scorie di male e così rendere possibile questo cammino di conversione che, altrimenti, con le sole nostre forze, con la sola immersione dell’acqua, non sarebbe possibile. E perché solo lui può fare questa cosa? Perché Gesù è il Signore, e infatti su Gesù scende lo Spirito santo “in forma corporea come una colomba”. In forma corporea vuol dire realmente, e “come una colomba” non vuol dire che lo Spirito santo è una colomba. La colomba è quell’animale che rimane attaccatissimo al suo nido originario, quindi è un simbolo per indicare che Gesù è il nido dello Spirito santo, in lui si manifesta la pienezza dell’amore di Dio. E quale sarà il momento supremo dove Gesù farà vedere quanto ci ama Dio? Sarà sulla croce. Sulla croce Gesù farà vedere che davvero Dio è un Padre che ama tutti i suoi figli, perché sulla croce Gesù, il figlio, perdona i suoi uccisori considerandoli come fratelli. Di fronte al male più grande, uccidere il figlio di Dio, Gesù risponde donando a tutti lo Spirito santo che era sceso su di lui, cioè donando a tutti il perdono, fecondandoci, battezzandoci, immergendoci nell’amore di Dio, manifestando che davvero nulla può separarci dal suo amore. Infatti cosa succede quando Gesù muore sulla croce? Che i cieli si squarciano, come era accaduto nel momento in cui Gesù venne battezzato da Giovanni. Noi abbiamo letto che “il cielo si aprì”, ma il termine esatto è un altro: si squarciò, che è molto di più, perché una cosa che si apre poi si può anche chiudere, mentre una cosa squarciata non si può più chiudere. Il cielo, non dimentichiamolo, non è la volta celeste, ma è Dio. A quel tempo si credeva che Dio fosse talmente arrabbiato con Israele da aver chiuso i cieli, cioè da aver interrotto la comunicazione col suo popolo. Con Gesù si manifesta che d’ora in avanti la comunicazione con Dio sarà sempre costante, crescente, non si interromperà più. E se vedendolo morire in quel modo sarà un centurione romano a dire “davvero quest’uomo è il Figlio di Dio”, nella scena del suo battesimo al Giordano è Dio stesso a dire: “tu sei mio figlio, l’amato, nel quale mi sono compiaciuto”. E qui comprendiamo finalmente perché Gesù si era fatto battezzare da Giovanni, lui che non ne aveva bisogno, perché è Gesù che battezza tutti. Dio si compiace di Gesù perché Gesù, con questo gesto compiuto all’inizio della sua missione, si dichiara pronto ad accettare la sua morte futura sulla croce. Gesù, in seguito, dirà: “c’è un battesimo che devo ricevere e sono angosciato finché non arriverà quel momento”, e si riferiva alla sua morte in croce che Gesù chiamava appunto col nome di “battesimo”. E allora, in conclusione. Il battesimo che riceve Gesù è un’epifania, perché manifesta, fin dall’inizio della sua missione, la sua decisione di andare fino in fondo, fino a morire in croce, per rivelare l’infinito amore di Dio, un amore che si manifesta donando a tutti lo Spirito santo che ci feconda, cioè ci dà la forza per diventare come Lui, per vivere una vita nuova. E’ quello che è accaduto nel momento del nostro Battesimo. È chiaro però che poi è necessario prenderne coscienza e camminare in questa direzione, altrimenti sarebbe un rito magico. Uno può essere immerso nell’amore di Dio fino al midollo, ma finché non ne prende coscienza e non inizia un cammino non serve a nulla.