domenica 24 marzo 2019

III DOMENICA DI QUARESIMA

Il brano del libro del Deuteronomio che la liturgia ci ha proposto e che abbiamo letto prima ci aiuta ad individuare il cuore della discussione tra Gesù e i Giudei del lungo brano di vangelo che ogni anno ascoltiamo nella terza domenica di Quaresima. Si dice che, dopo Mosè, Dio manderà un nuovo profeta, e per capire se è davvero un profeta che parla a nome di Dio, bisognerà vedere se quello che
dirà avverrà, altrimenti dovrà essere messo a morte. Sarà Gesù quel profeta, ma venne messo a morte non perché le cose che diceva non si avveravano, ma perché le cose che diceva e che faceva andavano contro gli interessi di coloro che detenevano il potere religioso, che usavano Dio per comandare sulla gente, che avevano fatto diventare Dio un idolo. Cosa sono gli idoli, e cosa vuol dire far diventare Dio un idolo? L’idolo è quella cosa o quella persona adorata come divinità e quindi ritenuta in grado di compiere cose straordinarie. Per questo tutta la Bibbia è piena di durissime invettive contro l’idolatria, perché è uno solo il Dio da adorare, e proprio il brano del Deuteronomio, all’inizio, dice apertamente di non dare credito a chi pratica sortilegi, incantesimi, magie, e quindi a negromanti e indovini. Ma perché e quando una persona si rivolge a negromanti e indovini? Ci sono sempre stati e ci sono anche oggi. Perché si spera che essi facciano quello che vorremmo che Dio facesse e che invece non fa. Ecco cosa vuol dire far diventare un idolo anche Dio. Da che mondo è mondo, da quando l’uomo è apparso sulla terra, Dio o gli dei sono sempre stati pensati allo stesso modo, come idoli, come entità sovrannaturali dotate di poteri magici, a cui rivolgersi per ottenere grazie e benefici, a cui sacrificare per tenerseli buoni, alle cui leggi ubbidire per non incorrere in castighi. Così sono nate e continuano a nascere le religioni, e in esse, a fare da intermediari tra gli uomini e le divinità sono i sacerdoti, gli sciamani, maghi, negromanti, indovini, santoni, guaritori, e chi più ne ha più ne metta. Anche il cristianesimo, nel corso della storia, si è trasformato in una religione, e Dio in un idolo che dà la vita e la morte, che premia e castiga, che vuole sacrifici, che chiede di essere obbedito, difeso, servito, omaggiato, a cui ci si rivolge per avere aiuto, protezione, conforto; i sacerdoti considerati come i più vicini a Dio, per cui le loro preghiere valgono di più, sono più efficaci; e quando Dio non risponde, allora si prova con la Madonna o con i santi, cercando quelli più potenti; e quando non rispondono nemmeno loro, si diventa atei. Ecco, peccato che questa trasformazione del cristianesimo in una religione come altre, dove a cambiare è solo il nome di Dio e la dottrina, sia esattamente il contrario dell’intendimento e dell’opera di Gesù, ed è questo l’oggetto della dura discussione tra Gesù e i Giudei nel vangelo di oggi e il motivo per il quale Gesù viene messo a morte. Dio nessuno lo ha mai visto, ma tutti ce lo inventiamo e lo pensiamo come un idolo a nostro servizio. Questo è il peccato del mondo, la menzogna originaria su Dio: questo Dio, dice Gesù, è satana, padre della menzogna, e siccome noi siamo figli della parola in cui crediamo, se il nostro dio è questo, se questo è il nostro padre, noi gli assomiglieremo e agiremo di conseguenza. Perché se Dio è giudice, io sono giudice, se Dio è padrone, io sono padrone, se Dio vuol essere servito, pure io lo voglio, se Dio ama chi lo merita, pure io faccio così con gli altri e mi sforzo di essere perfetto sentendomi in colpa quando non lo sono. Come vedete, il peccato di cui parla Gesù non sono i nostri sbagli, ma è il peccato del mondo, la cappa, la nube della non conoscenza di Dio, che ce lo fa pensare in modo menzognero, sbagliato, e da cui derivano poi tutti i peccati, che sono tutto il male, le opere di menzogna che compiamo, e tutte le angosce con cui viviamo. Questo peccato che trasforma Dio in un idolo, mi rende schiavo di Dio e alimenta i miei deliri di onnipotenza facendomi sentire padrone degli altri. Ebbene, questo Dio che nessuno ha mai visto e conosce e che però tutti ci inventiamo a nostra immagine e somiglianza trasformandolo in un idolo, Gesù è venuto a rivelarcelo, liberandoci da questo peccato del mondo. Per questo afferma: Se rimanete nella mia Parola conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. Qual è la verità su Dio, cioè chi è Dio veramente, e di conseguenza chi siamo noi? È la Parola di Gesù a dircelo. E noi diventeremo figli di questo Dio se la accogliamo, altrimenti continueremo ad avere come padre la menzogna e a non essere mai liberi. Se ci avete fatto caso, questi sono i termini che continuano a ripetersi in questo lunghissimo brano: verità, menzogna, padre, essere figli, libertà. Ebbene, la verità su Dio che Gesù viene a proclamare e che sulla croce si manifesterà in sommo grado è che non siamo noi ad amare Dio, ma che è Dio ad amare noi, che la salvezza non è amare Dio, ma è che Lui ami me; che non sono io che devo dare la vita per Dio, ma che è lui che ha dato la vita per me, rendendoci tutti giusti mediante Gesù, come dice San Paolo nel brano della lettera ai Romani. Che Dio non sta nella Legge, nel tempio, nel dovere, negli obblighi, nei divieti, Dio è amore e abita dove è amato. Dio è Madre, è cioè misericordia che ci accoglie così come siamo per farci diventare misericordiosi come Lui; è Padre che dona energie di vita capaci di superare la morte se amiamo gli altri altri sentendoci tutti suoi figli e trattando gli altri come fratelli da accogliere e servire; è Sposo che vuole unirci intimamente a lui, è Spirito che abita in noi, ma non per farci andar bene le cose che vanno male (questo è il dio idolo che cerchiamo noi e che non esiste), ma per affrontarle con la stessa mente, gli stessi occhi e la stessa forza del Figlio Gesù. Questa verità ci rende liberi, perché diventando figli di un Dio così, di un Padre che dà la vita, allora non siamo più schiavi della paura di castighi e della morte, non siamo più schiavi dei nostri egoismi, e diventiamo, come Gesù, capaci di amare. Ed è il Battesimo il segno che ha reso visibile questa verità che ci rende liberi, che ha cancellato il peccato, la menzogna sul dio idolo e menzognero, rivelandoci la nostra vera identità, mostrandoci che siamo immersi nell’amore di un Dio Padre che ci rende suoi figli, chiamati ad avere lo stesso destino di Gesù nostro fratello, e che questo Dio è in noi col suo Spirito, col suo amore. La Quaresima e i vangeli che vengono proclamati sono fin dall’antichità un itinerario per farci riscoprire il dono del Battesimo, perché altrimenti corriamo continuamente il rischio contrario, cioè di passare tutta la vita non a gioire per questo, ma a sbattezzarci.