domenica 14 aprile 2019

DOMENICA DELLE PALME MESSA CON PROCESSIONE

Con la Domenica delle Palme inizia la Grande Settimana, la Settimana delle Settimane, la Settimana per eccellenza, quella che chiamiamo Settimana santa, ma che nel nostro rito ambrosiano ha un nome ancora più bello e significativo: Settimana autentica. Autentica vuol dire vera, non perché tutte le altre siano false, ma perché diventa il “criterio” col quale guardare tutte le altre settimane della nostra
vita. Cosa vuol dire? Vuol dire che se vogliamo che la nostra vita sia vera, sia autentica, vissuta in pienezza, se vogliamo trovare un senso e dare senso alla nostra vita, dobbiamo cercare di capire e contemplare quello che accadde in quella settimana di cui facciamo memoria nei prossimi giorni, in particolare nei giorni del Triduo, giovedì, venerdì e sabato, rivivendo i giorni della passione, morte e risurrezione di Gesù. Lo sottolineo perché ancora oggi ci sono cristiani che questa cosa non l’hanno capita, e mi riferisco a quelli che vengono a messa solo la domenica, che sono qui oggi, ma giovedì e venerdì non partecipano ai riti della passione e morte del Signore. Non è una questione di precetto, bruttissima parola. E’ questione vitale. Finchè non si desidera Dio come desideriamo l’aria per respirare e non capiamo che in questa settimana che oggi iniziamo c’è in gioco il senso di tutta la nostra esistenza, non andiamo da nessuna parte, al massimo si, abbiamo fatto una processione sventolando qualche rametto di palma e ulivo da portare a casa, senza cogliere che dietro tutto questo c’è in gioco il senso del nostro nascere, vivere, soffrire, lavorare, gioire, morire. Perché con la sua passione, morte e risurrezione Gesù rivela il Dio invisibile, come dice san Paolo nel brano della lettera ai Colossesi che abbiamo ascoltato prima. Quel Dio invisibile che nessuno conosce e che tutti si inventano, Gesù ce lo fa vedere, e così ci fa vedere qual è la logica, qual è il criterio secondo il quale, dice sempre san Paolo, tutto il mondo è stato creato: tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, “per mezzo di lui tutte le cose sono state create”, come diciamo nel Credo. Cosa vuol dire questa frase, questa verità di fede? Vuol dire che guardando quello che Gesù ha fatto, ha detto e come ha vissuto noi possiamo capire chi è Dio e qual è il suo progetto sul mondo, la sua logica, la sua sapienza. Fino ad arrivare a scoprire, nella sua morte e risurrezione, che se viviamo come Gesù, nella logica dell’amore, la logica che governa tutto l’universo, noi non siamo destinati a morire, ma a vivere per sempre, a risorgere, perché il bene è più forte del male, perché l’amore è più forte della morte. Altrimenti restiamo semplici sbandieratori di rametti di palme e di ulivi, come la folla che accolse Gesù a Gerusalemme urlando di gioia e, qualche giorno dopo, gridando: sia crocifisso! Perché accadde questo? Perché la logica della loro vita, che poi è anche la nostra, era quella del potere, della lotta, della sopraffazione. Se uno pensa che la vita comincia qui e finisce qui perché finiamo nel nulla, allora bisogna prevalere sugli altri, accumulare, mors tua vita mea, dominare, far fuori i nemici che vogliono far fuori noi, si vive sempre in difesa (considerandola sempre legittima), pronti all’attacco, e Dio deve essere con noi per farci vincere le nostre guerre. La folla di Gerusalemme pensava che Gesù fosse il Messia, il Cristo, l’uomo mandato da Dio per combattere con loro contro i romani: per questo lo osannarono. Quando scoprirono o finalmente capirono che questo Dio, nel quale credevano, Gesù lo chiamava col nome di Satana, affermando che Dio è l’esatto contrario di tutto questo, che Dio è uno che si dona, che serve, che perdona, che accoglie, che è così che dobbiamo vivere anche noi, che la vita ha senso per quello che si dà e non per quello che si ha, lo accusarono di bestemmia e lo condannarono a morte. Ecco perché quella che iniziamo oggi è settimana autentica, perché è quella dove possiamo contemplare lo spettacolo della croce sulla quale Gesù ci ha fatto vedere il vero volto di Dio e dell’uomo, l’uomo vero, l’uomo autentico. Ed ecco perché dicevo che dobbiamo desiderare vedere ed essere partecipi di questo spettacolo, cercando in ogni modo, non per precetto, di rivivere con stupore, come se fosse la prima volta, gli avvenimenti che si celebrano giovedì e venerdì, che sono un tutt’uno con la veglia di Risurrezione di sabato sera e con la domenica di Pasqua, per coglierne tutta la portata e la grandezza, e non ridurre la fede a mero folklore.