domenica 14 aprile 2019

DOMENICA DELLE PALME MESSA DEL GIORNO

Il gesto di Maria che profuma i piedi di Gesù è così importante che nei vangeli di Matteo e di Marco Gesù dice: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero sarà detto anche ciò che essa ha fatto. Perché è così importante? Nel Cantico dei Cantici che, come sapete, si narra in maniera altamente poetica l’amore nuziale, a un certo punto la sposa del re spande il profumo di nardo su di
lui come segno d’amore. Dopo la risurrezione di Lazzaro, Maria ha capito che a chi aderisce a Gesù viene donata una vita più forte della morte, e allora risponde con un amore smisurato all’amore senza misura di Gesù. Quel nardo è simbolo di un amore nuziale, smisurato, senza misura: così deve essere il nostro rapporto con Dio: ecco perché quello di Maria è un gesto così importante. Ma in mezzo a questa comunità che festeggia il dono di una vita che ha superato la morte, c’è anche un morto, e questo morto è Giuda: egli non capisce cosa ci sia da celebrare, lui preferisce il denaro all’amore, per questo è come un morto, perché non ha ancora capito che la gioia dipende non da ciò che si ha, ma da ciò che si dà. Mentre Maria, come Gesù, dona quello che è e quello che ha agli altri, Giuda è ladro, prende per sé quello che è degli altri. Però faceva il moralista: tuona contro i vizi degli altri per nascondere i propri. Si scandalizza che tutto quel profumo non si fosse venduto per darlo in elemosina ai poveri, e Gesù gli ricorda che la sua presenza continuerà nei poveri che la comunità dovrà imparare ad accogliere. Chi vive così, chi vive nell’amore è già risorto adesso perché dentro di lui risplende la vita di Dio che è amore. Infatti l’evangelista insiste sul profumo che inonda tutta la casa e che attrae un gran numero di persone che accorrevano. Sta dicendo come deve essere la Chiesa, come devono essere le nostre comunità: un polo d’attrazione, che sprigiona vita, accoglienza, carità, ed è giusto che tutti noi ci chiediamo se le nostre comunità sono così oppure no. Ma siccome la comunità è fatta da ciascuno di noi, la domanda occorre che anzitutto ognuno la rivolga a se stesso: io sono uno che sprigiona amore e vita o sono un moralista come Giuda? E per poter diventare persone che, come Maria, sprigionano amore, dobbiamo raccogliere l’invito dell’autore della lettera agli Ebrei quando dice: deponete il peso del peccato e correte tenendo fisso lo sguardo su Gesù. Che è ciò che faremo nei prossimi giorni. Qual è il problema? Che parrebbe difficile riuscire ad innamorarsi di uno come Gesù, perché, nei prossimi giorni di questa settimana santa che oggi cominciamo, contempleremo Gesù nel modo descritto dal profeta Isaia nella lunga pagina che abbiamo letto prima, dove viene descritto così: uomo dei dolori che ben conosce il patire, sfigurato, maltrattato, umiliato, disprezzato, come pecora condotta al macello. E infatti, di lui, il profeta dice: non ha apparenza e bellezza da attirare gli sguardi e la stima, non ha splendore per poterci piacere. E il motivo per il quale è difficile che possa piacerci “un uomo così” è semplice. Perché, come diceva Pascal, “la forza è la regina del mondo”, noi siamo attirati dalla forza, non da chi appare debole, inerme, sconfitto. Se al bene noi spesso preferiamo il male, non è perché siamo cattivi, ma perché pensiamo che il male sia più forte del bene. Quando chi è buono non è anche più forte di chi è cattivo, non lo giudichiamo un eroe, ma uno che fa solo ridere e da commiserare. Del resto, perché a Gesù di Nazareth preferirono il brigante forte e astuto? Perché, in un’azienda, chi non è furbo e prepotente non è stimato? Per la legge del più forte, quella che sembra governare il mondo! E dunque come si fa ad essere attratti dall’uomo dei dolori che prende il male su di sé senza restituirlo, che proclama beato chi si fa povero, che dice la gioia non è in quello che si ha, ma in ciò che si dà? Come si fa ad essere attratti da uno che invece di comportarsi da lupo che sbrana gli agnelli, diventa un agnello che si fa sbranare dai lupi, e dice anche a noi di fare lo stesso? Eppure, il comando di Gesù “fate questo in memoria di me” significa: vivete anche voi così, come me. Ecco la sfida del cristianesimo, ecco la sfida di Gesù: proprio perché siamo attratti dalla forza, Gesù, con la sua risurrezione, ci mostra che è il bene ad essere più forte del male, più forte della morte, come il profumo di nardo cosparso da Maria, perchè è la legge dell’amore quella che governa il mondo. La fede è credere in questo e vivere di conseguenza. Le celebrazioni dei prossimi giorni mettono al centro questa verità che noi celebriamo in ogni eucaristia, col rischio che passi inosservata sopra le nostre teste invece di penetrare col suo profumo dentro di noi.