domenica 16 giugno 2019

SS. TRINITA’

Sono due feste strane quella di oggi e quella di domenica prossima: oggi quella della santissima Trinità e domenica quella del Corpus Domini, cioè del corpo e del sangue del Signore Gesù. Strane perché ogni domenica è festa della Trinità e ogni domenica, in ogni Messa, il Signore si rende presente col suo corpo e col suo sangue. Però sono feste entrate nel bagaglio della tradizione liturgica,
e quindi sono un’occasione per concentrarsi su questi grandi misteri della nostra fede. “Mistero”, nel linguaggio della fede, non vuol dire qualcosa di oscuro o enigmatico, ma è un termine che si riferisce al modo in cui Dio si è rivelato e continua a rivelarsi. Un Dio che nessuno ha mai visto e che ogni uomo si inventa a modo suo. Il cristiano crede che è stato l’uomo Gesù di Nazaret a rivelarci chi è davvero Dio, perché, nell’uomo Gesù, Dio ha manifestato in pienezza il suo volto. Vuoi vedere Dio? Guarda quello che Gesù ha fatto e ha detto. Gesù, presentandosi come Figlio di Dio, ha rivelato che Dio è Padre, Figlio e Spirito santo. Nel IV secolo dopo Cristo, la Chiesa, nel concili di Nicea e di Costantinopoli, lo ha definito col nome di Santissima Trinità. Un solo Dio, fatto da tre “persone”, come si dice. E questa cosa genera molta confusione, perché induce a raffigurarci Dio in modo molto umano: il Padre come un vecchio barbuto coi capelli bianchi, il Figlio Gesù biondo con occhi azzurri (peccato che Gesù fosse un ebreo e non un finlandese), e lo Spirito santo come una colomba bianca. Tutto ciò è profondamente sbagliato. Gesù chiamava Dio col nome di Padre non perché Dio sia un maschio, ma perché nella cultura ebraica di quel tempo la parola genitori non esisteva, perché genitori significa un uomo ed una donna che insieme generano un bambino. Invece, a quel tempo si credeva che fosse l’uomo a generare, e la donna come un’incubatrice che accoglieva dall’uomo il seme della vita per poi partorire. Gesù, allora, chiama Dio col nome di Padre per indicare che è da Lui che deriva la vita, non solo quella fisica, del corpo, ma una vita indistruttibile, eterna, che va oltre il nostro corpo. Un Dio, dunque, che ci chiama a vivere per sempre, a diventare come Lui. E come Lui si diventa se, a nostra volta, diamo vita agli altri. E dare la vita agli altri significa vivere verso gli altri almeno qualche briciola dell’amore che il Padre ha verso tutti i suoi figli, che siamo noi. Noi diventiamo come Dio se viviamo come figli che amano gli altri come fratelli. Ovvero se viviamo come il Figlio Gesù. Gesù di Nazaret è l’unico uomo nel quale si è manifestata non qualche briciola, ma tutto l’amore del Padre: “chi vede me, vede il Padre”. Per questo Gesù è vero Dio, ma anche vero uomo. “Vero” uomo vuol dire due cose. Anzitutto che Gesù era veramente un uomo, non Dio che faceva finta di essere uomo: vuol dire che anche a tutti noi uomini è data la possibilità di diventare figli di Dio come Gesù, anche se non riusciremo mai ad eguagliarlo. Ma “vero” uomo vuol dire anche un’altra cosa: che il vero uomo è colui che vive con gli stessi sentimenti di Gesù, amando come Gesù. Non dimentichiamo che Gesù si è identificato in ogni uomo, in particolare il più piccolo, il più povero, l’escluso, il più insignificante, dicendo: ogni volta che avrete accolto e servito uno dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me. Allora, se voglio vedere Dio e diventare figlio di Dio, devo guardare gli uomini trattandoli come fratelli da amare, come ha fatto Gesù. Gesù è il Figlio primogenito di Dio, non nel senso dell’esclusivo, ma nel senso che è il primo di tanti altri. “A quanti l’hanno accolto”, dice il Vangelo di Giovanni “ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Figli di Dio non si nasce, ci si diventa, accogliendo l’amore del Padre che Gesù ha manifestato in pienezza. Ora, questa forza d’amore che promana da Padre e che dà la possibilità agli uomini di essere chiamati figli si chiama con il termine italiano e greco (pneuma), che è Spirito. Spirito di Dio significa l’alito di Dio, cioè la vita di Dio, e questo Spirito viene chiamato Santo perché “santo” significa “separato”, non dagli uomini, ma dal male: chi accoglie questa vita di Dio, volontariamente, si separa in maniera graduale dal mondo delle tenebre e dal mondo del male. In conclusione: le tre persone della santissima Trinità indicano il modo in cui Dio si manifesta: come Padre che comunica vita, come Figlio che in Gesù l’ha accolta e realizzata in una pienezza unica ed irripetibile, e come Spirito che rende possibile, per chi lo accoglie, di diventare come Dio.