domenica 27 ottobre 2019

PRIMA DOMENICA DOPO DEDICAZIONE GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

 Essendo oggi la giornata missionaria mondiale, le letture sono state scelte per parlare della missione della Chiesa, la missione che Gesù continua ad affidare ai suoi discepoli e che abbiamo appena ascoltato in quelli che sono i versetti conclusivi del vangelo di Matteo: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a
osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Le parole “Andiamo in pace” che vengono dette al termine della Messa significano proprio questa cosa. Il termine “messa”, infatti, significa proprio “essere inviati, essere mandati” a compiere la missione che ha comandato Gesù: noi partecipiamo alla cena del Signore (l’Eucaristia) per ricevere da Lui la forza di cominciare la “messa” proprio quando usciamo di chiesa (è bella questa cosa: la messa inizia quando usciamo di chiesa). Ma queste parole di Gesù del vangelo vanno capite bene, perché da una parte ci sono i talebani musulmani che hanno la missione di far diventare tutti islamici, usando la violenza, dall’altra parte ci saremmo noi cristiani che, senza usare la violenza, stando alle parole di Gesù, dovremmo far diventare suoi discepoli tutti gli uomini, battezzando quanta più gente possibile, insegnando a tutti a osservare quello che Gesù ha comandato. Di fatto, nella storia, anche i cristiani, spesso, sono stati come i talebani verso molti popoli, è inutile nasconderlo. E anche in tempi più recenti, essere cristiani non era una scelta, ma una imposizione. Per questo è importante che ognuno impari a chiedersi: se io continuo ad essere cristiano è solo perché sono nato e cresciuto in Italia, è solo perché i miei genitori mi hanno battezzato, o perché è una mia scelta? E perché scelgo Gesù e non un altro? Io continuo purtroppo a incontrare troppi genitori che fanno battezzare i loro figli e li mandano al catechismo per ricevere gli altri sacramenti, ma lo fanno per tradizione, perché l’hanno fatto anche loro o perché lo vogliono i nonni, non perché loro sono cristiani per scelta e convinti: infatti mandano i figli in chiesa o al catechismo, ma loro non ci vanno, fanno fare la confessione e la comunione ai figli, ma loro non si confessano e non si comunicano perché a Messa non vanno. È una cosa drammatica e ridicola, perché vuol dire ridurre il cristianesimo a una sequenza di riti vuoti. Cerchiamo allora di capire bene cosa vogliono dire queste parole di Gesù. “Fate discepoli tutti i popoli” non vuol dire che dobbiamo convincere e costringere le persone a seguire Gesù, ma che dobbiamo portare a tutti l’amore di Dio con le nostre azioni e se, vedendo il nostro amore, queste persone risponderanno allo stesso modo, allora diventeranno discepoli di Gesù. “Battezzare tutti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” non è un’indicazione liturgica: il sacramento del Battesimo è venuto dopo. “Battesimo” vuol dire “immersione”. Per cui il comando di Gesù è: immergete tutti, col vostro modo di vivere, nell’amore di Dio, un Dio che è Padre perché dona a tutti la sua vita immortale, un Dio che è Figlio perché Gesù ha accolto questa vita del Padre trasmettendola a tutti col suo amore, un Dio che è Spirito santo perché consente, a chi lo accoglie, di diventare come Gesù. Il sacramento del Battesimo è il segno di questo amore, il sigillo, di questo amore del Signore che è per tutti e che c’è da sempre, altrimenti vorrebbe dire che tutti quelli che non lo hanno ricevuto non sarebbero amati da Dio, cosa impossibile. Per cui, se si dà il Battesimo ai bambini piccoli, questo è un segno vero se i genitori trasmettono al figlio l’amore di Dio, con la loro vita e il loro esempio, “insegnando loro ad osservare tutto ciò” che Gesù ha comandato, altrimenti è segno di niente. E Gesù ha comandato solo una cosa: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. La Cresima, invece, è il sacramento, il segno della missione, del fatto che ogni battezzato, immerso nell’amore di Dio, è chiamato, ciascuno secondo la sua vocazione, a trasmettere agli altri questo amore con le proprie azioni. Io penso che quello della Cresima sia purtroppo un sacramento troppo dimenticato da chi lo ha ricevuto. Passata la festa gabbatu lu santu. Ricuperare il suo significato serve a ciascuno di noi per capire che questa è la nostra chiamata, lo scopo della nostra vita. Altrimenti saremmo come persone che hanno fatto la patente e poi non usano la macchina e fanno guidare gli altri. Detto ciò, per concludere, mi piacerebbe prendere spunto dal brano del libro degli Atti degli Apostoli per raccontarvi alcune cose del pellegrinaggio che ho fatto due settimane fa, insieme ad altri 80 preti e al nostro Arcivescovo Mario, nell’isola di Cipro. Infatti questo brano fa vedere il momento in cui il vangelo comincia a diffondersi fuori da Gerusalemme, perché si racconta dei cristiani di Antiochia e, tra di loro, di Barnaba e Paolo (che si chiamava ancora Saulo), che salpano da Seleucia e vanno nell’isola di Cipro. Non lo faccio ora, lo farò nell’incontro del lunedì sera, altrimenti non andiamo più a casa. Però qui mi piace sottolineare un aspetto molto interessante e attuale, che non solo ho visto a Cipro, ma che già emerge in questo testo. A volte dimentichiamo che Gesù e i primi discepoli erano ebrei. Antiochia è in Siria; Seleucia è il porto di Antiochia; Cipro si trova ai confini del Mediterrano, di fronte a Turchia, Siria e Israele, e lì vivevano molti ebrei, come oggi convivono cristiani e musulmani; Barnaba era originario di Cipro; Paolo era di Tarso, quindi un turco; si citano poi personaggi come Simeone Niger che era africano, Lucio di Cirene, quindi un abitante della Libia, Manaèn, un siriano amico d’infanzia proprio di quel re Erode che fece uccidere il Battista. Ecco cos’è la Chiesa cattolica, che nella sua storia recente ha avuto un papa polacco, un tedesco e ora un argentino originario italiano. Cosa vuol dire tutto ciò? Che nazionalismi o campanilismi sono agli antipodi del cristianesimo, della missione e della cattolicità della Chiesa. Chiesa cattolica vuol dire universale: non ha confini, perché è la sua missione è appunto quella non di omologare tutti, ma di immergere tutti nell’amore di Dio.