domenica 17 novembre 2019

I DOMENICA DI AVVENTO

Le letture di questa prima domenica di Avvento sono lunghe e difficilissime da capire. Purtroppo, se non si capiscono di rischia di interpretarle male, ma spiegarle in una predica versetto per versetto è impossibile, per cui mi limito a dire qualcosa che aiuti la nostra riflessione, rimandando all’incontro del lunedì sera una spiegazione più esaustiva. Per fortuna la liturgia ci ha permesso di saltare la parte
centrale del vangelo che è la più complicata da spiegare. A prima vista, tutte le cose che abbiamo letto mettono paura. Sembra che si stia parlando della fine del mondo, ma non è così, come tra poco vedremo. Nel vangelo, Gesù parla di guerre, terremoti e carestie, e anche delle persecuzioni dei cristiani, cose tutte che continuano ad accadere anche oggi. All’inizio parla della distruzione di Gerusalemme, che di fatto avvenne nel 70 dopo Cristo, e ancora oggi Gerusalemme continua ad essere l’ombelico del mondo perché tutte le guerre in Medio Oriente partono spesso da lì. Parla del dilagare dell’iniquità, di falsi profeti e del raffreddamento dell’amore tra gli uomini, temi anche questi, purtroppo, di grande attualità. Anche san Paolo mette in guardia i Tessalonicesi dall’iniquità. L’iniquità vuol dire tante cose: la menzogna, la superficialità, l’inconsistenza. Poi, sempre nel vangelo, Gesù riprende alcune profezie di Isaia che abbiamo ascoltato nella lettura: i cieli si dissolveranno, il sole e la luna si oscureranno, le stelle cadranno dal cielo, la terra si logorerà come un vestito e, dice Isaia, i suoi abitanti moriranno come larve. Sembrerebbe il preannuncio di un tema purtroppo molto attuale di cui si fa un gran parlare, ne ha parlato anche il Papa nell’enciclica Laudato sii, ed era anche il tema del recente sinodo sull’Amazzonia, e giustamente, perché è un tema drammatico, quello dell’ecologia, del rapporto tra l’uomo e la natura, di come stiamo distruggendo il nostro pianeta, per cui sembrerebbe che queste letture non facciano che confermare che la fine del mondo è vicina. In realtà, senza nulla togliere ai problemi ecologici che ci sono e che vanno seriamente affrontati, non è di questo che parlano il profeta Isaia e Gesù. A quei tempi, il sole e la luna erano considerati, nei paesi pagani, delle divinità, e le stelle, che a vista d’occhio appaiono più piccole, erano i re e gli imperatori che a quei tempi erano ritenuti anche loro delle divinità. Non solo, si credeva anche che fossero gli astri a governare la vita delle persone: l’astrologia ha origini antichissime. Anche oggi sono tanti quelli che credono negli oroscopi. Ebbene, l’annuncio della loro dissoluzione indica che quando uno capisce che la propria esistenza non dipende dagli astri, ma da Dio, e quando uno impara a farsi governare dallo Spirito del Padre e di Gesù, l’unico Dio, e non dai falsi messia e dalle tante ideologie a cui siamo soggetti e che ci fanno vivere come larve, come morti, tutte queste realtà vengono annientate, perdono di splendore. E già questa cosa che è molto bella e positiva ci permette di fare un passo avanti nella comprensione seppur sommaria di questi testi della scrittura che sembrerebbero incutere paura. Infatti in questi testi compaiono anche espressioni cariche di speranza, ottimismo, consolazione, incoraggiamento. Dio, per mezzo del profeta Isaia, dice: la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta, non temete l’insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro schemi. San Paolo dice: non lasciatevi confondere e allarmare, Dio vi ha scelti per la salvezza, vi ha chiamati a entrare in possesso della gloria. E Gesù ripete: che nessuno vi inganni, non allarmatevi, non è ancora la fine, chi persevererà sarà salvato. E così arriviamo al cuore, al centro della gioiosa notizia che oggi il Signore ci regala con la sua Parola pur così difficile da capire. Il vangelo si conclude con l’immagine della venuta del Figlio dell’Uomo, cioè di Gesù. Nel Credo noi diciamo che Gesù verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine, durante la Messa ripetiamo che viviamo nell’attesa della sua venuta, cioè del suo ritorno. Cosa significano queste espressioni? Che alla fine del mondo Gesù ritornerà a giudicare tutti e allora si salvi chi può? No. Gesù non ha mai annunciato la fine del mondo, ma la fine dei tempi, cioè la fine di epoche, cicli della storia, che sembrano eterni, ma che poi si dissolvono. Purtroppo l’espressione “fine dei tempi” viene ancora tradotta con “fine del mondo”. Gesù annuncia che il progetto di Dio è quello di costruire insieme a noi il suo Regno, un nuovo mondo, un nuovo modo di vivere i rapporti tra gli uomini. Gesù parla sempre al positivo di una storia che è destinata a raggiungere un traguardo bellissimo, non la distruzione: ad essere distrutto sarà solo il male. Del resto, perché mai Dio avrebbe creato l’universo, la terra, l’uomo per poi distruggere tutto? Non è possibile che Dio che ha creato quest’opera d’arte voglia alla fine distruggerla! È che Dio ancora non l’ha conclusa, dice Gesù, chiede la nostra collaborazione, non per distruggerla, ma per portarla al compimento. Gesù parla dunque non della fine, ma “del fine” del mondo. Ogni volta che qualcuno immette umanità nel mondo perché impara a vivere costruendo il Regno di amore, di pace, di giustizia voluto da Dio, ecco che Gesù viene, che Gesù ritorna, e finisce quel vecchio mondo di guerre, di lotte, carestie, persecuzioni, iniquità. Gesù non ritorna per punire o premiare. Gesù ci giudica tutti come suoi fratelli e ci fa vedere che il progetto di Dio è che impariamo a vivere come lui, come fratelli, non come lupi che si mangiano a vicenda. Se noi invece viviamo come lupi, siamo noi che non giudichiamo gli altri come fratelli, e quindi non giudichiamo Dio come Padre, e quindi ci autocondanniamo da soli. Ecco allora cos’è l’Avvento che oggi iniziamo. Avvento vuol dire venuta, e si riferisce alla venuta di Gesù. Dio si è fatto uomo in Gesù 2000 anni fa: il Natale c’è già stato, allora l’Avvento non serve per prepararci al Natale, e infatti le letture di oggi e delle prossime domeniche non parlano mai del Natale. Ma proprio perché Dio nel Natale di Gesù si è fatto uomo, l’Avvento serve per renderci conto che Gesù continua a venire quando io uomo imparo a vivere come Gesù la mia umanità, costruendo il Regno di Dio, non lamentandomi per come va male il mondo. E ritornerà nella gloria quando finalmente tutti impareranno a vivere come Lui. Quindi, visto come è sempre andato il mondo e come continua ad andare, ce n’è di tempo! Solo che il tempo per ciascuno di noi è limitato agli anni che ci sono dati in questa vita terrena, per cui non possiamo starcene a braccia conserte.