domenica 24 novembre 2019

II AVVENTO

E’ tutto pieno di sorprese il vangelo di oggi. La prima sorpresa è nei versetti iniziali dove vengono citati i personaggi più importanti dell’epoca, un po’ come se fossero “il G7 del tempo” (e infatti vengono fatti i nomi di sette personaggi, il numero perfetto), per arrivare a dire che poi la Parola di Dio scese su nessuno di questi potenti, ma su un certo Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto: vuol
dire che coloro che si fanno grandi, che si mettono sopra gli altri, che cercano il potere e di dominare anziché mettersi a servizio del prossimo non riescono ad ascoltare la voce di Dio. Ma ecco una seconda sorpresa. Zaccaria, il padre di Giovanni, era un sacerdote, e presso gli ebrei il sacerdozio si perpetuava di padre in figlio, quindi Giovanni avrebbe dovuto trovarsi nel tempio, e invece no, si trova nel deserto, lontano dal tempio, e questa è un’indicazione importante anche per noi: può accadere che proprio chi partecipa a un rito liturgico che dovrebbe veicolare la grazia del Signore, sia il più refrattario ad ascoltare e lasciarsi trasformare dalla Parola del Signore, perché lo vive come un atto religioso dovuto a Dio. Infatti, in precedenza, Zaccaria, mentre era nel tempio a svolgere i riti religiosi, non aveva accolto l’annuncio che gli era stato rivolto della nascita del figlio. E Giovanni, nel deserto, predicava un battesimo di conversione. Il termine “battesimo” non ha il nostro significato liturgico: “battesimo” vuol dire “immersione”, ed era un rito col quale ci si immergeva completamente nell’acqua, come gesto simbolico per indicare che si moriva al passato e si usciva come persone nuove, che cambiano radicalmente il loro comportamento. Letteralmente, Giovanni diceva: “Cambiate vita”, e poi scopriamo cosa vuol dire cambiare vita: se fino ad ora hai vissuto per te, da adesso vivi per gli altri. Ed eccoci alla terza sorpresa. È un battesimo di conversione “per il perdono dei peccati”. È una sorpresa perché i peccati venivano perdonati andando al tempio di Gerusalemme, portando delle offerte a Dio. Giovanni non è d’accordo: i peccati vengono perdonati se tu cambi vita e ti metti a vivere non per te, ma per gli altri. Infatti, la quarta sorpresa è che questo vale per tutti, per ogni uomo, credente o non credente. Nella lettura, il profeta Isaia diceva che ogni uomo avrebbe visto la gloria, lo splendore di Dio, e adesso nel vangelo scopriamo che Dio è splendido perché vuole la salvezza di tutti: ogni uomo vedrà la salvezza di Dio, dice Giovanni. Vuol dire che non c’è nessuno che sia escluso dall’amore di Dio per via del suo comportamento, il suo amore raggiunge tutti: la conversione nasce quando io mi lascio raggiungere da questo amore che trasforma la mia vita: non vivo più per me, ma per il bene degli altri. Quinta sorpresa: Giovanni, dopo aver detto che per ogni uomo c’è la salvezza, ecco che apostrofa le folle che erano accorse al Giordano dicendo: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente?”. Come si spiega? In realtà, se ci pensiamo bene, sono parole molto giuste. Prima garantisce che c’è la salvezza, che c’è il bene, poi però denuncia il male, perché se non c’è il bene, non c’è neanche il male. Il bene c'è: se noi riconosciamo di essere figli di Dio, allora facciamo il bene, ma se siamo della razza delle vipere, figli del serpente, cioè della menzogna che ci fa credere che Dio non è padre e gli altri non sono fratelli, passiamo la vita ad avvelenare gli altri. Per cui, il primo passo per la conversione, è riconoscere il proprio male, di essere della razza delle vipere, perché l’uomo è l’unico essere vivente che può scegliere che razza di persona vuole diventare. Però Giovanni, come tutti i profeti prima di lui, pensava che l’avvento, la venuta di Dio, sarebbe stata piena di ira contro coloro che operavano il male, pronto a distruggerli come il fuoco brucia l’albero che non porta frutto. La sesta sorpresa sarà quando Giovanni, più avanti, scoprirà il nuovo messaggio di Gesù, quello di un Dio che è Padre e che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La settima sorpresa si trova nei versetti centrali del vangelo di oggi. Le folle chiedono al Battista: «Che cosa dobbiamo fare?». Si aspettavano che Giovanni dicesse loro: pregate, fate penitenza, andate a confessarvi, chiedete perdono a Dio. Con Giovanni Battista, e poi con Gesù, cambia il concetto di peccato: il peccato non è più un’offesa a Dio, ma è ciò che offende gli uomini. Ecco allora la risposta di Giovanni: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”, quindi si tratta della condivisione: non dobbiamo vivere PER DIO, ma DI DIO, e con lui e come lui, bisogna andare verso i bisogni degli altri: è così che vengono cancellati i peccati, non dicendo un Pater, Ave e Gloria. Quindi, c’è salvezza anche per le persone che la religione e la società giudicava esclusi, i pubblicani e i soldati romani, quindi i pagani. I pubblicani erano esattori delle tasse ed erano giudicati peccatori imperdonabili. Stranamente Giovanni non dice: “Smettetela con questo mestiere”, ma: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Vuol dire che possono continuare a svolgere la loro attività se lo fanno con onestà. Lo stesso vale per i soldati romani, i pagani, senza Dio. Anche loro chiedono cosa devono fare, e l’invito non è di non fare più i soldati, ma di evitare ingiustizie, saccheggi, rapine. Come vedete, ecco la sorprendente bellezza dell’invito che oggi ci fa il Signore, riassunto molto bene dalle parole ascoltate nel brano di san Paolo e che il tempo di Avvento ci richiama: quello di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti di Gesù. Per questo Dio si è fatto uomo: per insegnarci ad essere umani. Quando siamo umani, allora Dio viene, e questo vale per ogni uomo, anche per chi non crede o non è cristiano, ma vale ancora di più per noi che siamo qui, perchè è a noi, prima di tutti, che queste cose vengono dette.