domenica 8 dicembre 2019

IMMACOLATA CONCEZIONE

Una lettura superficiale di questo vangelo e della prima lettura potrebbe portare a due opposte conclusioni. La prima è che i cristiani credono nelle favole: un Dio che si arrabbia perché Adamo ed Eva mangiano il frutto di un albero sedotti da un serpente parlante che a sua volta viene maledetto, e un angelo che annuncia a una vergine che partorirà il figlio di Dio. Al contrario, la seconda
conclusione a cui si potrebbe giungere andando contro ad ogni logica umana e scientifica è che Adamo ed Eva sono davvero il primo uomo e la prima donna apparsi sulla terra, che vi siano serpenti che parlano e che Maria sia paragonabile ad una dèa. Tra l’altro, se facessimo un sondaggio anche tra i credenti, scopriremmo che molti credono che l’Immacolata Concezione di Maria si riferisca alla sua verginità. Ora, io credo con molta determinazione, lo ripeto spesso, che lo spazio di un’omelia non è sufficiente per spiegare queste cose, per cui, se uno non trova il modo di approfondirle, succede che, o si crede nelle favole, oppure si perde la fede. Detto questo, cominciamo col dire che nei vangeli non si racconta né l’inizio né la fine della vita terrena di Maria. La Chiesa celebra la nascita di Maria con la festa dell’Immacolata, e la sua morte con la festa dell’Assunzione. Immacolata vuol dire senza peccato originale, per cui la festa di oggi ci fa contemplare Maria che nasce senza peccato originale. Adamo ed Eva non sono i nomi del primo uomo e della prima donna apparsi sulla terra, ma rappresentano ciascuno di noi, mentre il serpente è il simbolo, tra le altre cose, della menzogna che porta gli uomini a credere che all’origine della nostra esistenza ci sia il nulla, che veniamo dal nulla e finiamo nel nulla, che la vita dunque non ha senso; o che Dio, se c’è, sia distante, lontano, arrabbiato, un giudice che premia i buoni e punisce i cattivi, oltretutto per un nonnulla, cioè per aver mangiato una mela. Che, poi, anche qui, non è una mela, perché si tratta dell’albero della conoscenza del bene e del male, e anch’esso è un simbolo per indicare che è la Parola del Signore ad indicare agli uomini cos’è il bene e cos’è il male: per questo Dio ordina di non mangiarne i frutti, pena la morte. Come quando sui cavi elettrici c’è scritto: se tocchi, muori. Ed è così. Cosa c’è all’origine di tutti i disastri provocati dagli uomini che generano lotte, invidie, guerre, gelosie, ingiustizie, egoismi che generano morte e distruzione? C’è precisamente il fatto che noi cogliamo i frutti di questo albero perché non ci fidiamo di Dio, perché pensiamo che Dio ci voglia male, che sia cattivo, che voglia toglierci la gioia, che non ci ama, che la felicità si trovi altrove, che dunque la morte sia la fine di tutto, per cui si vive la vita in perenne difesa o attacco, pensando che quel che conta è che stia bene io e chi se frega degli altri. Questo è il peccato originale, origine di tutti gli altri peccati. E tutti di fatto nasciamo in questa condizione che viene trasmessa di generazione in generazione, perché chi nasce eredita una vita già inquinata a causa dei nostri errori, dell’ingiustizia, del nostro egoismo e di questa immagine distorta di Dio. Gesù ci salva da questo “peccato”, perché ci rivela che le cose non stanno così. Gesù ci salva da questo peccato perché rivela che all’origine della nostra vita c’è un Padre che non vuole la morte, ma la vita e la gioia dei suoi figli. La Chiesa allora ci presenta Maria che fin dal suo concepimento è immacolata, senza questo peccato, per farci vedere in che modo Dio concepisce, cioè pensa, considera, ciascuno di noi. Che all’origine della nostra esistenza c’è un disegno buono, un disegno che comprende un destino ancora più buono, che cioè siamo chiamati ad una vita che è immortale, come quella di Dio, una vita di risurrezione: il nostro destino, che comincia già adesso se viviamo la vita come Gesù, come ha fatto Maria, non è quello di finire al cimitero, ma di venire completamente assunti nella comunione col Padre, di risorgere, e questo è il significato della festa dell’Assunta. Quindi vedete come l'inizio e la fine della vita terrena di Maria ci mostrano qual è il progetto che Dio ha su ciascuno di noi, e che san Paolo, nel brano della lettera gli Efesini, descrive molto bene: già prima della creazione del mondo, il Padre di Gesù ci ha scelto per essere santi (cioè come Dio) e immacolati nella carità, a immagine di Gesù, e questo è il suo disegno d’amore. E’ così che Dio concepisce ciascuno di noi. La nostra vita si gioca sul modo col quale noi concepiamo Dio. Dio ci concepisce, come Maria, pieni di grazia, pieni del suo amore. Le parole dell’angelo a Maria, che noi ripetiamo con devozione e malamente dicendo “Ave Maria, piena di grazia”, letteralmente andrebbero tradotte nel modo scritto nel vangelo: “Rallegrati piena di grazia”, dove “piena di grazia” vuol dire: Dio è innamorato di te, a Dio tu piaci proprio tanto. E non sono parole rivolte solo a Maria, ma a ciascuno di noi: è così che Dio concepisce ciascuno di noi. Maria ne è la dimostrazione. Quello che accadde a Maria in modo certamente irripetibile, è quello che può accadere a ciascuno di noi se facciamo come lei, anche se non siamo vergini nel corpo e non abbiamo visioni di angeli. Certo, perché l’angelo, nella Bibbia, è il messaggero della Parola di Dio, quindi è simbolo proprio di quella Parola che di fatto ognuno di noi può ascoltare ogni volta che apriamo la Bibbia e ci adoperiamo di comprenderla. Ma soprattutto quando, di fronte a questa parola, ci disponiamo con un con un atteggiamento vergine, senza pregiudizi, come se fosse la prima volta e di questa Parola impariamo a fidarci, come ha fatto Maria. Allora si che viviamo l’Avvento, perché accogliamo Dio che viene in noi per fare anche in noi grandi cose, come accadde a Maria.