domenica 27 settembre 2020

V DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

 Chi è Gesù? Questa è la domanda di fondo alla quale ci aiutano a rispondere le letture delle domeniche del tempo dopo il Martirio. Oggi, la risposta ce la dà il brano della lettera ai Galati, quando Paolo, proprio nel versetto iniziale, scrive: Cristo ci ha liberati per la libertà. Il che vuol dire che Gesù è colui 

che ci libera per farci essere uomini liberi: credere in lui ci dona la libertà. Per questo lo chiamiamo il Salvatore. Ma Gesù da cosa ci rende liberi e, soprattutto, cos’è la libertà? La libertà è il bene più prezioso, è l’aspirazione più grande di ogni uomo: solo noi ce l’abbiamo, tutti gli altri animali no. Loro possono seguire solo l’istinto, non possono scegliere. Noi abbiamo il libero arbitrio. Ma questa non è ancora la libertà. Cos’è la libertà? Noi pensiamo che la libertà sia fare quello che si vuole. No, la libertà è scegliere di fare qualcosa che ci rende felici. Solo che noi pensiamo che per essere felici dobbiamo avere, possedere, apparire, avere successo, avere tanti like, avere meno problemi possibili, godere il più possibile. O che per essere felici basta avere tanti soldi, il lavoro, la salute. Per questo siamo sempre tristi, perché tutte cose a volte ci sono a volte no. E diventiamo cattivi perché siamo tristi: gli altri diventano dei nemici da cui difenderci o da attaccare. Gesù ci libera da tutte queste paure perché ci fa vedere col Battesimo che noi siamo immersi nell’amore di Dio qualunque cosa ci succeda, che noi siamo amati così come siamo, e che anche se fossimo poveri o ammalati o nessuno ci considerasse, c’è lui che ci ama, e c’è sempre una cosa che io posso fare sempre: smetterla di preoccuparmi di me e iniziare a preoccuparmi degli altri. Pensate che programma di vita bellissimo è questo: svegliarmi al mattino e dire: oggi lo scopo della mia giornata è quello di rendere un po’ più felici le persone che mi incontreranno. Ebbene, dice san Paolo, questa è la vera libertà, quando io scelgo di amare. Perché quando chiedono a Gesù qual è il comandamento più grande, Gesù non cita nessuno dei dieci comandamenti? Perché Dio non è uno che comanda e che chiede di essere obbedito, ma uno che ama e chiede di accogliere il suo amore e di riversarlo sugli altri. E allora dice che bisogna amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come sé stessi. Se io comprendo quanto è grande l’amore con cui sono amato da Dio, allora amo me stesso perché mi sento accolto così come sono per quello che sono. E se amo me stesso, resto stupito da come mi ama Dio, e lo amo a mia volta. Mi trovo ad essere nella pace, sono nella pace, non sono più schiavo delle mie paure, sono libero, libero di far cosa? Di tornare ad essere schiavo delle mie paure che generano tristezza? Certamente, questa è sempre una possibilità. Il cammino per diventare liberi è faticoso, lo spiega sempre san Paolo parlando della circoncisione, e se avessimo tempo varrebbe la pena approfondire bene tutta la lettura di oggi. In realtà, abbiamo detto, la vera libertà è quando non sono più schiavo del mio egoismo e imparo ad amare gli altri come Dio ama me, e faccio diventare questo il mio programma di vita. Non penso più a me stesso, a me stesso ci pensa Dio, per cui sono libero di amare gli altri: lo scopo della mia vita è regalare gioia agli altri. Per inciso. Sono ancora in molti a pensare che questo sia il cuore dell’insegnamento di Gesù, ma in realtà questo è il cuore dell’AT, perché il comandamento di Gesù sarà quello di amare gli altri come lui ha amato noi. Il parametro di questo amore non sono io coi miei limiti, ma l’amore di Dio. Per questo dobbiamo gioire per il fatto di essere cristiani. Purtroppo questa cosa non è chiara a troppi cristiani che vivono invece la fede come tutta una serie di regole, precetti, norme, schemi da seguire: devo venire in chiesa, devo andare a Messa, devo andare a confessarmi, devo far battezzare mio figlio e fargli fare la prima comunione e la cresima, devo seguire i comandamenti e fare il bene se no Dio mi punisce, devo impegnarmi in oratorio o in parrocchia, devo pregare: devo, devo, devo, tutto diventa un dovere, non vive la fede con gioia, come una liberazione, per cui va a finire che ci incontra poi dica: ma se tu che sei cristiano per primo non sei contento, perché io dovrei continuare ad essere cristiano? Grande, dunque, come sempre, la sfida che ci lancia oggi il Signore!