lunedì 7 giugno 2021

II DOMENICA DOPO PENTECOSTE (ANNO B) 6/06/21

Per quattro volte Gesù, nel Vangelo di oggi, ripete: non preoccupatevi, non siate in ansia, per la vostra vita in generale, per il mangiare, il bere, il vestire. Noi invece siamo sempre in ansia sia per cose serie come il lavoro, i soldi, la salute, le vacanze, il Covid, sia per cose meno serie. 

Sta di fatto che quello che abbiamo non ci basta mai, e quando abbiamo ottenuto qualcosa vogliamo sempre di più, e così non siamo mai contenti, ma sempre in ansia. Preoccuparsi, lo dice la parola stessa, vuol dire occuparsi “prima” (pre) di qualcosa che dovrà accadere dopo, stare male prima per qualcosa che magari poi non accadrà nemmeno. Ma Gesù non sta dicendo che vivere, mangiare, bere, vestirsi, e quindi anche il lavoro o i soldi o la salute non siano importanti, siamo fatti di carne ed ossa, e anche Gesù era un uomo, non andava in giro nudo e mangiava e beveva anche lui, tanto che gli davano del mangione e del beone. Gesù sta dicendo una cosa molto più seria. Che noi stiamo male e viviamo male perché pensiamo che la felicità sta in quello che abbiamo, e quindi passiamo tutta la vita in ansia per avere sempre di più, e non ci basta mai. E la sua ricetta per imparare a star bene è questa: cerca il Regno di Dio. Il regno di Dio vuol dire sapere che Dio è Padre, che noi siamo figli, e quindi amare gli altri come fratelli. Quindi, la ricetta di Gesù per essere felici è preoccuparci non di avere, possedere, riempire la panza, ma tutto il contrario: è sentirsi amati e amare, è donare, è alzarsi al mattino e, invece di star male pensando a tutte le fatiche che ci aspettano e a tutto quello che ci manca, pensare a tutto il bene che possiamo fare agli altri. Gesù dice di non preoccuparsi per il mangiare non per dire che dobbiamo fare digiuno o che mangiare non sia importante o non sia bello. Mangiare talmente bello e importante che le cose più importanti Gesù le ha fatte a tavola, e la messa, l’eucaristia, Gesù l’ha inventata durante una cena. Il problema è come mangiamo. Avete mai visto come mangiano i cani? Se vai a togliergli il boccone ti morsicano la mano. Mangiare vuol dire invece condividere, e non riguarda solo il cibo, ma come ci comportiamo con gli altri: se mettiamo al centro noi stessi e i nostri bisogni, come i cani, noi sbraniamo gli altri, li mangiamo. Gesù invece cosa hai fatto quando mangiava? Ha dato se stesso come cibo per gli altri. Ecco la ricetta per essere felici: a capire che la gioia non è in quello che si ha, ma in quello che si dà, che si dona, cioè imparare a pensare al bene degli altri. Qual è il problema? Che noi non crediamo in quello che lui ha detto e non lo facciamo. Per questo Gesù ripete anche a noi quello che diceva ai discepoli: uomini di poca fede. Ora, questa ricetta per essere felici, Gesù non ce la dà come se lui fosse uno chef, ma è lui stesso che prepara questo cibo per darcelo da mangiare, e questo cibo è proprio lui: se ci nutriamo di questo cibo che è l’eucaristia, noi riceviamo la forza per vivere così, altrimenti non ce la facciamo. Normalmente, per spiegare cosa vuol dire fare la comunione, ricevere l’eucaristia, si dice che significa ricevere Gesù nel proprio cuore, e lo si insegna anche ai bambini, penso ai piccoli che domani faranno la prima comunione. Io non sono d’accordo, perché Gesù è già dentro di noi con lo Spirito Santo. Quando mangiamo cosa succede? Che il cibo entra dentro di noi, va nel sangue e ci fa crescere, ci trasforma. Allora, fare la comunione, ricevere l’eucaristia, mangiare quel pezzo di pane che è Gesù Serve per ricevere la forza per essere trasformati in lui per diventare anche noi pane che si spezza per gli altri, per essere in comunione con gli altri. Perché allora venire a messa la domenica? Tutte le domeniche. Per lo stesso motivo per cui perché abbiamo bisogno tutti i giorni di mangiare. Io vengo a messa per ricevere l’amore di Dio e donarlo agli altri, perché senza questo amore si muore. Se si capisce questa cosa, cambia tutto, altrimenti si rischiano due cose: o si viene a messa per dovere, oppure si troveranno sempre mille scuse per non parteciparvi. E poi la messa è noiosa. Se invece uno capisce che veniamo a Messa per ricevere amore e avere la forza di amare, per essere trasformati in Gesù ed essere felici, allora cambia tutto. Ma noi vogliamo essere trasformati, diventare come Gesù? Questa è la vera domanda da farsi.