domenica 10 ottobre 2021

VI DOMENICA DOPO MARTIRIO (ANNO B) 10/10/21

Dio lo possiamo pensare in tanti modi, ma quello più classico, innato in ogni uomo, quale che sia la sua religione, è quello di immaginarlo come un grande padrone dotato di poteri straordinari, che può far tutto, onnipotente, e noi i suoi servi. Un padrone giusto e salvatore, come diceva il profeta Isaia nella 

lettura. Giusto vuol dire che se io faccio il bravo ed eseguo i suoi ordini, allora mi premia, altrimenti mi castiga. Salvatore vuol dire che mi protegge, mi aiuta e, se lo prego chiedendogli qualcosa, me la concede. Se non si comporta così vuol dire che è cattivo e ingiusto. Tante volte, nella vita, ci lamentiamo o ci arrabbiamo con Dio per colpa di tutti i piccoli o grandi problemi, per non parlare delle sciagure, delle disgrazie e delle ingiustizie che accadono. Ci arrabbiamo perché Dio non interviene. Per questo molti perdono la fede. Infatti, spesso, chi pensa di essere stato bravo, si chiede: cosa ho fatto di male per meritare quello che mi sta succedendo? Come per dire: perché non capita a quelli che fanno il male? Nella parabola del vangelo, Gesù paragona Dio a un padrone che ad ogni ora del giorno va in strada a raccogliere gente disoccupata per mandarla a lavorare nella vigna, ma a fine giornata paga tutti allo stesso modo, quelli che avevano lavorato tutto il giorno e quelli che avevano lavorato pochi minuti, e infatti i primi si lamentano. Ma perché Gesù racconta questa parabola? Proprio per spiegare che Dio non dobbiamo pensarlo come un padrone dotato di superpoteri e noi come i suoi servi. Seguire la sua Parola, fare il bene, andare a Messa, pregare, non sono dei doveri, così Dio è contento del mio sacrificio e allora deve premiarmi facendomi andare le cose nel verso giusto: guarda che bravo, io ho fatto il sacrificio di venire a Messa, non ho fatto come gli altri che non ci vengono, per cui adesso voglio, anzi, pretendo, che Dio mi paghi, mi ricompensi. Se invece non lo fa, allora è ingiusto, a cosa sono serviti i miei sforzi? Dio non è nemmeno un assicuratore, che ci assicura che se noi siamo con lui tutto ci va bene; quindi, è sbagliato arrabbiarsi con Dio quando le cose vanno male o capitano disgrazie: sarebbe come lamentarsi col panettiere se invece della carne ci ha dato il pane, siamo noi ad avere sbagliato bottega. Piuttosto, Gesù ci ha fatto vedere che Dio è Padre, cioè uno che dà la sua stessa vita immortale a chi accoglie il suo Spirito di vita. Che Dio è come l’acqua di una cascata che zampilla e bagna tutti quelli che passano, belli o brutti, bravi o cattivi, certamente non quelli che si allontanano, ma perché sono loro ad allontanarsi. Che Dio è pane che si spezza per nutrire con il suo Spirito d’amore il nostro spirito perché a nostra volta impariamo ad amare come lui. Che Dio è giusto non perché dà a ciascuno il suo, ma perché è fedele alla sua promessa, e la sua promessa è quella di essere generoso con tutti, cioè di dare a tutti il suo Spirito che ci salva dal nostro egoismo. Che Dio, dunque, è salvatore, ma perché ci salva appunto dal nostro egoismo e dalle nostre paure più profonde, non perché ci toglie morte, malattie, sofferenze, problemi o perché sia lui a far sparire il Covid. Qual è la ricompensa per chi accoglie il suo Spirito, si lascia bagnare dall’acqua del suo amore, beve il vino della sua gioia, mangia il pane della sua Parola, vive seguendo la legge dell’amore? La ricompensa non è che tutto gli va bene, ma è che Dio gli dona la possibilità di vivere una vita davvero umana, altrimenti butta via la sua vita. Quindi, il problema non è Dio, ma siamo noi. E noi che siamo qui e ci proclamiamo discepoli di Gesù abbiamo davvero capito chi è il Dio che Gesù ci ha rivelato oppure crediamo in un altro Dio?