domenica 31 ottobre 2021

TUTTI I SANTI 1/11/21

Siccome, a volte, tra le tante critiche che si ricevono, c’è anche quella che la Chiesa e i preti parlano troppo poco del Paradiso, del Purgatorio e dell’Inferno, diciamo che le feste dei santi e dei morti sarebbero un’occasione favorevole per farlo, se non fosse che questi sono temi molto ampi e delicati, e 

lo spazio della predica è insufficiente. In realtà io personalmente parlo spesso di questi temi, feci anche delle catechesi per gli adulti nel 2018, temi davvero importanti che toccano tutti da vicino: cosa c’è dopo la morte? con quale corpo risorgeremo? dove sono e cosa fanno i nostri morti? esistono il paradiso, il purgatorio e l’inferno? cosa sono? che cos’è «vita eterna»? Alla fine ci sarà un giudizio? Parlare di questi temi che riguardano l’aldilà è fondamentale per imparare a vivere la nostra vita terrena: il problema è come parlarne, perché parlarne usando le immagini impresse nella nostra mente che derivano dalla visione di Dante nella Divina Commedia o dalle rappresentazioni pittoriche di Michelangelo nella Cappella Sistina è molto pericoloso e fuorviante. L’inferno inteso come dannazione eterna dove le anime dei defunti bruciano per l’eternità è sempre stato un deterrente per infondere paura e far rigare diritta la gente: è possibile pensare che se Dio è unicamente buono possa permettere una bruttura del genere? Sarebbe un mostro. È anche vero che è difficile pensare che Hitler e san Francesco si ritrovino insieme in Paradiso. Ma anche il Paradiso, se è un eterno riposo, deve essere di una noia mortale. Se poi ci fosse qualcuno di voi che crede nelle apparizioni di Medjugorje, sa che la Madonna ogni tanto si lamenta perché molte anime sono in purgatorio da molto tempo perché nessuno prega per loro, e io mi domando: perché Dio avrebbe bisogno delle nostre preghiere per alleviare le pene di queste anime? E poi, cos’è l’anima? Il concetto di anima è di origine greca, nella Bibbia non se ne parla, si parla di spirito; Gesù non parla di paradiso, ma di risurrezione, ma cosa vuol dire risorgere? Nel Credo che reciteremo anche tra poco professiamo la fede nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà. E la festa di oggi ci fa contemplare i santi del Paradiso. Ma anche qui, chi sono i santi? Cosa vuol dire essere o diventare santo? E questa cosa della santità tocca tutti questi discorsi, il Paradiso, la risurrezione, perché santi sono coloro che ora vivono pienamente in comunione col Signore. Insomma, vedete perché parlare di questi argomenti è complesso: ogni parola che pronunciamo andrebbe chiarita. E non si può fare in una predica, se non dicendo delle banalità. Di tutte queste cose, e non solo di queste, se ne può parlare solo se nasce il desiderio da parte di ciascuno di approfondirle perché, come dicevo, la posta in gioco è alta, nel senso che se non troviamo e non abbiamo risposte convincenti di fronte al senso della vita, del dolore e della morte, allora tanto vale essere cristiani, avere i sacramenti, essere qui a celebrare l’eucaristia o proclamare che Cristo è risorto. Il problema è che, al momento, questi sono temi che acchiappano l’attenzione, poi però il tran-tran della vita quotidiana ci porta a dimenticarcene e a non cercare risposte, salvo poi restare ammutoliti, sconvolti, disperati, quando la morte colpisce senza guardare in faccia a nessuno, e ci si ritrova semplicemente a dire: speriamo ci sia qualcosa dopo, che poi è quello che dicevano anche gli uomini primitivi, e allora a che serve essere cristiani, a che serve fare un funerale celebrando l’eucaristia? Io, a differenza di tanti talebani cattolici che parlano male di Halloween perché dicono che è una festa piena di simboli satanici, non mi sento di condannare questa festa, perché ritengo che qui da noi sia fondamentalmente una pagliacciata, una carnevalata, un carnevale anticipato, senza infamia né lode, che non ha niente di satanico, ma è solo un’occasione in più per fare una festa. Dico piuttosto, questo si, che è un’occasione perduta, perché questi giorni potrebbero essere per tutti, invece, il momento adatto per interrogarci su come vogliamo vivere la nostra vita e sul destino di gloria e di gioia che il Signore ha in serbo per ciascuno di noi, per poter vivere al meglio questo primo tempo della nostra esistenza nella serena consapevolezza che ciò che ci attende al termine di questa vita terrena sarà solo un abbraccio di compimento e di eternità. Questo è il destino di gloria, di santità, che il Signore ha in serbo per ciascuno. A questo la festa di oggi ci richiama.