domenica 17 aprile 2022

14/4/22 GIOVEDI SANTO

Ogni volta che celebriamo la Messa, sempre, anche a Natale, cosa succede? Succede che Gesù crocifisso e risorto, che è sempre vivo, si rende presente nel pane e nel vino, diventa pane e vino. Perché? Il pane e il vino sono alimenti che facciamo noi uomini, non nascono sulle piante o sottoterra. 

Certo, per farli si usano il grano e l’uva, e per farli ci vogliono tempo, lavoro, fatica. Allora, il pane rappresenta quello che noi siamo, il nostro lavoro, le nostre fatiche, tutto quello che facciamo, e il fatto che per vivere abbiamo bisogno di mangiare (non solo il pane, naturalmente), di prendere, di avere, se no moriamo. Il vino, invece, cosa rappresenta? Uno può vivere anche se non beve il vino. Il vino rappresenta la gioia, la vita, l’amore e, senza queste cose, noi possiamo essere anche le persone più ricche e più in salute del mondo, senza problemi, ma vivremmo come dei morti, saremmo tristi. Allora, vedete, il pane e il vino rappresentano davvero tutta la nostra vita, quello che noi siamo, le nostre fatiche, i nostri desideri di gioia. Nella Messa noi li portiamo all’altare, come faremo tra poco, cioè li offriamo al Signore. Perché? Perché ci rendiamo conto di essere fragili, poveri, mai contenti, tristi, paurosi, egoisti, stanchi, affaticati, sempre bisognosi di tutto. Allora, presentandoli, offrendoli al Signore, noi gli stiamo dicendo: abbiamo bisogno di te, fai qualcosa. E il Signore cosa fa? Diventa lui pane e vino, cioè entra nella nostra vita e ci dice: prendete, mangiate, bevete, cioè nutritevi di me, della mia Parola, del mio amore, del mio Spirito, seguitelo, e io vi trasformo, vi faccio diventare come me, vi faccio risorgere. Fate questo in memoria di me. Non vuol dire moltiplicate le Messe, fatene tante, ma vuol dire: nutrendovi di me, voi ricevete la forza di fare quello che ho fatto io. E Gesù cosa ha fatto? Ha vissuto tutta vita amando, servendo, mettendo al primo posto non i suoi bisogni, ma i bisogni degli altri. Non ha pensato solo a nutrirsi lui, ma a nutrire gli altri. Infatti non si nutre lui del pane e del vino, cioè della nostra vita, ma è lui che si fa mangiare da noi per farci diventare come lui. Allora, fate questo in memoria di me vuol dire: diventate anche voi pane e vino per gli altri, cioè fatevi mangiare dagli altri, vivete la vita amando come me, e allora si che troverete la gioia, che vi trasformate, che risorgete, già adesso e, dopo la morte del nostro corpo, questa trasformazione sarà completa. Questo vuol dire fare la comunione col corpo di Cristo. Il corpo di Cristo è fatto da tutti i suoi fratelli, cioè da tutti gli uomini, mica solo da Gesù, come dice con parole molto forti San Paolo nel brano che abbiamo letto prima: chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. Che vuol dire: se pensate che basta venire a Messa e mangiare l’ostia per essere in comunione con me e non capite che la comunione con me è quando voi, nutrendovi di me diventate come me vivendo l’amore verso tutti, siete condannati non a risorgere, ma a restare morti, siete venuti in chiesa per niente. Molte persone pensano che venire a Messa sia inutile, e non capiscono che invece è fondamentale perchè se non ci nutriamo di lui siamo come una macchina senza benzina. Molte persone pensano che sia sufficiente venire a Messa come se fosse un obbligo, e poi basta, e non capiscono che non basta mettere la benzina nella macchina se poi la macchina non si usa. Poi ci sono anche molte persone che dicono: ma io non sono degno di fare la comunione, perché pensano che l’amore del Signore sia un premio per i propri meriti. L’amore, invece, non è un premio per i buoni, ma è gratis. Prendete e mangiatene tutti, prendete e bevetene tutti, dice Gesù, e tra questi tutti c’erano anche Pietro e Giuda. Non dobbiamo ragionare come Giona. Dio l’aveva mandato ad annunciare la sua misericordia agli abitanti di Ninive che erano peccatori, solo che per Giona questa cosa era insopportabile, inaccettabile: come fa Dio ad amare anche questi uomini peccatori? E infatti, inizialmente, si rifiuta di andare a Ninive. Poi capisce. Che cosa? Quello che dirà Gesù: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati». Sarebbe come se uno dicesse: sono troppo malato per andare dal medico e prendere le medicine. Come mai diciamo sempre: non sono degno di partecipare alla tua mensa, e poi andiamo a fare la comunione? Proprio perché l’amore di Dio non è un premio per i sani, ma la medicina per i malati.