domenica 17 aprile 2022

16/04/22 VEGLIA PASQUALE

Quella di stasera è una veglia molto carica di simboli, gesti e parole, forse troppi. La cosa più importante è quella di riuscire ad interiorizzarli, e non è aggiungendo altre parole che si riesce a farlo: occorrerebbe silenzio. E non è ancora finita, perché l’eucaristia vera e propria comincia tra poco. Ma 

prima c’è la benedizione dell’acqua del fonte battesimale perché, fin dall’antichità, in Quaresima i catecumeni si preparavano a ricevere i sacramenti che venivano amministrati nella veglia pasquale. Ed è proprio comprendendo il segno del Battesimo, cosa vuol dire che siamo battezzati, ad aiutarci ad interiorizzare il significato della Pasqua e di quanto stiamo celebrando, cosa che ho voluto riassumere con queste parole: Dio fa risorgere i vivi. Perché, vedete, la risurrezione non è qualcosa che ha riguardato Gesù in un lontano passato o che riguarderà noi in un lontano futuro. La risurrezione non è la riesumazione di un cadavere. La risurrezione è una trasformazione: è il passaggio, da cui la parola Pasqua, da una vita mortale a una vita immortale, ed è qualcosa che inizia in questa nostra vita terrena. Noi possiamo vivere pochi o tanti anni, poi inevitabilmente arriva la morte del corpo, ma se in questa vita è accaduta in noi questa lenta trasformazione, questa risurrezione, ecco che la morte, quando arriverà, sarà solo del nostro corpo, non della nostra persona. Il Battesimo è il segno di tutto questo: l’acqua nella quale si viene immersi è il segno della nostra condizione mortale (perché l’uomo nell’acqua muore) dalla quale Cristo ci tira fuori, ci fa riemergere, donandoci lo Spirito del Padre che ci rende figli e lo Spirito del Figlio che ci rende fratelli. Se noi, nella vita, accogliamo lo Spirito di Dio e ci lasciamo guidare da lui seguendo la legge dell’amore, cosa succede? Ci succede quello che è accaduto a Gesù, che ha vissuto la sua vita di uomo così. Succede che pian piano ci trasformiamo, diventiamo divini, risorgiamo, cioè passiamo da una vita mortale ad una vita immortale, viviamo qui su questa terra una qualità di vita tale che quando sopraggiunge la morte del corpo, la nostra persona continuerà a vivere per sempre, in una forma e in una dimensione chiaramente diversa da quella che viviamo adesso. Come è accaduto a Gesù. Allora, la risurrezione di Gesù non è quella di un morto che torna a vivere, ma indica il fatto che quel Gesù che tutti pensavano e avevano visto ucciso sulla croce come un maledetto da Dio, in realtà non è mai morto, ma non perchè, siccome Gesù era Dio allora non poteva morire, ma il contrario: perchè un uomo che, come Gesù, vive la sua umanità con lo spirito del figlio che ama i fratelli non può morire. Per questo Dio si è fatto uomo, per mostrarci che se noi viviamo la nostra umanità come l’ha vissuta Gesù, il suo destino è anche il nostro. La fede cristiana è pensare, vedere le cose e vivere la vita secondo Cristo e sperimentare che, vivendo in questa logica, si è beati, cioè risorti, già adesso. E’ sentire dentro di sé che il seme del Battesimo sta germogliando, che ci stiamo trasformando. Il momento della morte del corpo segnerà poi il passaggio alla completa fioritura. Noi cristiani non crediamo genericamente che ci sarà una vita dopo la morte: in questo credono da sempre tutti gli uomini e le donne che credono in Dio, e tutti gli altri, anche chi lo nega, lo sperano. Noi cristiani crediamo che già adesso possiamo risorgere e diventare divini, se viviamo la nostra umanità come l’ha vissuta Gesù, lasciandoci guidare cioè dal suo Spirito e dalla forza dei sacramenti, che servono precisamente per trasformarci, cioè per farci risorgere.