lunedì 16 maggio 2022

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

A cosa serve venire a Messa, cosa vuol dire fare la comunione, che preghiera è l’adorazione eucaristica? Non so quanti di voi in questi giorni abbiano vissuto i momenti delle Giornate eucaristiche proposti nelle nostre parrocchie, ma questa antica devozione, che una volta si chiamava le 40ore, è un esercizio 

spirituale che serve proprio per aiutare a rispondere a queste domande. E per una felice coincidenza, le letture di questa quinta domenica di Pasqua sembrano fatte apposta per dare risposta a queste domande. Provo a spiegare il perché. Sono pagine stupende che raccontano la concretezza dell’amore, perché l’amore non è quello raccontato dalle soap opera, non è dirsi ti amo o chiamare qualcuno tesoro, ma è qualcosa di concreto. Ebbene, queste letture ci parlano della concretezza dell’amore che Dio ha per noi e di quanto concreto debba essere il nostro amore verso i fratelli. Paolo elenca 15 concrete caratteristiche dell’amore, sulle quali, tra l’altro, abbiamo concentrato l’attenzione nei momenti di predicazione di queste giornate eucaristiche, e quindi ora non sto a commentarle. L’amore, scrive Paolo, è paziente, benevolo, non è invidioso, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, si rallegra della verità, tutto scusa, tutto crede, tutto sopporta. Così ci ama Dio, e così siamo chiamati noi ad amare gli altri, come dice Gesù nel brano di vangelo. Il brano degli Atti degli Apostoli ci fornisce un’altra declinazione molto concreta della carità, l’aspetto sociale dell’amore: far sì che nessuno sia bisognoso. Ora, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, come si è soliti dire. Dovremmo correggere questa frase dicendo che tra il dire e il fare c’è di mezzo il pregare. Ecco a cosa serve venire a messa, fare la comunione e imparare ad adorare il santissimo sacramento: serve per ricevere l’amore di Dio, per guardarlo, per gustarlo, per mangiarlo, per assimilarlo, per farci da esso avvolgere, per gustarlo, per goderne, così da ricevere la forza per poterlo poi vivere concretamente verso gli altri. La partecipazione all’Eucaristia domenicale è un rifornimento d’amore; la comunione non è ricevere Gesù nell’ostia, ma nutrirci del suo amore per diventare noi ostie, pani che si spezzano per gli altri. Quindi, anche la preghiera di adorazione, come quella che faremo tra poco, dopo la comunione, facendo cinque minuti di silenzio, come va vissuta? Uno va in panico perché quando si vivono anche pochi minuti di silenzio, non si sa cosa fare, cosa dire, e vengono in mente mille pensieri. Ecco, io credo che l’adorazione vada invece vissuta con lo stesso spirito di godimento che uno prova quando fa la doccia. Che uno la faccia perchè è sporco, ha caldo, ha freddo, quando la fa, non deve fare niente, ma solo godere del piacere di sentire l’acqua scorrere sul corpo. Così è l’adorazione eucaristica: non bisogna dire nulla e fare nulla, come quando due innamorati si guardano negli occhi, ma bisogna mettersi a guardare in quel pane la concretezza dell’amore di Dio affinché questo amore ci faccia risorgere, ci dia vita, ci trasformi a sua immagine. E badate bene, il Signore non vuole essere adorato perchè è megalomane o narcisista, ma perché vuole immergerci nel suo amore e farci vivere del suo amore. Non vuole che viviamo PER lui o che amiamo gli altri PER lui, per far piacere a lui. Non è bello dire a uno: io ti ammazzerei, ma per amore di Dio, per carità cristiana, perchè vedo in te il volto di Dio, allora non lo faccio. Non è bello, anzi, è offensivo, perché uno non si sente amato per quello che è. Dio vuole che noi viviamo non PER lui, ma DI lui, DEL suo amore, e CON il suo amore, CON la sua forza, che impariamo a vivere PER il bene degli altri, nostri fratelli. Per questo si viene a Messa, per questo si fa la comunione, a questo serve adorare l’eucaristia.