lunedì 21 ottobre 2024

20/10/24 DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE

Oggi celebriamo una festa davvero speciale: la dedicazione del nostro magnifico Duomo di Milano! È un evento importante per tutti noi ambrosiani, una tradizione che celebriamo con gioia ogni terza domenica di ottobre. Ma non siamo gli unici! Anche Gesù, come ci racconta il Vangelo di oggi,

partecipava a una festa di dedicazione, quella del tempio di Gerusalemme. Dedicare un edificio, un oggetto o una persona a Dio significa riconoscere che appartiene a Lui. È come dare a Dio le chiavi di casa nostra e dirgli: "Fai come se fossi a casa tua!". Dedicazione vuol dire rendere sacro, consacrare, riservare a Dio qualcosa o qualcuno. Ma se gli edifici servono a noi, i nostri edifici, come le chiese, sono simbolo e rimando a un altro edificio, come ci ricorda San Paolo, e cioè la Chiesa, non quella fatta di mattoni, ma quella fatta di persone, di "pietre vive". In particolare, poi, la dedicazione della Cattedrale di una Diocesi, come per noi il Duomo di Milano, evidenzia la comunione che dobbiamo avere con chi è segno di Cristo capo, cioè il Vescovo. La Chiesa dunque, quella con la "C" maiuscola, è una comunità di persone convocate dal Padre, consacrate col Battesimo per essere membra di un unico corpo, quello di suo Figlio, il corpo di Cristo risorto. Pensateci, è davvero sorprendente: Cristo risorto continua a rendersi presente e ad agire con lo Spirito Santo attraverso noi, i battezzati. Gli altri, vedendo noi, dovrebbero vedere Gesù risorto, perché Lui è il capo del corpo e noi le membra. Come? Attraverso le opere che compiamo: solo le opere che compiamo testimoniano la nostra consacrazione. La visione di Isaia di una città forte e protetta, simbolo di pace e giustizia, ci invita a costruire una comunità unita e forte, dove prevalgono le opere dell'amore. Gesù, nel Vangelo, ci dice che sono le sue opere a testimoniare che è il Figlio di Dio. Allo stesso modo, anche noi dobbiamo compiere opere buone, quelle che San Paolo paragona all'oro, all'argento e alle pietre preziose, capaci di resistere al fuoco divino. Il fuoco di Dio è simbolo del suo amore che sempre brucia tutto ciò che amore non è, per cui, dopo la morte del corpo, la risurrezione di ciascuno, cioè la nostra completa trasformazione in Dio, si realizzerà se già in questa terra avremo costruito con pietre preziose, le opere dell’amore, altrimenti il fuoco dell’amore di Dio, con la paglia, brucerà anche noi, un po’ come le tre case della favola dei tre porcellini, la ricordate? Infine, ancora San Paolo ci avverte: se siamo il tempio di Dio e non viviamo la fraternità, distruggiamo il tempio di Dio. È come se dicessimo a Dio: "Grazie, ma preferisco fare da solo". Vuol dire che la salvezza è vivere la fraternità con tutti. Non possiamo dire di amare Dio se non amiamo i nostri fratelli. Preghiamo dunque che tutti i cristiani del mondo, perché siano sempre aperti dall’azione dello Spirito per il bene della Chiesa universale; per tutti i membri dei consigli pastorali delle parrocchie della nostra Diocesi che celebrano questa mattina il pontificale dell’Arcivescovo nel Duomo di Milano; per tutti i cristiani della nostra chiesa ambrosiana e per tutti i fedeli di questa parrocchia e della comunità pastorale: affinchè ciascuno, secondo la sua vocazione, operi per edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa. E così sia.