INTRO ALLA MESSA
Tutti conosciamo e ripetiamo il detto “Epifania tutte le feste le porta via”. In realtà non è così, perché l’Epifania non è solo la memoria della manifestazione di Gesù bambino ai Magi come Signore di tutti i popoli della terra, ma comprende altre tre grandi manifestazioni del Signore che, nella liturgia
Ambrosiana, vengono spalmate nel corso delle settimane successive al 6 gennaio. Queste manifestazioni sono: la prima quella del Battesimo di Gesù al Giordano che celebriamo oggi. La seconda quella alle nozze di Cana che celebreremo domenica prossima e la terza è quella della condivisione dei pani e dei pesci che però quest’anno non celebriamo perché cade nella quarta domenica di gennaio che è la festa della Santa famiglia.
OMELIA
Di che cosa è Epifania, il battesimo di Gesù al Giordano,
cioè che cosa manifesta? È un evento talmente importante che ne parlano tutti e
quattro i vangeli noi oggi abbiamo ascoltato la versione di Luca. Noi
confondiamo il battesimo che Gesù ricevette col battesimo che abbiamo ricevuto
noi, ma sono due cose completamente diverse. Il rito che compiva Giovanni
battista su coloro che si presentavano a lui serviva per esprimere non solo il
desiderio, ma la volontà di chi si faceva battezzare, di cambiare vita, di
morire al peccato e di diventare una persona nuova, fedele all’alleanza col
signore. In questo senso Gesù non aveva bisogno di essere battezzato. Perché
invece anche lui si sottopone a questo rito? Cominciamo a ricordare cosa vuol
dire la parola battesimo: è un termine greco che vuol dire immersione
nell’acqua. In questo senso è simile anche al nostro battesimo. Dico simile e
non uguale perché noi a differenza dei primi cristiani, quando veniamo
battezzati, non veniamo immersi nel fonte battesimale, sarebbe impossibile
viste le dimensioni. È un peccato perché in questo modo si perde il valore
simbolico di questo gesto. L’acqua rappresenta la nostra condizione mortale, il
fatto che noi dobbiamo morire: un uomo immerso nell’acqua annega, muore, ha
bisogno di qualcuno che lo tiri fuori, che lo salvi, Oddio vieni a salvarmi.
Tanto è vero che Gesù cosa dirà ai primi suoi discepoli che facevano i
pescatori? Venite e io vi farò diventare pescatori di uomini. Certo, perché un
pesce se lo tiri fuori dall’acqua muore, mentre un uomo se lo tiri fuori
dall’acqua, vive. Quindi l’immersione nell’acqua e subito dopo l’emergere
dall’acqua è il segno del fatto che Dio viene a salvarci dalla morte, perché
egli stesso è entrato nel sepolcro per tirarci fuori, per farci risorgere.
Questo ci aiuta precisamente a capire che cosa manifesta l’Epifania del
battesimo di Gesù al Giordano: è una prefigurazione della sua morte sulla croce
e della sua risurrezione, quindi della Pasqua, tant’è vero che sempre nel
Vangelo di Luca Gesù a un certo punto dirà c’è un battesimo che devo ricevere
e, scrivere evangelista, si stava riferendo alla morte a cui stava andando
incontro. Quello spirito che scende su di lui nel battesimo al Giordano è lo
stesso spirito che egli donerà dalla croce ed e fonderà su ogni uomo, spirito
d’amore perché è lo spirito del padre che ci rende suoi figli ed è lo spirito
del figlio che ci rende i suoi fratelli, cioè chiamati al suo stesso destino.
Il battesimo sacramento che noi abbiamo ricevuto è il segno che noi siamo
immersi non più nell’acqua della morte, ma nell’amore di Dio; che siamo
inzuppati dal suo spirito che ci dona la forza di vivere come Gesù, quindi di
diventare la nostra volta manifestazioni di Dio. Questo è il nostro compito, la
missione di noi battezzati.