martedì 9 settembre 2025

31/08/25 I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO (ANNO C)

INTRO

Con questa domenica inizia la seconda parte del lungo tempo dopo Pentecoste, quella si chiama delle settimane dopo il Martirio di san Giovanni Battista, festa che abbiamo celebrato venerdì. Se le letture di tutte le precedenti domeniche ci hanno fatto ripercorrere le tappe fondamentali della storia della

salvezza come viene narrata nelle pagine dell’AT, da Adamo fino ai Maccabei domenica scorsa, ecco che il Battista fa da ponte tra l’Antico e il Nuovo Testamento, perché riconosce che tutte le promesse di Dio si sono realizzate in Cristo. Da domani fino alla festa di san Francesco il 4 ottobre, prende il via l’iniziativa ecumenica “Tempo del Creato”. In un tempo in cui predominano voci di guerra e di violenza, scrive il Papa nel suo Messaggio, almeno noi, discepoli di Cristo, siamo chiamati ad essere semi di pace e di speranza, come ci richiama il Giubileo, a rendere percepibile la carezza di Dio sul mondo. Preghiamo per le vittime innocenti che, a causa delle ingiustizie causate dalle guerre in corso, tutto percepiscono tranne che la carezza di Dio, e riconosciamo con umiltà e pentimento le volte in cui, anche noi, non ci prendiamo cura del creato e delle creature.

OMELIA

La Parola di Dio non è un vecchio reperto da museo: attraversa i secoli come una freccia e arriva dritta a noi, oggi. Isaia, sette secoli prima di Cristo, lanciava parole di fuoco contro i capi di Israele: invece di praticare la giustizia e prendersi cura dei deboli, si aggrappavano a giochi politici e a profezie accomodanti che non disturbassero. Allora come oggi. Che bello se queste parole facessero breccia anche nelle scelte politiche di Israele e di tutti gli stati, compreso il nostro, che a volte denunciano solo a parole i massacri contro i palestinesi, senza avere il coraggio di fermarli davvero. Isaia avverte: questo peccato è come una crepa che, prima o poi, farà crollare tutto. Non è una minaccia, ma un avvertimento pieno d’amore: chi confida solo nelle proprie forze si autodistrugge. L’unica via è tornare a Dio: «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza». In altre parole: se non torniamo alla Legge dell’amore universale, siamo destinati al fallimento. Queste parole si legano benissimo al tema della Giornata del Creato, che celebriamo domani. Papa Leone XIV ci ricorda che il creato non è un campo di battaglia da sfruttare, ma un dono da custodire anche per chi verrà dopo di noi. Le ingiustizie ambientali, infatti, ricadono soprattutto sui più poveri e fragili. Ed è proprio a loro che Gesù rivolge lo sguardo. Dopo l’arresto del Battista, non si chiude in un bunker, ma comincia dalla Galilea, la periferia disprezzata di Israele, terra di stranieri e contaminazioni. Da lì, dove nessuno si sarebbe aspettato qualcosa di buono, risuona la profezia: «Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce». Gesù ci dice che la salvezza è per tutti, nessuno escluso. E questa non è solo una questione politica: riguarda anche noi. Quante volte pensiamo che Dio entri solo nelle stanze ordinate della nostra vita? E invece sceglie proprio le nostre “Galilee interiori”: i luoghi bui, disordinati, che vorremmo chiudere a chiave. È lì che Cristo porta la sua luce, è lì che rinasce la speranza. Il Giubileo ce lo ricorda: il Regno di Dio è vicino. Non è un sogno lontano, ma una realtà che nasce quando ci scopriamo figli amati dal Padre e fratelli tra di noi. Gesù lo inaugura, ma perché diventi concreto serve la collaborazione di tutti. Conversione significa proprio questo: vivere da fratelli, costruendo una società di pace, verità e giustizia. San Paolo lo dice chiaramente: «Cristo è morto per noi quando eravamo ancora peccatori». Dio non aspetta che siamo perfetti: ci ama nella nostra debolezza, gratuitamente. È un amore più forte di ogni peccato. All’inizio di questo nuovo anno pastorale, la Parola ci ricorda che non possiamo vivere di illusioni. La luce di Cristo vuole entrare nelle nostre crepe, proprio lì dove siamo fragili. Chiediamo allora che questo anno sia un tempo di ascolto, di fraternità e di responsabilità condivisa. Non domandiamoci solo cosa “gli altri” possono fare per noi, ma cosa ciascuno di noi può fare per il bene di tutti. Così la luce di Cristo potrà davvero brillare nel mondo attraverso di noi. Amen.