venerdì 24 ottobre 2025

19/10/25 DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE (ANNO C)

Oggi celebriamo una festa che, forse, a prima vista può sembrarci un po’ “lontana”, considerando che viviamo a Lecco: la Dedicazione del Duomo di Milano. E invece riguarda proprio noi, la nostra fede, la nostra comunità, il nostro modo di essere Chiesa.

Il Duomo è la casa del vescovo, il segno dell’unità di tutta la Chiesa ambrosiana, di cui noi facciamo parte. Attorno a quella cattedra — da cui viene la parola “cattedrale” — si raccoglie il popolo di Dio. E questo ci ricorda una cosa importante: la fede cristiana non si vive da soli. Non è una faccenda privata tra me e Dio, un percorso solitario che faccio nel mio angolo. Perciò, occorre che ognuno si interroghi sul modo in cui vive la propria appartenenza ecclesiale. Il profeta Isaia ci ha parlato di una città con porte sempre aperte, e questa città prefigura la Chiesa. Ma per essere una Chiesa dalle porte aperte… dobbiamo cominciare da cuori aperti, a partire dal modo di vivere l’Eucaristia, perché è dall’Eucaristia che nasce la Chiesa fatta da quelle pietre vive che siamo noi battezzati, come dice san Pietro nella lettura. Cuori che si lasciano coinvolgere, che salutano, che accolgono, che non scappano appena finita la celebrazione, che non abbassano gli occhi durante il segno di pace, che aderiscono con interesse alle iniziative, che si fanno promotori di iniziative, che non stanno dietro le quinte, che non dicono “cosa deve fare la parrocchia o la Chiesa per me e per gli altri”, ma “cosa posso fare io nella parrocchia, nella Chiesa e per gli altri”. Insomma, che non guardano alla Chiesa come a un ente estraneo che offre servizi religiosi o distribuisce sacramenti, ma come al Corpo vivente e glorioso di Cristo risorto del quale ognuno di noi fa parte dal giorno del Battesimo, corpo di cui Cristo è il Capo, corpo nel quale ognuno di noi, in forza della Cresima, è chiamato a svolgere una funzione. La Chiesa vive quando i suoi membri si sentono parte, quando si cercano, quando si sostengono, quando si vogliono bene. Ecco perché, in questo anno pastorale, ci risuona forte lo slogan: “Fatti avanti!”. Non stare a guardare, fatti avanti! La Chiesa ha bisogno di te, dei tuoi doni, della tua presenza, del tuo sorriso, del tuo tempo.

Perché la fede cresce solo se la condividiamo, solo se ci mettiamo in gioco insieme. Il Duomo, con le sue guglie che si innalzano verso il cielo, ci ricorda che la nostra fede è fatta per salire in alto… ma le sue fondamenta sono nella terra, nella comunità. Come dice Gesù nel Vangelo, la casa costruita sulla roccia resiste alle tempeste: e quella roccia è Lui, ma le pietre siamo noi, unite tra loro. Una pietra da sola non regge nulla… ma tante pietre insieme formano una casa salda e bella, se si fonda sull’ascolto orante della Parola e sulla partecipazione comunitaria all’Eucaristia. Se, da un lato, la diminuzione del numero delle Messe nella nostra comunità e dei cambiamenti di orari crea qualche disagio perché costringe a cambiamenti di abitudini, dall’altro diventa l’occasione per capire che la Messa non è una devozione privata, ma un evento ecclesiale celebrato da una comunità di cui io faccio parte. E allora oggi il Signore ci invita a riscoprire la gioia dell’appartenere. Non di appartenere per dovere, ma per amore. A sentirci parte viva della nostra parrocchia, della diocesi, della Chiesa universale. A interessarci andando a leggere e meditare ciò che il nostro vescovo o il Papa dicono, perché lì passa la voce dello Spirito. E allora oggi, mentre pensiamo al nostro Duomo che riflette un piccolo raggio della bellezza di Dio, ricordiamoci che il tempio più bello è quello che il Signore vuole costruire in ciascuno di noi, e tra di noi. Chiediamo la grazia di essere una Chiesa viva, accogliente, unita attorno al suo vescovo e fondata su Cristo, la nostra roccia. E che ciascuno di noi possa davvero dire: “Sì, Signore, eccomi… mi faccio avanti!”.