sabato 15 agosto 2015

ASSUNZIONE DI MARIA ANNO B

Il dogma dell’assunzione dice che Maria, nel momento della sua morte, fu assunta in cielo in anima e corpo. Ma anche Gesù, prima di lei, è asceso al cielo in anim a e corpo e siede alla destra del Padre, come proclamiamo nel Credo. Prima Gesù, come dice san Paolo ai Corinti nel brano che abbiamo letto oggi, poi coloro che appartengono a lui, come Maria. Proviamo a cercare di capire meglio
queste cose, anche perché qui c’è in ballo la no tra salvezza e siamo nel cuore della nostra fede: imparare a morire senza paura. Gira che ti rigira, stiamo sempre parlando della Pasqua di Gesù e delle sue conseguenze. Cosa significa che Gesù è risorto? Significa che è asceso al cielo in anima e corpo e che insieme a lui saranno assunti in cielo in anima e corpo, come Maria, tutti coloro che gli appartengono. Vuol dire che se io appartengo a Cristo, con la morte del mio corpo materiale, continuerò a vivere nel l’eternità di Dio: questa è la risurrezione, questa è la vita eterna, questo è il Paradiso. O credo in questa cosa qui, e allora imparo a pensare alla morte senza paura, o altrimenti essere cristiani e venire in chiesa non serve a niente. Purtroppo il linguaggio col quale la fede cerca di esprimere que sta verità è ambiguo e rischia di mandarci in confusione, ma è normale che sia così, perché si cerca di esprimere con parole umane una realtà talmente grande da essere inesprimibile con termini sempre adatti. Ci sono tre parole che vanno dunque precisate e ben interpretate: cielo, anima e corpo. Partiamo dal cielo. Gesù asceso al cielo, Maria assunta in cielo, Padre nostro che sei nei cieli: cosa vuol dire? L’errore è quello di pensare al cielo o all’universo in senso materiale, perché così facendo arriviamo a pensare, sbagliando, che il Paradiso è da qualche parte dell’universo oltre i miliardi di galassie. Il cielo è un’immagine per esprimere la grandezza di Dio, che in termini umani può essere paragonata al cielo. E dunque, dire cielo o Dio è la stessa cosa. Padre nostro che sei nei cieli vuol dire Padre nostro che sei Dio. E Dio è in cielo, in terra, dappertutto, in tutti coloro che si lasciano guidare dal suo Spirito, lo spirito dell’amore di Gesù, e allora ecco che la morte del corpo ci fa assumere in cielo come Gesù e la Madonna, nel senso che con la morte del corpo si entra in piena comunione con Dio. Tutti sappiamo che il nostro corpo, messo sotto terra o cremato che sia, torna ad essere polvere. Allora cosa vuol dire risurrezione della carne, assunzione in cielo anche del corpo? Il corpo è quello che noi siamo: senza un corpo non esisteremmo come esseri personali. Allora queste frasi significano non che il nostro corpo materiale, dopo la morte, si ricompone, si rianima, ma vuol dire che quello che io sono, la mia personalità, la mia coscienza e identità, proseguiranno per sempre. E i nfine l’anima. Noi siamo un corpo, ma il nostro corpo, a differenza di un corpo solo materiale come una pietra, si muove, e se si muove è perché è animato, perché contiene una quantità di energia maggiore del corpo stesso. Vale anche per le piante e per gli animali, ma negli esseri umani questa energia è decisamente superiore, perché siamo creati a immagine di Dio, e infatti abbiamo un dono che nessun altro essere vivente, animato, ha: la libertà, la coscienza. Dire anima e dire libertà è la stessa cosa. L’anima non è una nuvoletta, ma è la nostra libertà, la nostra coscienza, è ciò che ci rende sostanzialmente diversi da tutti gli altri esseri viventi. E qui nasce la sfida lanciata a noi umani, padroni del nostro destino, a seconda di come usiamo la nostra libertà. E questo dipende da come nutriamo la nostra anima. Se l’anima entra in contatto e si lascia guidare dallo Spirito santo di Gesù risorto, l’anima diventa spirituale, e quindi con la morte del corpo materiale essa continua a vivere in Dio. Ecco perché risorgono, cioè hanno la vita eterna, coloro che appartengono a Cristo. Se io appartengo a Cristo, perché ho vissuto col suo spirito, posso morire senza paura. Se non gli appartengo, se la mia anima, la mia libertà, la mia coscienza e dunque le mie scelte di vita non sono entrate in contatto con lo Spirito santo di Dio in noi, l’anima può morire insieme al corpo materiale, e questo è l’inferno. Ecco perché Dio desidera sempre perdonarci, perché la sua volontà, il suo disegno su di noi, è che noi abbiamo a vivere per sempre. Ripieni del suo amore, diventiamo capaci di amare, e solo chi ama vive, non chi respira soltanto, perché uno può respirare e vivere come un morto, se non ama. E Dio perdona tutti perché è Padre e vuole che tutti i suoi figli vivano, e vivono se si sentono amati anche quando sono cattivi, e così magari cambiano vita e diventano buoni. Quindi la festa di oggi non serve per estasiarci di fronte alla bellezza dell’irraggiungibile donna vestita di sole di fronte alla quale noi siamo delle schifezze, ma serve per stimolare il nostro cammino di fede perché impariamo, guardando Maria e aiutati dalle sue preghiere, a vivere come Maria per essere anche noi con lei e con tutti i santi defunti del Paradiso che pregano per noi. Un cammino che sarà sempre arduo, duro, faticoso, perché educare la nostra anima a vivere secondo lo Spirito di Dio, richiede sforzo. Lo sanno bene i genitori quanto sia difficile educare l’anima dei figli. Ma a ncora più difficile è educare l’anima di ciascuno di noi. È un combattimento spirituale, una lotta che la prima lettura descriveva molto bene. Perché, vedete, anche il libro dell’Apocalisse non descrive quella che potrebbe sembrare la trama di un film di fantascienza. Le folgori, le voci, gli scoppi di tuono, i terremoti, le tempeste di grandine, la donna vestita di sole che combatte col drago rosso con sette testa, corna e diademi, rappresentano la guerra tra gli spiriti che si agita in ciascuno di noi. La guerra tra lo spirito del male che ci conduce alla morte e lo spirito dell’amore che conduce alla vita, cioè alla salvezza operata da Cristo e donata a chi gli appartiene, come Maria, proclamata da Elisabetta beata fra tutte le donne, e tutte le generazioni successive la proclamano beata, ma non perché fu la mamma di Gesù, ma perché, come disse lo stesso Gesù, ha vissuto come Lui, ha ascoltato e messo in pratica la sua parola e dunque vive nell’eternità di Dio, come sarà per ciascuno di noi se faremo come lei.