Le letture di questa domenica ci aiutano ad approfondire un tema molto bello e importante: Dio dov’è,
dove lo
possiamo incontrare? Il punto di partenza ce lo offre la prima lettura che ogni domenica ci presenta un episodio
legato ad un avvenimento dell’Antico Testamento per
mostrare poi nel brano di vangelo in che modo Gesù
ne ha
svelato in pienezza il significato. E così le scorse
domeniche abbiamo incontrato Abramo, Mosè, Giosuè, i Giudici, e
domenica scorsa il re Davide mentre danzava davanti
all’Arca dell’Alleanza. Davide aveva promesso di fare una casa
a Dio. Ed ecco oggi il re Salomone, suo figlio, mentre adempie questa promessa costruendo il primo grande tempio di
Gerusalemme, sul monte Sion, che diventa così il cuore religioso di tutto Israele. Siamo circa 1000 anni prima della
venuta di Gesù. L’arca dell’Alleanza, con le due tavole della Legge, viene messa nel sacrario più interiore del tempio,
il Santo dei Santi, come per noi è il tabernacolo,
e lì la “nube”, la shekinà, la Gloria di Dio scende
a prendervi dimora.
Era il segno della presenza di Dio per il suo popolo, e così ogni ebreo saliva al tempio nelle feste principali e ogni
giorno venivano offerti i sacrifici. Ecco dove abita Dio: nel tempio di Gerusalemme, e così la città santa è desiderata
da ogni fedele che ripeteva: “L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore; quanto sono amabili le tue dimore”.
O, come abbiamo pregato anche noi col salmo di oggi, il salmo 28: prostratevi al Signore nel suo atrio
santo, nel suo
tempio tutti dicono Gloria. Certo, prostratevi nell’atrio del tempio, perché dove era custodita l’Arca
potevano
accedervi solo i sacerdoti. Ma anche lì, abbiamo letto che i sacerdoti non potevano rimanervi, perché
la shekinà, la
gloria del Signore, la nube oscura, riempiva il tempio. È bellissima questa immagine della Nube usata
dalla Bibbia per
dire che Dio non lo possiamo trattenere, la sua realtà profonda è inconoscibile, e ora vedremo come Gesù invece ce
la fa conoscere. Gesù non vide il tempio di Salomon
e perché esso fu distrutto dai Babilonesi, e di ritorno dall’esilio gli
ebrei ne costruirono un altro che poi a sua volta venne distrutto dai romani nel 70 d.C. Non è chiaro
quando sia
accaduto il famoso episodio della cacciata dei venditori dal tempio che abbiamo letto, perché ogni evangelista lo
colloca in momenti diversi. Matteo lo colloca dopo
l’ingresso di Gesù a Gerusalemme sull’asino. Il profeta Malachia
aveva preannunciato che il Signore sarebbe entrato
nel suo tempio
come fuoco che brucia tutto, e con Gesù questa
profezia si compie: la venuta di Gesù sull’asino, simbolo di umiltà e mitezza, distrugge, corregge, purifica tutte le
nostre false idee di Dio, per cui questo episodio va correttamente chiamato non la cacciata dei venditori dal tempio,
ma la purificazione del tempio e quindi delle false
idee di Dio che avevano e che abbiamo purtroppo anche noi. Dio è
potente e violento, pensiamo noi, e Gesù entra a Gerusalemme con un asino per dire che Dio è colui che
invece si fa
servo di tutti, e allora il vero potere è servire.
C’erano nel tempio i cambiamonete e i venditori di
colombe perché la
gente doveva comprare gli animali per il sacrificio, e chi proveniva da paesi stranieri aveva bisogno
di cambiare i soldi
e c’era chi, disonesto, ne approfittava. E questa è
l’idea di Dio che purtroppo anche noi dobbiamo continuamente
purificare perché è sbagliata, per questo Gesù rovescia i loro tavoli e le loro sedie. L’idea che Dio
è cattivo e terribile,
e allora bisogna fare qualcosa per lui, un sacrificio, per tenerlo buono, così poi non mi punisce e mi
accontenta.
Insomma, trattare Dio come se fosse una prostituta.
Gesù sulla croce mostrerà il contrario: non siamo
noi che ci
sacrifichiamo a lui, è lui che si sacrifica per noi
prendendo su di sé tutto il nostro male e perdonandoci: questa è la
sua gloria e il suo potere. Quindi Gesù dimostra di
essere lui il vero tempio di Dio: ecco dove Dio abita. Dio abita in
Gesù e in ogni uomo che come Gesù si sente figlio di un Dio che è Padre e ama i fratelli, e infatti Gesù, compiuti
questi gesti, si mise a curare ciechi e storpi, cio
è coloro che venivano esclusi e non potevano entrare nel tempio.
Citando i profeti Isaia e Geremia dice: la mia casa
è di preghiera e voi l’avete trasformata in un covo di ladri. La
preghiera è il Padre nostro che Gesù ha insegnato:
pregando il Padre nostro noi chiediamo al Signore non di esaudire
i nostri immediati desideri, ma di darci lo Spirito
di Gesù che ci fa diventare figli del Padre e fratelli degli altri, come
Gesù. Voi ne fate una casa di ladri, perché siamo ladri quando cerchiamo di rubare a Dio e agli altri
la loro vera
identità, quando facciamo diventare Dio un padrone
e trattiamo gli altri come schiavi. Ebbene, coloro
che
detenevano il potere si sdegnarono contro di lui perché stava rivoluzionando tutto il loro modo di pensare e di agire,
e volevano far tacere i bambini che invece avevano
capito, e questo vuol dire che solo se davanti a questa parola
rivoluzionaria ci mettiamo con lo spirito di un bambino, vergine, pronto a capire e a imparare, e non
con le nostre
idee preconcette, possiamo davvero convertirci (san
Paolo parlava di purificazione interiore), perché
altrimenti
andiamo avanti tutta la vita a pensare a un Dio che
non esiste proprio noi che siamo discepoli di colui che ci ha
rivelato il suo vero volto. Il tempio di Dio siamo
noi, dice Paolo. Ecco dove abita Dio, come dicevamo
prima: Dio abita
in Gesù e in ogni uomo che come Gesù, abitato dallo
Spirito santo, sente che Dio è un Padre che lo ama
e così riceve
il potere di vivere amando gli altri come suoi fratelli. Nutrendoci di Gesù presente nel pane e nel vino consacrati noi
diventiamo tempio della sua presenza, tabernacolo e
ostensorio.