domenica 16 agosto 2015

XII DOMENICA DOPO PENTECOSTE ANNO B 2015

Come ogni domenica dopo Pentecoste, le letture sono legate da un unico tema, ma per scoprirlo dobbiamo sempre partire dalla prima lettura, perché le pagine di sa n Paolo e i vangeli sono scelti a partire da questa. Di domenica in domenica abbiamo letto in ordine cronologico gli avvenimenti più importanti della storia della salvezza raccontati dalla Bibbia nell’AT, legati soprattutto ai grandi
personaggi di questa storia. Domenica scorsa si par lava del profeta Elia, e oggi del profeta Geremia. Ci troviamo in uno dei momenti più difficili e drammatici della storia di Israele, nel tempo in cui Nabucodonosor, re di Babilonia, conquistò Gerusalemme, la rase al suolo, compreso il tempio di Salomone, e gli ebrei furono deportati in esilio a Babilonia per 70 anni. Geremia si rivolge al popolo dicendo: come i profeti prima di me, io fino ad oggi sono 23 anni che vi dico con premura e insistenza che se continuavate ad abbandonare la legge del Signore e la sua alleanza, sareste stati castigati, voi non avete ascoltato e adesso vi ritrovate in questa situazione. Avete rifiutato Dio per servire gli dei stranieri? Questi sono i risultati. Nascono così alcune tra le pagine più drammatiche e poetiche dei salmi come quella che abbiamo pregato prima: lungo i fiumi di Babilonia sedevamo piangendo ricordandoci di Sion, cioè di Gerusalemme. Chi ci aveva deportato ci chiedeva di cantare canzoni allegre: ma come possiamo cantare i canti di Dio in una terra straniera? Secoli dopo, Gesù dirà agli israeliti che lo avevano rifiutato e cercavano di ucciderlo parole molto simili a quelle di Geremia, quelle che abbiamo appena letto nel vangelo: la vostra sorte sarà peggiore di quella degli abitanti di Sodoma e Gomorra. Anche san Paolo, come Gesù, da buon ebreo, che però era diventato suo discepolo e apostolo, non riesce a capacitarsi di come una parte del suo popolo continui ad essere così ostinata a rifiutare Gesù. Ma proprio perché alcuni hanno rifiutato, allora il vangelo è stato annunciato a tutti gli altri popoli. E così, prima o poi, vedendo la misericordia di Dio nei confronti dei pagani, gli israeliti che lo hanno rifiutato, diventeranno gelosi e si convertiranno a loro volta perché la chiamata di Dio alla salvezza è irrevocabile, Dio vuole salvare tutti, e per farlo si serve di alcuni. Pure Gesù, mandano in missione i suoi apostoli, lo abbiamo letto, dice loro: prima rivolgetevi alle pecore perdute della casa di Israele, non andate dai samaritani, poi, andrete da tutti. Cioè: prima convertitevi voi e così poi gli altri, vedendo voi, anche loro si convertiranno. Riassumendo, Dio chiama tutti alla salvezza, vuole che questa salvezza sia annunciata a tutti dai suoi discepoli che quindi devono essere i primi a capire che cos’è, chi non accoglie la salvezza subisce un castigo. Cerchiamo di capire meglio, per non prendere fischi per fiaschi. La salvezza cos’è? è quando io capisco che Dio è Padre, io sono suo figlio amato, allora capisco che la vita è un dono, che il Padre non vuole la mia morte, che la morte è l’incontro con lui, che quello che conta nella vita è sentirsi amati e amare gli altri come fratelli. Questo ce lo ha fatto vedere Gesù, il Figlio, con la sua vita e il suo insegnamento. Se capisco questo sono salvo, risorto, sono un uomo nuovo, vivo nella gioia che nasce dall’amore, mi sento amato e amo, è il regno di Dio, il Paradiso che inizia già adesso. Il castigo cos’è? Non è Dio che mi punisce, se no non sarebbe un Padre che mi ama; non è che se non mi converto, Dio mi manda in esilio e mi colpisce con disgrazie, come se lui fosse un severo giudice megalomane seduto su un trono che vuol essere servito e riverito, e guai a chi sgarra, per cui gli ebrei che lo hanno rifiutato sono perfidi, come si diceva una volta, e infatti da cui nacquero tanti sentimenti antisemiti, e bisogna cercare di convertire tutti perché sono tutti dannati e se non diventano cristi ani vanno all’inferno. No, proprio no. Per forza, poi, di fronte ad un Dio così molti hanno abbandonato o abbandonano la fede cristiana, anziché convertirsi. Il castigo è la conseguenza del rifiuto di questa buona notizia, ci oè della salvezza. Se non capisco e non vivo le cose che Gesù ci ha detto su Dio, su chi è Dio, chi sono io e chi sono gli altri, io sono morto, triste, angosciato, non mi sento amato, sono in preda alle mie paure e vivo nella rabbia, nell’egoismo, facendo guerre a tutti, cioè vivo già adesso all’inferno e genero inferno intorno a me. E allora prima devo co vertirmi io e capire queste cose, e poi predicarle agli altri con la mia vita, una vita vissuta nell’amore. Gli altri possono capire che la salvezza sta nel sentirsi amati da Dio e nell’amare se io li amo e li accolgo come fratelli: andate e predicate che Dio è vicino. Come? Guarite gli infermi che non stanno in piedi per colpa dell’egoismo; risuscitate i morti, perché chi non si sente amato è morto, e quindi amatelo così si sente vivo; purificate i lebbrosi, dove la lebbra è il peccato, e il peccato viene cancellato col perdono, quindi perdonate; scacciate i demoni che generano divisione e odio perché fanno pensare che non siamo fratelli e che Dio non è Padre, e quindi i demoni si scacciano portando pace dove c’è guerra; siete amati gratis da Dio, allora amate gratis anche voi. Poi è interessante perché dice: non portate niente, andate da poveri. Noi pensiamo che la missione è dare del nostro agli altri. Invece la missione è dare a ciascuno il suo. Non portate due tuniche, appunto, perché la seconda non è tua, ma è del fratello che non ce l’ha. Se vuoi andare in missione, devi averla già data; diversamente puoi essere scambiato per un mercante di vestiti usati in cambio di anime! E allora, se sei tu povero per primo, sarà l’altro che dovrà accogliere te, nella sua casa, nel tuo mondo, non solo tu che accogli lui nel tuo, e così viene il regno di Dio, dove persone diverse si accolgono e si amano perché si riconoscono fratelli e Dio ha creato il mondo a colori, non ci ha creati come stampini, tutti uguali, fotocopie, ma tutti a immagine di suo Figlio Gesù. Pensa te quante ripercussioni pratiche e politiche ha questo discorso e di quanta conversione hanno bisogno non gli altri, ma io, noi che siamo qui anche quest’oggi.