Le letture di queste domeniche dopo il Martirio di
san Giovanni Battista vogliono aiutarci a guardare
il mistero di
Gesù, aiutarci cioè a considerare vari aspetti dell
a persona di Gesù, a rispondere insomma alla domand
a delle
domande: chi è Gesù? E le letture di questa domenic
a ce ne danno tante di risposte che vanno comprese
dalla frase
centrale della lettera agli Ebrei, dove si dice di
tenere
fisso lo sguardo su Gesù che è colui che dà
origine alla fede e la
porta a compimento. Cosa vuol dire questa frase? Ve
dete, la fede in Dio, a differenza di quanto banalm
ente spesso si
pensa e si dice, è quanto di più naturale e ragione
vole ci sia. Chi non crede in Dio, crede in qualcos
’altro. Fede vuol
dire fiducia, e senza fede non si vive e non si fa
nulla. Nessuno mangerebbe nemmeno un piatto di mine
stra se non
avesse fiducia in chi l’ha preparata. La fede in Di
o nasce col primo uomo comparso sulla faccia della
terra: non c’è
popolo che non abbia una religione. Perché credere
in Dio vuol dire vuol dire dare un volto, un nome,
un
fondamento, una sorta di garanzia alle più grandi s
peranze che portiamo nel cuore, al desiderio di ben
e, di amore, di
giustizia, di verità, di vita che tutti ci portiamo
dentro. Non riusciamo a vivere se pensiamo di veni
re dal nulla e di
finire nel nulla. Non accettiamo che la morte del c
orpo sia la fine di tutto. Non possiamo vivere se n
on ci sentiamo
amati e non amiamo. Non ce la faremmo a superare tu
tti gli eventi catastrofici della vita se non avess
imo fiducia nel
fatto che domani andrà meglio. Ora, perché abbiamo
nel cuore questi desideri? Da dove nascono? Qual è
la loro
origine? Per mezzo di lui tutte le cose sono state
create, diciamo nel Credo. L’origine della fede è G
esù stesso, il Figlio
di Dio fatto uomo che chiama Dio col nome di Padre,
come viene ripetuto più volte nel vangelo di oggi.
Noi siamo
stati creati a immagine di Gesù, e quindi portiamo
tutti necessariamente nel cuore il bisogno di senti
rci figli amati da
un Dio che è Padre, è qualcosa che sentiamo dentro:
è lo Spirito di Dio dentro di noi che ci porta gen
eticamente alla
fede. In questo senso la fede è un dono. Qualcuno d
ice: io non ce l’ho, e se Dio esiste, questo dono n
on me l’ha dato.
Non è vero. Il problema è un altro. E’ che la vita
è così strana, complessa, e spesso picchia così dur
o che siamo
portati, tutti, chi più chi meno chi purtroppo tota
lmente, a pensare e a credere nelle nostre paure, c
he niente abbia
senso (e anche questa non fede è fede), oppure che
Dio sia cattivo, che ci voglia male, che voglia pun
irci, pensare
che i mali che ci sovrastano siano il modo con il q
uale egli ci castiga per i nostri peccati (e qui sa
rebbe meglio perdere
una fede così). Sentimenti bene espressi dalla pagi
na poetica di Isaia che abbiamo letto. Però già, se
andate a
rileggerla bene, veniva fuori che Dio non può esser
e così, e infatti le parole finali sono quelle di u
n Dio misericordioso
che perdona il suo popolo. E da cosa nasce questa i
ntuizione? Appunto dal fatto che geneticamente sapp
iamo di
essere oggetti di un destino buono che ci precede,
e questo deriva appunto dal fatto che siamo creati
come figli a
immagine di Gesù. Ma che Gesù sia all’origine della
fede vuol dire anche un’altra cosa: che Gesù è all
'origine di ogni
autentico atteggiamento di fede, è colui cioè che c
i fa vedere cosa vuol dire avere fede in Dio. Tanti
sono stati i
testimoni della fede, dice sempre la lettera agli E
brei. Anche Giovanni Battista, dice Gesù nel Vangel
o di oggi, è stato
un testimone. Ma la testimonianza di Gesù è più gra
nde di quella di tutti gli altri perché ci rivela c
hi è veramente Dio
e cosa vuol dire aver fede in Lui, perché Lui viene
direttamente da Dio, è l’incarnazione stessa di Di
o. Gesù
testimonia che Dio è Padre che ama i suoi figli per
ché egli sa e sente di essere Figlio amato, e agisc
e di conseguenza,
nel senso che le sue opere a loro volta testimonian
o la verità di quanto Gesù andava dicendo, perché e
rano opere
che facevano vedere l’amore smisurato del Padre, in
quanto Gesù, sentendosi figlio amato, considerava
e dunque
trattava tutti gli uomini come suoi fratelli. Ma c’
è anche l’altra frase: non solo Gesù è all’origine
della fede, ma è
anche colui che la porta a compimento. Cioè, è colu
i che con la sua risurrezione, passando proprio att
raverso
l’esperienza che facciamo tutti, della sofferenza e
della morte, ci mostra che le nostre speranze più
profonde che si
esprimono nella fede e che quando vengono deluse po
rtano al dubbio o a perdere la fede, sono invece be
n riposte,
non sono un’illusione. Gesù realizza, compie tutte
le attese di gioia che si esprimono con la fede. Pe
r cui, dice: viene
l’ora, ed è questa, in cui i morti che udranno la v
oce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascolt
ata, vivranno. Non
parla dei morti nel sepolcro, ma di noi: se non asc
oltiamo e crediamo nella sua voce, nella sua Parola
, in quello che ci
ha detto, siamo come morti, mentre se ora ci credia
mo, risorgiamo. Ed è questo il tremendo giudizio di
Dio (altra
parola che insieme a testimonianza compare più volt
e nel vangelo di oggi), il giudizio che il Padre ha
dato in mano a
Gesù, che dice: io da me non posso fare nulla, perc
hé quello che sono deriva dal fatto di essere suo f
iglio, e quello
che faccio è di conseguenza la volontà del Padre ch
e è quella di amare tutti i suoi figli, per cui, se
ntendomi da Dio
giudicato come suo figlio, io giudico tutti come fr
atelli da amare perché tutti, così, si sentano figl
i amati, e infatti
dalla croce Gesù perdona tutti. Ecco il giudizio st
upendo di Dio che ci libera dalla falsa idea di Dio
che ci porta a
pensare il suo giudizio come tremendo. Vedete dunqu
e come il problema, a questo punto, non è il giudiz
io che Dio
ha su di noi, ma il giudizio che noi abbiamo su Dio
, da cui deriva il giudizio che abbiamo su noi stes
si, sugli altri, sulla
vita e sulla morte. Se vediamo e viviamo le cose co
me Gesù, con la fede di Gesù, allora risorgiamo com
e Gesù,
perché sentiamo come questa fede davvero compie, re
alizza i desideri più profondi che ci portiamoci ac
corgiamo,
che sono dentro di noi perché appunto originariamen
te noi siamo di fatto figli amati, e Gesù rivela co
sì la verità di
noi stessi, quella che è all’origine della fede, ch
e fa scaturire la fede. La prova, dunque, che la te
stimonianza di Gesù
su Dio è vera ce la da la vita stessa. Fede è crede
re che Gesù ha ragione, fidarsi di lui, e la prova
che lui ha ragione e
che questa fede è ben riposta e non è un’illusione,
ce la da la vita stessa, perché se facciamo la sua
Parola, se viviamo
seguendo il suo Spirito, se viviamo come lui, ci se
ntiamo risorti ora, altrimenti siamo condannati a v
ivere una vita
d’inferno.