Le letture di queste domeniche dopo il Martirio di
San Giovanni Battista ci fanno tenere fisso lo sgua
rdo su Gesù per
aiutarci a scoprire ogni volta alcuni aspetti impor
tanti della sua persona. Se avete notato, in tutte
e tre le letture di
oggi si parla di una cosa molto bella: del mangiare
e del bere. Bella e fondamentale, perché mangiare
bene è bello,
ma in ogni caso mangiare è fondamentale se si vuol
vivere. Ne sanno qualcosa quei milioni di esseri um
ani che,
appunto, muoiono di fame. Forse, proprio perché man
giare è cosa così bella e fondamentale, Gesù fu pro
prio a
tavola che fece e disse le cose più importanti dell
a sua vita. Perché come il corpo ha bisogno del buo
n cibo per
nutrirsi, anche l’anima ha bisogno di nutrirsi bene
. E facendo questi banchetti voleva far capire che
è Lui il cibo per la
nostra anima, non altre cose. Per questo San Paolo,
ai Corinti, dice di stare attenti a quali banchett
i si partecipa,
perché un conto è partecipare a quello del Signore,
un altro a quello dei demoni. Il calice dei demoni
, dice, che è
un’immagine che richiama quando beviamo qualcosa di
drogato che poi fa star male e da le allucinazioni
. È quando
nutriamo la nostra anima non con la parola di Gesù,
ma assimilando altre parole, quando si vive sempre
in contatto e
in compagnia di persone che il pensiero di Cristo n
on sanno nemmeno dove sta di casa, per cui invece d
i essere noi a
comunicare loro la vita di Dio, sono loro a farci a
llontanare da Lui; è quando facciamo diventare le c
ose e le persone
degli idoli, degli assoluti che prendono il posto d
i Dio, e così uno vive per i soldi, il successo, l'
apparenza, il lavoro, la
salute, pensa solo a stesso, a star bene lui e i su
oi cari e chi se ne frega degli altri, e così vive
in affanno, pieno di
paure, in difensiva, perché ha paura di perdere qu
este cose, pensa che se le perde, ha perso tutto, p
oi alla fine
comunque si perde tutto perché si muore, uno pensa
che la morte è la fine di tutto, e così va in crisi
e butta via
l’esistenza. Invece Dio desidera il contrario. Che
noi partecipiamo al suo banchetto. E il banchetto p
iù importante che
Gesù fece fu durante l’ultima cena dove inventò la
messa. Tanto è vero che ogni volta che celebriamo l
a Messa cosa
dice il prete? Beati gli invitati alla Cena del Sig
nore. Dice beati, e quindi tutti dovrebbero essere
felici, e invece spesso
il prete vede davanti a sè delle facce smorte, ma n
on perché sono stanche o la messa è durata troppo,
ma perché
non ci si rende conto di quello che si sta facendo.
Nella prima lettura si diceva che Dio è come un ar
chitetto che
costruisce una casa perfetta e solida, antisismica,
e prepara un banchetto a cui invita tutti gli ines
perti per renderli
sapienti con la sua sapienza, con la sua Parola. Co
me a scuola, solo che nella scuola di Dio non ci so
no i banchi, ma
c’è un banchetto, con sopra del cibo sostanzioso e
dell’ottimo vino. Questa cosa del banchetto, del pr
anzo, della
cena, del mangiare e del bere insieme, è segno di v
ita, di gioia, di fraternità, di comunione, di amor
e. Purtroppo oggi
il gusto di stare a mangiare insieme lo si è perso,
anche in famiglia, dove magari uno mangia in piedi
, o mangia prima
o mangia dopo e quando è a tavola guarda il cellula
re o la tv invece di parlare con gli altri. Però no
n c'è una festa
nella quale non ci sia qualcosa da mangiare e da be
re. Che belle quelle feste dove ciascuno porta qual
cosa da
mangiare per gli altri. Che brutto quando qualcuno
se ne sta isolato e non partecipa o viene escluso.
Nella Messa il
tavolo è l'altare (la mensa), le sedie purtroppo so
no in legno o in plastica e non sono molte comode,
ma che brutto
quando succede che, soprattutto le volte in cui in
chiesa c’è poca gente, che qualcuno si mette isolat
o, da solo, da
una parte, lontano dagli altri, standosene sempre z
itto perché non risponde e non canta insieme agli a
ltri, oppure
parlando a sproposito quando dovrebbe stare zitto e
si fa gli affari suoi. Mangiando tutti lo stesso c
ibo, diventiamo
tutti una cosa sola, pur restando ognuno se stesso,
dice sempre san Paolo nel brano di oggi. Come allo
stadio quando
persone diverse tifano insieme per la stessa squadr
a. Mangiando tutti lo stesso cibo che è Gesù, prese
nte realmente
nei segni del pane e del vino, diventiamo tutti una
cosa sola con Lui. Una cosa, questa, che scandaliz
zava i suoi
ascoltatori che non credevano in lui e che dicevano
, lo abbiamo letto: ma come fa costui a darci la su
a carne da
mangiare? Anche a noi può apparire strana questa co
sa e chi non la capisce potrebbe pensare che i cris
tiani sono dei
cannibali. In realtà non è così. Il punto è che per
parlare di cose spirituali bisogna usare delle imm
agini e dei segni
terreni, come Dio che è Spirito e che per comunicar
si agli uomini si è fatto uomo. Questa cosa di un D
io che vuole
farsi mangiare da noi non è così strana, se ci pens
ate bene. Chi non ha mai detto o sentito quella fra
se che si dice a
qualcuno quando lo si ama immensamente: ti mangerei
!!?? Voler mangiare chi si ama e farsi mangiare da
chi si ama
esprime il desiderio di unirsi totalmente alla pers
ona amata. Quando nel pane mastico il suo corpo, qu
ello è il bacio
del suo amore. La carne, il corpo di Gesù è la sua
umanità. Uno diventa quello che mangia, se mangia c
ose buone o
cattive lo si capisce da come sta dopo in salute. M
angiare il suo corpo vuol dire assumere la sua uman
ità, voler
essere uomini e donne come Lui, ed è Lui che rende
possibile questa cosa dandoci se stesso come cibo.
Ma non è un
rito magico. Non è che per magia, facendo la comuni
one, mi trasformo. Un cibo o una medicina fanno eff
etto anche
se io non mi accorgo di quello che sto prendendo, a
nche se non mi piacciono, anche se non voglio prend
ere il cibo e
la medicina. Nel caso dell’eucaristia non è così. I
l processo di assimilazione è lento, dura tutta la
vita. Masticare il suo
corpo vuol dire ascoltare e assimilare la sua Parol
a, farla entrare in me, imparare a pensare come Lui
e, soprattutto,
desiderarlo. Se non lo desidero, non succede niente
; ma se lo desidero e lui non mi desse se stesso, n
on ce la farei. E
se lo desidero, se mi nutro del suo corpo cosa succ
ede? Che beviamo anche il suo sangue. Il sangue è l
a vita, senza
sangue si muore. Assimilando il suo corpo, Gesù ci
dona il suo sangue, cioè la sua vita divina, ci dà
il suo Spirito, e
quindi ci fa diventare come Lui, ci toglie il nostr
o sangue infetto che ci fa ammalare, che ci fa vive
re male la vita,
nell'egoismo, nella stupidità, nel non senso, nelle
nostre paure, e ci dà la vita divina, ci fa risorg
ere adesso, ci fa
diventare come Lui, e diventando come Lui diventiam
o come Dio, e scopro che diventare come Dio non vuo
l dire
andare in giro a fare miracoli o a comandare su tut
ti, ma andare in giro ad amare, a perdonare, a pren
dermi cura di
tutti, a farmi servo di tutti, a lavare i piedi a t
utti, perché Dio è questo, e questa è la vita etern
a, la vita divina che ci
fa essere donne e uomini veri.