Sarebbe bello predicare avendo una cartina geografi
ca che ci aiuta a localizzare tanti nomi di luoghi
che leggiamo
nella Bibbia, per averli sotto gli occhi. Nel vange
lo di oggi, per esempio, si parla delle terre di Za
bulon e Neftali in
Galilea. La Galilea è la regione più a nord della P
alestina, dove ci sono le città di Nazareth e di Ca
farnao, e Zabulon e
Neftali erano due zone della Galilea, il cui nome d
erivava da due delle dodici tribù di Israele. E’ lì
che il vangelo di
Matteo fa iniziare la predicazione di Gesù. Gesù er
a andato in Giudea, a sud, dove ci sono, per intend
erci, le città di
Gerusalemme e la piccola Betlemme. Lì c’è il desert
o, dove rimase 40 giorni. E lì, sulle rive del Gior
dano, predicava il
Battista e Gesù ricevette il battesimo. Dopo il suo
arresto, Gesù pensò bene di andarsene al Nord, e M
atteo
interpreta questa cosa come la realizzazione della
profezia di Isaia che diceva come i popoli di quest
e terre che
vivevano nelle tenebre avrebbero visto per primi un
a grande luce. Questo perché la Galilea era piena d
i pagani,
infatti è chiamata Galilea delle genti. E le prime
parole pronunciate da Gesù nel Vangelo di Matteo al
l’inizio della sua
attività e della sua predicazione sono le stesse ch
e diceva il Battista prima di essere arrestato: con
vertitevi, perché il
regno dei cieli è vicino. Anche il profeta Isaia, c
irca 700 anni prima di Cristo, diceva al popolo di
Israele le medesime
cose: convertitevi. Lo abbiamo ascoltato nella prim
a lettura. Di per sé, tutti i profeti della Bibbia,
seppur ciascuno in
modo diverso, ripetevano sempre il medesimo invito
alla conversione. Perché in fin dei conti tutta la
Bibbia, in
particolare l’Antico Testamento, racconta una cosa
sola: l’amore di Dio per il suo popolo Israele, e i
l suo popolo che
nel corso della sua storia tormentata che abbiamo r
ipercorso nelle sue tappe fondamentali durante le s
ettimane
passate del tempo dopo Pentecoste, da Abramo ai Mac
cabei di domenica scorsa, non fa altro che essere i
nfedele a
questo amore. Ed è la nostra storia, la storia dell
’uomo di sempre, anche di noi cristiani. Al posto d
i Zabulon e Neftali
possiamo mettere la Brianza o l’Aspromonte, l’Asia
o l’America, casa mia o la casa del mio vicino. Più
in profondità,
possiamo mettere la mia interiorità: la Galilea del
le genti che ha bisogno di vedere la luce è luogo d
i tenebra e di
morte, separato da Dio, pieno di egoismo e disperaz
ione, e non si trova in qualche luogo della terra,
non si rintraccia
su qualche cartina geografica, semplicemente perché
è dentro di me. E’ dunque dentro di me che Gesù po
rta
l’annuncio di una grande luce che è l’amore di Dio
a cui convertirsi. I profeti, che a seconda delle d
iverse epoche e
situazioni, cercavano di richiamare il popolo ad es
sere fedele al Signore, non venivano ascoltati, cos
ì capitò ad Isaia,
fino ad arrivare al Battista, per non parlare di Ge
sù, che era ben più di un profeta. La parola conver
sione suggerisce
l'immagine di una persona che, accorgendosi di camm
inare su una strada sbagliata, decide di tornare su
i suoi passi e
di incamminarsi in una direzione diversa. Quindi la
conversione è una presa di coscienza "esistenziale
" e che conduce
a cambiare il corso della propria vita, riorientand
o i propri atteggiamenti e comportamenti secondo cr
iteri diversi da
quelli seguiti fino a quel momento. Per noi signifi
ca vivere la vita secondo i criteri che Gesù ci ha
insegnato.
Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino. E’
lui il regno dei cieli, perchè Gesù rivela la legg
e divina che regola
l’universo, quella di un Dio che è Padre che ama i
suoi figli perché i suoi figli si amino come fratel
li. Paolo, nel brano
della lettera ai Romani, parla precisamente dell’am
ore di Dio che ci ha riconciliati a lui, nonostante
le nostre
infedeltà. Anzi, proprio a partire dalle nostre inf
edeltà: ci ha amato quando gli eravamo nemici. Dio
rispetta la nostra
libertà di fare il male e cosa fa quando facciamo i
l male? Non aggiunge altro male, ma si dona. E così
siamo chiamati
a fare anche noi. Questa è la conversione. Cambiare
testa, assumere il pensiero di Cristo che rivoluzi
ona il nostro
modo di vedere Dio, noi stessi, gli altri, la vita
e la morte. Quando? Ora, il Regno dei cieli è vicin
o. La traduzione
esatta non è vicino, ma qui. In genere noi viviamo
nei ricordi del passato o nella speranza del futuro
, nel “già” che
non c’è più o nel “non-ancora” che ancora non c’è.
Gesù ci richiama a vivere “ora”, il tempo tra il gi
à e il non-ancora:
è l’unico che c’è, il solo in cui incontriamo colui
che è. Infatti ciò che desideriamo è “qui”, non al
trove. Basta che ci
convertiamo, cambiando direzione ai nostri occhi e
ai nostri piedi. Ma questa conversione può accadere
quando
capisco che davvero è conveniente per la mia vita,
è l’unica via di salvezza. Ed è possibile perché, c
ome spiegava
sempre san Paolo, Dio ha riversato il suo amore in
noi con lo Spirito santo. Occorre prenderne coscien
za. E come si
fa? C’è una parolina magica usata da Isaia, ma che
compare tantissimo in altre parti della Bibbia, ed
è la parola:
calma. Non solo nella conversione, ma nella calma s
ta la vostra salvezza, perché la calma crea le cond
izioni per
ascoltare la voce di Dio. Calma che vuol dire quiet
e, silenzio, assenza di rumore dentro e fuori di me
, perché Dio
parla nel silenzio del cuore e della mente. Qui si
aprirebbe un’altra predica, io invece la chiudo qui
, ponendo
semplicemente una domanda a me stesso e a ciascuno
di voi: quanto tempo delle nostre giornate e della
nostra vita
dedichiamo a questo prezioso esercizio? Che non con
siste nel fermarsi a pensare, perché i pensieri del
la mente
fanno più rumore delle macchine in autostrada, ma a
lasciar risuonare dentro di noi l’unica parola cap
ace di generare
pensieri, sentimenti e decisioni vere, cioè la Paro
la di Dio.