INTRODUZIONE ALLA MESSA
Lunedì prossimo, 29 agosto, è la festa del martirio
di san Giovanni Battista, una data che nel calenda
rio liturgico
ambrosiano segna un punto di arrivo e di nuova part
enza del tempo dopo Pentecoste, e infatti la domeni
ca di oggi si
chiama, come potete leggere sul foglietto, domenica
che precede il Martirio di san Giovanni Battista,
il Precursore di
Gesù. Il Battista fa da ponte tra l’Antico e il Nuo
vo
Testamento, infatti tutte le promesse di salvezz
a fatte da Dio al
popolo di Israele si realizzano in Gesù. E così, do
po quattordici domeniche che le prime letture ci ha
nno fatto
ripercorrere le tappe fondamentali della storia di
Israele, la lettura di oggi ci farà ascoltare gli u
ltimi avvenimenti
accaduti prima della venuta di Gesù, all’epoca dei
Maccabei che, prima del Battista e come il Battista
, resero la loro
testimonianza di fede fino al martirio.
(Ma ora, com’è di consueto nella messa vigiliare ve
spertina, entriamo nella domenica, e cioè nella mem
oria della
Pasqua di Cristo, con la proclamazione di uno dei v
angeli della risurrezione)
(Allora iniziamo l’Eucaristia domandando perdono pe
r la nostra spesso debole fede quando non riesce a
tradursi in
autentica testimonianza)
OMELIA
C'è una parola che compare sia nella prima lettura
sia nel Vangelo, la parola
scandalo
. In greco, scandalo è un
ostacolo, ad esempio una pietra, che uno non vede e
quindi ci inciampa, cade e si fa male, e da qui na
sce
l’espressione “la pietra dello scandalo”. Scandalo
noi lo intendiamo come dare cattivo esempio. Nella
prima lettura
abbiamo la figura di questo vecchio israelita, Elea
zaro, che pur di non rinnegare la sua fede preferis
ce essere messo a
morte, perché non vuole che i giovani si scandalizz
ino, non vuole essere di cattivo esempio, pietra de
llo scandalo,
appunto. E così muore martire, e martire vuol dire
testimone. Anche nel Vangelo Gesù dice ai suoi disc
epoli di non
essere di scandalo verso i piccoli, e lo scandalo c
onsiste nell’essere doppi. Ecco perché dice di tagl
iare quelle membra
del corpo che abbiamo doppie, come le mani, i piedi
e gli occhi. Che tradotto vuol dire che non si può
con una mano
predicare la carità e con l’altra rubare. Assistere
i bambini di giorno e usare violenza su di loro di
notte. Pregare Dio e
odiare il fratello. Ora, da un lato mi piacerebbe a
pprofondire meglio queste pagine, e invece scelgo d
i spostare il
discorso su un altro tipo di scandalo, quello che i
n questi giorni, contrassegnati dall’immane tragedi
a del terremoto
che ha colpito le regioni del Lazio e delle Marche,
provano in molti, e magari anche noi, nei confront
i di Dio. Dio
diventa per noi motivo di scandalo quando ci chiedi
amo: ma dov’è? perché permette certe cose? Dov’è il
suo
amore? Vi faccio notare che Gesù non dava cattivi e
sempi, però in molti si scandalizzavano di Lui, per
ché parlava di
Dio in un modo nuovo, faceva vedere che Dio non è q
uello che pensavano loro, e indicava un modo di viv
ere
completamente diverso dai criteri del mondo. E diss
e: beato chi non si scandalizzerà di me. Il guaio è
quando pure
noi tutti che ci diciamo suoi discepoli continuiamo
a scandalizzarci di Dio di fronte a queste tragedi
e nonostante
quello che ci ha mostrato Gesù, e questo perché con
tinuiamo ad andare avanti a pensare Dio a modo nost
ro. Invece
qual è la scandalosa risposta di Gesù di fronte a q
ueste domande? Anzitutto: dov’è Dio in questi momen
ti? Dio è lì
con i terremotati, senza casa anche lui, sulla croc
e come loro, povero cristo come tutti quei tutti po
veri cristi: ecco i
piccoli del vangelo di oggi. E chi accoglie uno di
loro nel suo nome, accoglie lui, perché Dio si è fa
tto piccolo. Ecco
perché dice che occorre farsi piccoli per entrare n
el regno dei cieli, perché se ci facciamo piccoli d
iventiamo come
Dio. E chi si fa piccolo per aiutare gli altri picc
oli, fa quello che ha fatto Gesù, e così l’amore di
Dio si manifesta
attraverso tutti coloro che, come Gesù, non se ne s
tanno con le mani in mano e di fatto si fanno pross
imi in tutti i
modi possibili e immaginabili per aiutare questa ge
nte, perché le forme di aiuto sono tante. E poi, l’
altra domanda:
ma perché se Dio è onnipotente permette queste cose
? Gesù ci ha mostrato che Dio non è onnipotente com
e
pensiamo noi, ma è onnipotente perché ama dandoci l
a sua stessa vita, che è lo Spirito che ci fa esser
e uomini nuovi,
risorti, capaci di affrontare le croci e i problemi
come ha fatto lui. E poi. Non è che Dio permette i
l male. Il male c’è e
ci scandalizza perché dentro di noi c’è l’anelito a
l bene, alla gioia, all’armonia, alla pace, e ci sc
andalizza perché è
appunto pietra di inciampo ai nostri desideri di gi
oia. Il male c’è ed è inevitabile che ci sia: è ine
vitabile che vi siano
scandali. Si riferisce al male che fanno gli uomini
, perché siamo creati liberi. Di questo dobbiamo sc
andalizzarci ed
indignarci, come abbiamo letto nel vangelo: quando
con una mano i politici fanno promesse e con l’altr
a rubano i
soldi che servono per costruire case più sicure. Ma
c’è anche il male che deriva dalle forze della nat
ura, una natura
che in questi casi non ci appare come madre, ma com
e matrigna. Solo che ce ne accorgiamo quando certe
cose ci
toccano da vicino. Dimenticando che è attraverso te
rremoti, alluvioni e disastri naturali che si è for
mato il mondo, e
ne avvengono ogni giorno, ma se avvengono lontano d
a noi non ce ne accorgiamo, e tutto prosegue liscio
, tranne
per chi ne rimane coinvolto. E ogni volta che uno m
uore per una malattia o per un incidente, o uno nas
ce con una
malformazione, è sempre un terremoto per chi viene
coinvolto, cambia solo la quantità delle vittime. N
on è che Dio
permette la sofferenza: tutto nasce, cresce, si svi
luppa e muore, e in mezzo c’è sofferenza. Se fosse
possibile una vita
senza sofferenza, nemmeno Gesù avrebbe sofferto e s
arebbe morto in croce. Eppure, di fronte alla soffe
renza, al
caos, al disordine, in noi c’è il continuo anelito
a porvi rimedio. Non solo in noi. In tutto l’univer
so. Altrimenti come si
spiegherebbe che dal disordine dell’universo, dal c
aos primordiale emerso dal big bang sia accaduto ch
e in miliardi e
miliardi di anni sia venuta fuori non solo la vita,
ma addirittura la vita di uomini e donne capaci a
loro volta di dare la
vita per gli altri? Vuol dire che il mondo ha dent
ro di sé una forza che lo conduce dal caos all’armo
nia, così come
dentro di noi c’è una forza che ci porta a porre ri
medio al male, al disordine, alla sofferenza, sping
endoci a lottare
per il bene, la giustizia, la verità. Se non ci fos
se il male, non nascerebbe l’anelito al bene. E que
sta forza che ci
pervade e che pervade tutto l’universo è lo Spirito
del Signore. Se tutto fosse destinato a finire nel
caos, nessuno
sentirebbe l’impulso ad arginarlo, a vincerlo, a do
marlo. E la risurrezione di Gesù non è altro che lo
svelamento di
questa verità: che la vittoria non è del caos, del
disordine, del male; che il nostro destino non è fi
nire sotto terra o tra
le macerie, ma un altro. Come dice san Paolo nel br
ano agli Efesini di oggi: qui viviamo temporaneamen
te come in
una tenda, e lo sanno bene i terremotati, di là avr
emo una dimora che invece è eterna, per cui la mort
e non è più un
male velenoso, perché è invece il passaggio nell’ab
braccio eterno del Padre. Male non è dunque morire,
male è
essere responsabili della morte degli altri. Ecco,
questa è la scandalosa risposta di Dio alle nostre
domande.
Scandalosa perché, appunto, come dicevo, noi prefer
iremmo un Dio tappabuchi. E allora, soprattutto in
questi
momenti, o ci mettiamo seriamente ad approfondire i
l nostro credo che tra poco ripeteremo, o altriment
i facciamo
prima a diventare atei o a cambiare religione.