domenica 28 agosto 2016

DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO

INTRODUZIONE ALLA MESSA
Lunedì prossimo, 29 agosto, è la festa del martirio di san Giovanni Battista, una data che nel calenda rio liturgico ambrosiano segna un punto di arrivo e di nuova part enza del tempo dopo Pentecoste, e infatti la domeni ca di oggi si chiama, come potete leggere sul foglietto, domenica che precede il Martirio di san Giovanni Battista, il Precursore di Gesù. Il Battista fa da ponte tra l’Antico e il Nuo vo
Testamento, infatti tutte le promesse di salvezz a fatte da Dio al popolo di Israele si realizzano in Gesù. E così, do po quattordici domeniche che le prime letture ci ha nno fatto ripercorrere le tappe fondamentali della storia di Israele, la lettura di oggi ci farà ascoltare gli u ltimi avvenimenti accaduti prima della venuta di Gesù, all’epoca dei Maccabei che, prima del Battista e come il Battista , resero la loro testimonianza di fede fino al martirio. (Ma ora, com’è di consueto nella messa vigiliare ve spertina, entriamo nella domenica, e cioè nella mem oria della Pasqua di Cristo, con la proclamazione di uno dei v angeli della risurrezione) (Allora iniziamo l’Eucaristia domandando perdono pe r la nostra spesso debole fede quando non riesce a tradursi in autentica testimonianza)

OMELIA
 C'è una parola che compare sia nella prima lettura sia nel Vangelo, la parola scandalo . In greco, scandalo è un ostacolo, ad esempio una pietra, che uno non vede e quindi ci inciampa, cade e si fa male, e da qui na sce l’espressione “la pietra dello scandalo”. Scandalo noi lo intendiamo come dare cattivo esempio. Nella prima lettura abbiamo la figura di questo vecchio israelita, Elea zaro, che pur di non rinnegare la sua fede preferis ce essere messo a morte, perché non vuole che i giovani si scandalizz ino, non vuole essere di cattivo esempio, pietra de llo scandalo, appunto. E così muore martire, e martire vuol dire testimone. Anche nel Vangelo Gesù dice ai suoi disc epoli di non essere di scandalo verso i piccoli, e lo scandalo c onsiste nell’essere doppi. Ecco perché dice di tagl iare quelle membra del corpo che abbiamo doppie, come le mani, i piedi e gli occhi. Che tradotto vuol dire che non si può con una mano predicare la carità e con l’altra rubare. Assistere i bambini di giorno e usare violenza su di loro di notte. Pregare Dio e odiare il fratello. Ora, da un lato mi piacerebbe a pprofondire meglio queste pagine, e invece scelgo d i spostare il discorso su un altro tipo di scandalo, quello che i n questi giorni, contrassegnati dall’immane tragedi a del terremoto che ha colpito le regioni del Lazio e delle Marche, provano in molti, e magari anche noi, nei confront i di Dio. Dio diventa per noi motivo di scandalo quando ci chiedi amo: ma dov’è? perché permette certe cose? Dov’è il suo amore? Vi faccio notare che Gesù non dava cattivi e sempi, però in molti si scandalizzavano di Lui, per ché parlava di Dio in un modo nuovo, faceva vedere che Dio non è q uello che pensavano loro, e indicava un modo di viv ere completamente diverso dai criteri del mondo. E diss e: beato chi non si scandalizzerà di me. Il guaio è quando pure noi tutti che ci diciamo suoi discepoli continuiamo a scandalizzarci di Dio di fronte a queste tragedi e nonostante quello che ci ha mostrato Gesù, e questo perché con tinuiamo ad andare avanti a pensare Dio a modo nost ro. Invece qual è la scandalosa risposta di Gesù di fronte a q ueste domande? Anzitutto: dov’è Dio in questi momen ti? Dio è lì con i terremotati, senza casa anche lui, sulla croc e come loro, povero cristo come tutti quei tutti po veri cristi: ecco i piccoli del vangelo di oggi. E chi accoglie uno di loro nel suo nome, accoglie lui, perché Dio si è fa tto piccolo. Ecco perché dice che occorre farsi piccoli per entrare n el regno dei cieli, perché se ci facciamo piccoli d iventiamo come Dio. E chi si fa piccolo per aiutare gli altri picc oli, fa quello che ha fatto Gesù, e così l’amore di Dio si manifesta attraverso tutti coloro che, come Gesù, non se ne s tanno con le mani in mano e di fatto si fanno pross imi in tutti i modi possibili e immaginabili per aiutare questa ge nte, perché le forme di aiuto sono tante. E poi, l’ altra domanda: ma perché se Dio è onnipotente permette queste cose ? Gesù ci ha mostrato che Dio non è onnipotente com e pensiamo noi, ma è onnipotente perché ama dandoci l a sua stessa vita, che è lo Spirito che ci fa esser e uomini nuovi, risorti, capaci di affrontare le croci e i problemi come ha fatto lui. E poi. Non è che Dio permette i l male. Il male c’è e ci scandalizza perché dentro di noi c’è l’anelito a l bene, alla gioia, all’armonia, alla pace, e ci sc andalizza perché è appunto pietra di inciampo ai nostri desideri di gi oia. Il male c’è ed è inevitabile che ci sia: è ine vitabile che vi siano scandali. Si riferisce al male che fanno gli uomini , perché siamo creati liberi. Di questo dobbiamo sc andalizzarci ed indignarci, come abbiamo letto nel vangelo: quando con una mano i politici fanno promesse e con l’altr a rubano i soldi che servono per costruire case più sicure. Ma c’è anche il male che deriva dalle forze della nat ura, una natura che in questi casi non ci appare come madre, ma com e matrigna. Solo che ce ne accorgiamo quando certe cose ci toccano da vicino. Dimenticando che è attraverso te rremoti, alluvioni e disastri naturali che si è for mato il mondo, e ne avvengono ogni giorno, ma se avvengono lontano d a noi non ce ne accorgiamo, e tutto prosegue liscio , tranne per chi ne rimane coinvolto. E ogni volta che uno m uore per una malattia o per un incidente, o uno nas ce con una malformazione, è sempre un terremoto per chi viene coinvolto, cambia solo la quantità delle vittime. N on è che Dio permette la sofferenza: tutto nasce, cresce, si svi luppa e muore, e in mezzo c’è sofferenza. Se fosse possibile una vita senza sofferenza, nemmeno Gesù avrebbe sofferto e s arebbe morto in croce. Eppure, di fronte alla soffe renza, al caos, al disordine, in noi c’è il continuo anelito a porvi rimedio. Non solo in noi. In tutto l’univer so. Altrimenti come si spiegherebbe che dal disordine dell’universo, dal c aos primordiale emerso dal big bang sia accaduto ch e in miliardi e miliardi di anni sia venuta fuori non solo la vita, ma addirittura la vita di uomini e donne capaci a loro volta di dare la vita per gli altri? Vuol dire che il mondo ha dent ro di sé una forza che lo conduce dal caos all’armo nia, così come dentro di noi c’è una forza che ci porta a porre ri medio al male, al disordine, alla sofferenza, sping endoci a lottare per il bene, la giustizia, la verità. Se non ci fos se il male, non nascerebbe l’anelito al bene. E que sta forza che ci pervade e che pervade tutto l’universo è lo Spirito del Signore. Se tutto fosse destinato a finire nel caos, nessuno sentirebbe l’impulso ad arginarlo, a vincerlo, a do marlo. E la risurrezione di Gesù non è altro che lo svelamento di questa verità: che la vittoria non è del caos, del disordine, del male; che il nostro destino non è fi nire sotto terra o tra le macerie, ma un altro. Come dice san Paolo nel br ano agli Efesini di oggi: qui viviamo temporaneamen te come in una tenda, e lo sanno bene i terremotati, di là avr emo una dimora che invece è eterna, per cui la mort e non è più un male velenoso, perché è invece il passaggio nell’ab braccio eterno del Padre. Male non è dunque morire, male è essere responsabili della morte degli altri. Ecco, questa è la scandalosa risposta di Dio alle nostre domande. Scandalosa perché, appunto, come dicevo, noi prefer iremmo un Dio tappabuchi. E allora, soprattutto in questi momenti, o ci mettiamo seriamente ad approfondire i l nostro credo che tra poco ripeteremo, o altriment i facciamo prima a diventare atei o a cambiare religione.