domenica 7 agosto 2016

XII DOMENICA DOPO PENTECOSTE ANNO C

Le prime letture delle domeniche di Pentecoste del nostro rito Ambrosiano ci fanno ripercorrere di dom enica in domenica in ordine cronologico gli eventi più impor tanti della storia di Israele. Nel racconto della l ettura di oggi abbiamo ascoltato il momento nel quale i babilonesi , guidati dal re Nabucodonor (il famoso Nabucco res o celebre dell’omonima opera di Giuseppe Verdi), entrano a Ge
rusalemme e la distruggono, operando inaudite viole nze contro il popolo, e con essa il meraviglioso tempio costru ito dal re Salomone. Pensate oggi se quelli dell'Is is dovessero bombardare e distruggere San Pietro. Fu uno dei mom enti più drammatici della storia degli ebrei che fu rono deportati a Babilonia. Questo fatto, come tanti alt ri venne interpretato come segno del castigo di Dio che nel furore della sua ira punisce in questo modo il popolo per i molteplici peccati che aveva commesso nel corso d ella sua storia: diede il suo popolo in preda alla spada e si infiam mò contro la sua eredità, perché il suo popolo non aveva ascoltato i suoi insegnamenti, come abbiamo forse tranquillamen te ripetuto e pregato nelle parole del salmo. E anc he nel brano di vangelo, che come sempre viene scelto in b ase al tema proposto dalla prima lettura, troviamo Gesù che, rifiutato dal suo popolo, predice la distruzione de l Tempio di Gerusalemme. Già, perché quando gli ebr ei tornarono dall'esilio a Babilonia, ricostruirono il tempio, i l tempio nel quale tante volte Gesù andò nel corso della sua vita. La predizione di Gesù si avverò quando nel 70 dopo Cri sto i romani distrussero anche questo tempio del qu ale oggi rimane solo una traccia, quella del cosiddetto muro del pianto dove gli ebrei vanno a pregare. Quindi anche Gesù sembrerebbe avvalorare la tesi che Dio scatena la s ua ira di fronte al rifiuto, di fronte al peccato d egli uomini. E San Paolo nel brano che abbiamo letto non è da meno nel parlare del giudizio, dell'ira e del castigo di Di o che si abbatte sull'infedeltà del suo popolo, rendendo a ciascuno secondo le sue opere. Ma come possiamo e dobbiamo interpretare queste pagine? Come si concilia il vol to di un Dio che ci ama e ci perdona con il Dio che castiga? Evidentemente dobbiamo fare un po' di chiarezza per ché le due cose non stanno insieme, altrimenti poi si arriva a pensare che quando per esempio ci succede qualcosa di brutto è perché Dio ci sta castigando, e dunque che Dio sia sempre lì pronto a mandarci all'inferno se facciamo qualcosa che non dobbiamo. In realtà è proprio sul la croce che Gesù ci mostra in maniera suprema in cosa consiste il giudizio, l’ira e il castigo di Dio. E ci rivela in questo modo la bella notizia del Vangelo. Di fatto Gesù sulla croc e che cosa fa? Perdona tutti i suoi uccisori. Perch é lo fa? Perché considera tutti gli uomini suoi fratelli. E perché considera tutti i suoi fratelli? Perché sa che Dio è Padre che ama tutti i suoi figli, e lui di fatto è Figlio primogenito d i questo Padre. Dunque questo è il giudizio di Dio: Dio ci giudica come suoi figli perché egli è Padre, e Gesù che rivela i l volto del Padre, ci giudica tutti come suoi frate lli. Ne deriva allora un fatto straordinario che ci chiama direttamente in c ausa: il problema non è il giudizio che Dio ha su d i noi, ma il giudizio che noi abbiamo di Dio. Se noi che pur chi amiamo Dio col nome di padre, poi di fa fatto non l o consideriamo tale e quindi non amiamo gli altri come nostri frat elli, ci auto- castighiamo a vivere e a far vivere agli altri una vita d'inferno. E allora cos’è il castigo di Dio? E’ una conseguenza del suo amore. Se noi non viviamo del suo amore ci mettiamo automaticamente lontani dalla luce. “Quant e volte avrei voluto raccogliere i tuoi figli, Geru salemme, come una chioccia raccoglie i suoi figli sotto le sue al i”, dice Gesù nel vangelo di oggi, “ma tu no, tu no n hai voluto”. La conseguenza è che allontanandoci dal suo amore, ci ammazziamo tra di noi. Ma di fronte a questa scelta autodistruttiva, Dio che cosa fa? Certamente aspett a la nostra conversione, ma nel contempo non se ne sta con le mani in mano, pur rispettando la nostra libertà. Ne l frattempo Dio scatena la sua ira. Ma che cos'è qu est'ira? E’ la sua rabbia contro il male che ci allontana da lui. Un’ ira talmente grande di fronte al male che Gesù sulla croce lo ferma rispondendo al sommo male (l’uccisione del Fi glio di Dio) non distruggendo tutti, ma con il bene , perdonando tutti, perché tutti noi, riempiti d'amore, impariam o a nostra volta ad amare come lui rispondendo al m ale col bene. E dunque, in questa prospettiva, evviva l'ira di Dio, il suo giudizio, la sua collera e il suo castigo, se li interpretiamo in questo modo. Che il Signore ci conceda di comprende re la bellezza di questa splendida notizia, e che e ssa sia in grado davvero di cambiare il nostro modo di vedere le cose, di vivere la nostra vita, il rapporto con Lui e il rapporto con i nostri fratelli, e così sia.