Le prime letture delle domeniche di Pentecoste del
nostro rito Ambrosiano ci fanno ripercorrere di dom
enica in
domenica in ordine cronologico gli eventi più impor
tanti della storia di Israele. Nel racconto della l
ettura di oggi
abbiamo ascoltato il momento nel quale i babilonesi
, guidati dal re Nabucodonor (il famoso Nabucco res
o celebre
dell’omonima opera di Giuseppe Verdi), entrano a Ge
rusalemme e la distruggono, operando inaudite viole
nze contro
il popolo, e con essa il meraviglioso tempio costru
ito dal re Salomone. Pensate oggi se quelli dell'Is
is dovessero
bombardare e distruggere San Pietro. Fu uno dei mom
enti più drammatici della storia degli ebrei che fu
rono
deportati a Babilonia. Questo fatto, come tanti alt
ri venne interpretato come segno del castigo di Dio
che nel furore
della sua ira punisce in questo modo il popolo per
i molteplici peccati che aveva commesso nel corso d
ella sua storia:
diede il suo popolo in preda alla spada e si infiam
mò contro la sua eredità, perché il suo popolo non
aveva ascoltato i
suoi insegnamenti, come abbiamo forse tranquillamen
te ripetuto e pregato nelle parole del salmo. E anc
he nel
brano di vangelo, che come sempre viene scelto in b
ase al tema proposto dalla prima lettura, troviamo
Gesù che,
rifiutato dal suo popolo, predice la distruzione de
l Tempio di Gerusalemme. Già, perché quando gli ebr
ei tornarono
dall'esilio a Babilonia, ricostruirono il tempio, i
l tempio nel quale tante volte Gesù andò nel corso
della sua vita. La
predizione di Gesù si avverò quando nel 70 dopo Cri
sto i romani distrussero anche questo tempio del qu
ale oggi
rimane solo una traccia, quella del cosiddetto muro
del pianto dove gli ebrei vanno a pregare. Quindi
anche Gesù
sembrerebbe avvalorare la tesi che Dio scatena la s
ua ira di fronte al rifiuto, di fronte al peccato d
egli uomini. E San
Paolo nel brano che abbiamo letto non è da meno nel
parlare del giudizio, dell'ira e del castigo di Di
o che si abbatte
sull'infedeltà del suo popolo, rendendo a ciascuno
secondo le sue opere. Ma come possiamo e dobbiamo
interpretare queste pagine? Come si concilia il vol
to di un Dio che ci ama e ci perdona con il Dio che
castiga?
Evidentemente dobbiamo fare un po' di chiarezza per
ché le due cose non stanno insieme, altrimenti poi
si arriva a
pensare che quando per esempio ci succede qualcosa
di brutto è perché Dio ci sta castigando, e dunque
che Dio sia
sempre lì pronto a mandarci all'inferno se facciamo
qualcosa che non dobbiamo. In realtà è proprio sul
la croce che
Gesù ci mostra in maniera suprema in cosa consiste
il giudizio, l’ira e il castigo di Dio. E ci rivela
in questo modo la
bella notizia del Vangelo. Di fatto Gesù sulla croc
e che cosa fa? Perdona tutti i suoi uccisori. Perch
é lo fa? Perché
considera tutti gli uomini suoi fratelli. E perché
considera tutti i suoi fratelli? Perché sa che Dio
è Padre che ama tutti
i suoi figli, e lui di fatto è Figlio primogenito d
i questo Padre. Dunque questo è il giudizio di Dio:
Dio ci giudica come
suoi figli perché egli è Padre, e Gesù che rivela i
l volto del Padre, ci giudica tutti come suoi frate
lli. Ne deriva allora un
fatto straordinario che ci chiama direttamente in c
ausa: il problema non è il giudizio che Dio ha su d
i noi, ma il
giudizio che noi abbiamo di Dio. Se noi che pur chi
amiamo Dio col nome di padre, poi di fa fatto non l
o consideriamo
tale e quindi non amiamo gli altri come nostri frat
elli, ci auto- castighiamo a vivere e a far vivere
agli altri una vita
d'inferno. E allora cos’è il castigo di Dio? E’ una
conseguenza del suo amore. Se noi non viviamo del
suo amore ci
mettiamo automaticamente lontani dalla luce. “Quant
e volte avrei voluto raccogliere i tuoi figli, Geru
salemme, come
una chioccia raccoglie i suoi figli sotto le sue al
i”, dice Gesù nel vangelo di oggi, “ma tu no, tu no
n hai voluto”. La
conseguenza è che allontanandoci dal suo amore, ci
ammazziamo tra di noi. Ma di fronte a questa scelta
autodistruttiva, Dio che cosa fa? Certamente aspett
a la nostra conversione, ma nel contempo non se ne
sta con le
mani in mano, pur rispettando la nostra libertà. Ne
l frattempo Dio scatena la sua ira. Ma che cos'è qu
est'ira? E’ la
sua rabbia contro il male che ci allontana da lui.
Un’ ira talmente grande di fronte al male che Gesù
sulla croce lo
ferma rispondendo al sommo male (l’uccisione del Fi
glio di Dio) non distruggendo tutti, ma con il bene
, perdonando
tutti, perché tutti noi, riempiti d'amore, impariam
o a nostra volta ad amare come lui rispondendo al m
ale col bene. E
dunque, in questa prospettiva, evviva l'ira di Dio,
il suo giudizio, la sua collera e il suo castigo,
se li interpretiamo in
questo modo. Che il Signore ci conceda di comprende
re la bellezza di questa splendida notizia, e che e
ssa sia in
grado davvero di cambiare il nostro modo di vedere
le cose, di vivere la nostra vita, il rapporto con
Lui e il rapporto
con i nostri fratelli, e così sia.