domenica 24 dicembre 2017

DOMENICA PRENATALIZIA

Secondo le statistiche, il settanta per cento degli italiani non hai mai letto i Vangeli, eppure otto famiglie su dieci ne hanno almeno una copia, però, per loro, è un libro qualunque, non è un testo sacro che dovrebbe ispirare l’agire quotidiano. E così un noto poeta, Paul Claudel, ironizzava dicendo: “I cattolici hanno un grande rispetto per la Bibbia, e infatti non la aprono mai”. Dico questo
perché non sarebbe strano se magari anche alcuni di voi qui presenti non avessero mai letto questa pagina di vangelo, che poi è l’inizio del vangelo di Matteo, nel senso che il vangelo di Matteo comincia così, con questo brano, peraltro molto noioso per chi lo ascolta e difficile per chi lo legge perché ci sono presenti nomi che, per chi non ha mai letto la Bibbia, sono non solo estranei alla nostra cultura (tranne Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Davide e Maria), ma anche difficili da pronunciare: nomi che appunto a noi non dicono niente, ma che dicevano molto alle persone per cui Matteo scrisse il vangelo, che erano ebrei convertiti al cristianesimo, nomi che a loro facevano rizzare i capelli, nomi scandalosi. Matteo parla degli antenati di Gesù, a partire da Abramo. E ci piazza dentro 4 donne: Tamar, una donna straniera che si era travestita da prostituta e aveva concepito il figlio da suo suocero; Rut, che era una nobile persona a cui è anche dedicato un libro nella Bibbia che però aveva il difetto di essere anche lei straniera; Racab, anche lei straniera e che proprio di lavoro faceva la prostituta; infine la quarta donna, neanche nominata per nome, è quella che era stata la moglie di Uria, Betsabea, straniera anche lei e che aveva commesso adulterio col re Davide. E se andiamo a vedere chi erano tutti gli uomini che vengono citati, anche loro non erano certo degli stinchi di santi: Acab e Manasse, per esempio, erano dei tiranni assassini. Questi, dice Matteo, erano gli antenati di Gesù. E perché ci tiene così tanto a sottolinearlo? Perché il messaggio centrale del suo vangelo è quello di far capire che Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi. Cioè che Dio non è schizzinoso. Dietro questi nomi c’è la storia di tutta l’umanità, con le sue luci e le sue ombre, e Matteo vuole che ognuno di noi ci metta il suo. Per non parlare di tutti coloro che nella storia e anche oggi sono dei “senza nome”. Non ci sono stati tempi migliori rispetto a quelli che viviamo oggi. Chi di noi, nella sua famiglia e nella sua vita non ha luci e ombre? Pensate quale paura ci prenderebbe se dovessimo nascondere le nostre ombre e il nostro peccato per sentirci amati da Dio: invece Dio ci ama così come siamo e, come dirà Gesù, viene non per i giusti, ma per i peccatori. E questo ce lo ha detto e dimostrato facendosi uomo egli stesso, non prendendo le distanze da noi, ma assumendo la nostra carne in tutta la sua fragilità, per scrivere diritto sulle nostre righe storte, facendoci vedere che non c’è nessuna situazione così disperata nella quale Dio non possa agire. Ma non agisce in modo magico, con la bacchetta magica. Dio non è un extraterrestre, non è uno spettatore, e nemmeno l’arbitro della partita, ma facendosi uomo diventa insieme giocatore ed allenatore: ecco il senso del Natale. Dio si fa uomo in Gesù per insegnarci come giocare la partita della vita e giocandola con noi fino alla fine, subendo anche lui i falli, senza mai restituirli. Perché Gesù, questo vuol dirci Matteo, è il vero uomo, è l’uomo come lo ha pensato Dio. Infatti le parole iniziali, “genealogia di Gesù”, letteralmente vanno tradotte: libro delle origini, della genesi di Gesù. Gesù certamente si inserisce nella storia degli uomini, ma non è generato dagli uomini. Per quaranta volte si ripete il verbo “generare” e poi, improvvisamente, quando si arriva a Giuseppe non si usa più questo verbo, ma c’è scritto: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù”. Con questa affermazione, Matteo vuol dirci che Gesù non eredita il DNA dei suoi padri, ma il DNA di Dio, e per questo è l’unico a poterci far vedere chi è Dio e chi siamo noi. Spesso, nel passato e anche oggi, il concepimento verginale di Maria è guardato dai credenti solo come miracolo, e da chi non crede come cosa impossibile, e a nulla serve discuterne, perché ognuno resta del suo parere. Ma queste sono disquisizioni che portano fuori strada e che alla fine non cambiano la vita a nessuno, perché la verità di fede che Gesù è nato da Maria per opera non di Giuseppe, ma dello Spirito santo, non serve per raccontare un miracolo unico nella storia, ma per far capire che Gesù è l’uomo così come Dio lo ha pensato da sempre: Dio pensa l’uomo come suo figlio, col suo DNA, lo pensa nel modo che Gesù ci ha fatto vedere nella sua persona. E soprattutto che questo miracolo può ripetersi per ciascuno di noi. Se cioè noi vogliamo vivere in pienezza la nostra umanità, dobbiamo diventare come Dio ci ha pensati, cioè come Gesù. E diventando come lui, diventiamo come Dio, suoi figli. Ma come si fa? Ecco il punto. Tutto il vangelo è scritto per dare la risposta. E la risposta è che è Dio stesso che ce ne dà la forza mettendo in noi il suo Spirito, lo Spirito di Gesù, il Figlio, che ci fa sentire amati da un Dio che è Padre e ci rende capaci di amare gli altri come ha fatto Gesù nostro fratello. Noi dobbiamo solo imparare ad accogliere questo Spirito perché accada anche a noi quello che è accaduto alla quinta donna, cioè a Maria. Noi siamo abitati da tanti spiriti, spesso diciamo la frase: “oggi non sono dello spirito giusto”. Ecco come si fa, ecco a cosa serve la vera preghiera: a prendere contatto con lo spirito giusto, che è lo Spirito di Dio, quello che ci è stato dato col Battesimo, infatti col Battesimo noi siamo stati generati figli di Dio, proprio come Gesù lo fu nel grembo di Maria. Così vedete che le cose cambiano. Il Natale non è più la magica favola della nascita miracolosa di un bambino straordinario accaduta duemila anni fa di cui noi facciamo un nostalgico ricordo che poi svanisce fra due o tre giorni, ma è la rivelazione del fatto che Dio è talmente vicino, è il Dio con noi, al punto da entrare nella nostra vita col suo Spirito da stravolgercela per farci diventare come Lui. E del fatto che questo non è un sogno, ma una reale possibilità offerta a tutti.