domenica 10 dicembre 2017

QUINTA DOMENICA DI AVVENTO ANNO B

Sono letture davvero difficili quelle di oggi. Non mi metto a spiegarle una per una come faccio negli incontri del lunedì sera, ma provo a legarle tra loro a partire dal vangelo dove abbiamo letto di Giovanni che preannuncia il Battesimo di Gesù. Quando abbiamo ricevuto i sacramenti del Battesimo e della Cresima, tutti siamo stati unti con un olio che si chiama Crisma (voi lo avete ricevuto due
volte e io tre, perché lo si riceve anche nel sacramento dell’Ordine). Quest’olio è il segno di Cristo che ci fa diventare come Lui, re, sacerdoti e profeti. Ebbene, le letture di oggi ci spiegano: Isaia cosa vuol dire essere re, la lettera agli Ebrei cosa vuol dire essere sacerdoti e il vangelo cosa vuol dire essere profeti. Partiamo da Isaia. Isaia dice che dalla discendenza di Iesse, il padre del re Davide, sorgerà un re giusto e di pace, una pace che abbraccerà tutto il mondo, anche quello degli animali, creando un nuovo paradiso. A ungere questo re sarà lo Spirito di Dio che gli donerà sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, conoscenza, timore del Signore, i sette doni dello Spirito. Noi riconosciamo in Gesù questo re. Gesù è re perché ci fa vedere cos’è la potenza di Dio. Dio è un Padre che ama i suoi figli, e dà a suo Figlio Gesù il suo stesso potere, che è quello che vedevamo domenica scorsa, il potere dell’asino, e cioè il potere di amare, di servire, di perdonare. Dunque, il crisma col quale tutti siamo stati unti nel Battesimo significa che questo potere regale è stato trasferito a ciascuno di noi, e con la Cresima siamo chiamati ad esercitare questo potere attraverso i doni dello Spirito santo ciascuno secondo la sua vocazione. Dio ci ha dato quel che ci serve per costruire il suo Regno. Vuol dire che se il mondo va male, oggi come allora, non è colpa di Dio, ma di chi non usa questo potere, e i primi responsabili sono coloro che sanno di averlo ricevuto, perché comunque è un dono dato a tutti, solo che un battezzato e un cresimato lo sa, o dovrebbe saperlo. E ora passiamo alla lettera agli Ebrei, dove invece si parla del sacerdozio di Gesù. Ebbene, mediante l’unzione battesimale, il sacerdozio di Cristo è trasmesso a tutti, per cui tutti siamo sacerdoti e sacerdotesse. E qui la questione è interessante e delicata. Perché nel linguaggio comune, e le parole sono importanti, si fa confusione tra sacerdote e prete. In ogni religione, ci sono i sacerdoti, anche in quelle più antiche. I sacerdoti sono i mediatori indispensabili tra gli uomini e Dio, che sono in stretto contatto con Dio, per cui a loro ci si rivolge per entrare in contatto con la divinità. Anche ai tempi di Gesù c’erano i sacerdoti, che appartenevano alla tribù di Levi, e si occupavano del servizio liturgico nel tempio. Gesù NON era un sacerdote, non era della tribù di Levi, era un laico, eppure l’autore della lettera agli Ebrei lo definisce sommo sacerdote a somiglianza di Melchisedek, perché Melkisedek è un personaggio misterioso nell’AT chiamato sacerdote dell’Altissimo e che non apparteneva al popolo d’Israele. Gesù viene chiamato sacerdote perché, in Lui, Dio e l’uomo diventano una cosa sola, è Lui il mediatore tra Dio e gli uomini, nessun altro. Il crisma del Battesimo è il segno del fatto che Gesù, unendoci a Lui, fa diventare tutti noi sacerdoti: uniti a Cristo, tutti abbiamo il potere di rivolgerci a Dio. Ne deriva che non è cristiana, ma molto pagana, l’idea ancora diffusa tra i cristiani per cui, ad esempio, le preghiere e le benedizioni di un prete sono più efficaci, valgono di più, perché il prete sarebbe più vicino a Dio. Appunto perché si dimentica che sacerdoti lo siamo tutti. Il prete non è più sacerdote di un normale battezzato, ma riceve dal Signore il potere di esercitare il suo sacerdozio in un modo diverso. Col crisma ricevuto nel sacramento dell’Ordine, il sacerdote battezzato che diventa prete riceve il potere del servizio, cioè di agire nella persona di Cristo attraverso i sacramenti per permettere a tutti i cresimati di vivere il loro sacerdozio nutrendosi della Parola e del Corpo di Gesù. Per cui, anche la messa, non è celebrata dal prete, ma è presieduta dal prete e celebrata da tutti voi. Capire questo ha molte ripercussioni anche in ambito liturgico, perché se la celebrate anche voi, alla messa non si assiste da spettatori, ma si partecipa con gesti, parole, canti, ministeri. E da ultimo, dicevo che col crisma del Battesimo siamo diventati tutti profeti come Gesù. Prima di lui c’erano stati altri profeti, e Giovanni Battista fu l’ultimo prima di Cristo. Chi è il profeta? Lo chiedono anche a Giovanni: tu chi sei? E lui dice quello che non è: non è un padreterno, non è il salvatore. E’ voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore. Cioè è uno che dà voce a tutti i desideri più profondi di verità, di giustizia, di amore, di gioia, di pace, di senso, presenti in ogni uomo, facendo vedere che c’è qualcuno, e non è lui, che può realizzarli, e quindi aiuta gli uomini a vedere le cose con gli occhi di Dio, perché ascolta la sua Parola e la fa, attualizzandola nella propria vita, non facendola restare lettera morta. Anche Gesù è profeta perché testimonia con la sua persona chi è questo Dio, perché Dio è in lui, lui è il Figlio, per cui Dio è Padre, e il Padre è in Lui con lo Spirito santo. Il crisma del Battesimo esprime il fatto che uniti a Cristo siamo anche noi profeti, e con la Cresima siamo chiamati ad attualizzare la Parola di Dio nella nostra vita scoprendo come davvero questa Parola realizza i desideri più profondi che portiamo nel cuore. Stiamo giungendo al termine dell’Avvento, e le letture di questa domenica ci fanno scoprire che questo Signore è già venuto, è in noi, ci vuol fare diventare come Lui, e per diventare come Lui dobbiamo vivere come Gesù, come re, sacerdoti e profeti. Per questo ci nutriamo della sua Parola e siamo qui a Messa, perché partecipando e ricevendo l’eucaristia, che è Gesù stesso, riceviamo quel pane che ci dà la forza di cercare ogni giorno di vivere così.