domenica 17 dicembre 2017

VI DOMENICA DI AVVENTO

Il brano di oggi penso che sia il più noto di tutto il NT. Se per caso uno dice il Rosario, per 50 volte di fila ripete la frase che è il nocciolo di tutto il brano: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. Purtroppo, invece di “rallegrati”, il testo greco fu tradotto in latino col termine “Ave”, ti saluto, e dire oggi “Ave” non vuol dire niente. Qualcuno forse si saluta dicendo “ave” a qualcuno? Oltretutto
l’angelo non saluta Maria, ma le esprime quella che è la volontà di Dio su ciascuno di noi. Sapete che molte volte si pensa che la volontà di Dio sia sempre qualcosa di oscuro, di misterioso se non addirittura di brutto, e infatti, quando accade qualcosa di brutto, qualcuno dice “è volontà di Dio”, e rassegnato conclude: “sia fatta la sua volontà”. Ebbene, qui si scopre che la volontà di Dio è che noi ci rallegriamo, che siamo felici (non dimentichiamo che tutto l’insegnamento di Gesù si racchiude nelle beatitudini che sono un invito alla gioia). Perché dico che queste parole rivolte a Maria valgono per ciascuno di noi? Perché è sempre così che occorre leggere il Vangelo: in ogni personaggio dobbiamo identificarci. Il Vangelo non è scritto per raccontare fatti del passato che non ci riguardano o, in questo caso, per farci conoscere un evento capitato 2000 anni fa ad una fanciulla ebrea, ma è scritto per noi, è la Parola che Dio rivolge a ciascuno di noi oggi. Questo rappresenta l’angelo Gabriele o, più in generale, qualunque angelo compaia nella Bibbia. Possibile che gli angeli li vedessero soltanto i personaggi della Bibbia e noi no? L’angelo è il Signore stesso. Nel mondo ebraico si evitava di pronunciare e scrivere il Nome di Dio, e per indicare l’azione di Dio sugli uomini si preferiva usare l’espressione “Angelo del Signore”. In questo caso l’angelo si chiama Gabriele, che in ebraico significa “la forza di Dio”, quindi è il Dio creatore che si rivolge a Maria. E infatti vedremo Dio che cosa riesce a creare in tutti coloro che, come Maria, si fidano di lui. E “angelo” significa messaggero che porta una parola. Cioè, Dio agisce mediante la Parola. L’angelo Gabriele è la Parola di Dio che stiamo ascoltando anche noi adesso. E se noi la ascoltiamo e ci fidiamo di essa e la mettiamo in pratica, ci accorgiamo come Maria che nulla è impossibile a Dio, che Dio può fare in ciascuno di noi cose straordinarie, come quella di nascere dentro di noi, come accadde a Maria. Insomma, questo vangelo è stato scritto per insegnare a noi come fare perché Dio nasca dentro di noi, prenda carne dentro di noi, perché Maria ci fa vedere in che modo avviene il vero Natale di Gesù, che non è il 25 dicembre, ma quando Gesù nasce dentro di noi. Noi diventiamo la parola che ascoltiamo. Se qualcuno ti dice che ti ama, sei felice, se ti dice che ti odia sei triste, e poi ascoltiamo mille parole al giorno dette da tanta gente di cui ci fidiamo o meno e che, nel bene e nel male, ci condizionano. Bene, la prima parola che Dio rivolge a noi come a Maria è “rallegrati”, sii felice. E perché dovremmo rallegrarci? Dice l’angelo a Maria: “perché sei piena di grazia”, riempita del suo amore. Come Maria, ciascuno di noi deve rallegrarsi perché siamo riempiti dall’amore di Dio, un Dio che non ci ama per i nostri meriti, ma gratuitamente. A Maria queste parole non potevano che far bene, perché non era messa molto bene. Abitava in Galilea, una regione della Palestina che era disprezzata dagli ebrei perché abitata da molti pagani. Non solo, abitava a Nazaret che è una città della Galilea mai nominata nell’AT, un borgo selvatico abitato da trogloditi bellicosi che vivevano nelle grotte. Non solo. Era vergine, dunque una ragazzina che ancora non era andata a vivere col suo sposo, e fin qui niente di strano, se non fosse che era una donna, e nell’AT Dio non aveva mai rivolto la parola ad una donna, le donne erano considerate a quei tempi esseri inferiori. Se non bastasse si chiamava Maria. Per noi oggi è un nome bello, ma a quei tempi no, perché nella Bibbia l’unica donna di nome Maria è la sorella di Mosè che era stata punita con la lebbra per aver mormorato contro il fratello, per cui da allora nessuna bambina era più stata chiamata Maria. Ebbene, a una ragazzina così, che aveva solo “disgrazie”, Dio cosa le dice? Di rallegrarsi perché Dio non guarda i suoi meriti che non ci sono, ma la riempie del suo amore, della sua “grazia” appunto. Per forza rimase molto turbata! Chi non lo sarebbe stato? E chi non lo sarebbe ora identificandosi in lei? Possibile che Dio possa amare proprio uno come me? Ebbene, si, è così. E a una come lei Dio chiede una cosa inaudita: di diventare madre di suo figlio. Ma come? Per gli ebrei Dio è uno solo, non ha figli, e chi lo avesse affermato sarebbe stato punito con la morte. In più era ancora vergine, avrebbe rischiato la lapidazione perché avrebbero pensato che fosse stata adultera. E sarebbe stata lei a dare il nome di Gesù al figlio che avrebbe avuto, cosa inaudita anche questa perché a quei tempi solo gli uomini potevano dare il nome al figlio, quindi sarebbe andata contro le tradizioni del suo popolo. Eppure dice di si. Trasgredisce tutte le regole imposte dalla mentalità del suo tempo e si fida di questa Parola, e così Gesù nasce dentro di lei. E così insegna anche noi come far nascere Gesù dentro di noi. Dobbiamo essere vergini come lei, dove la verginità indica la pura accoglienza di una Parola che va contro tutti i nostri schemi: in questo senso dobbiamo imparare ad essere “trasgressivi” come lei. La Parola di Gesù ci rivela che Dio vuole la nostra gioia. Ma ci rivela che la gioia si trova assumendo una mentalità e un comportamento che va contro tutti gli schemi che a noi sembrano più logici ed istintivi, quelli che ereditiamo dal “modo comune di vivere”. Ecco dove sta la “trasgressione”. Infatti Gesù rivela che la gioia si trova vivendo la vita preoccupandosi non di ciò che si ha, ma di ciò che si dà, e quindi imparando a considerare gli altri, anche i nemici, come fratelli da amare; che la gioia è dare, servire, perdonare e non avere, essere serviti, comandare; credere che chi vive così non muore mai, ma diventa come Dio, e risorge già adesso, prima ancora della morte del suo corpo. Infatti Gesù dirà: “chi ascolta la mia Parola e la pratica diventa mio fratello, mia sorella e mia madre”. Vuol dire che possiamo sperimentare che la gioia che Gesù promette è vera solo nel momento in cui, come Maria, iniziamo a pensare e ad agire come ha insegnato Gesù. Come ha fatto Maria. In quel momento, accadrà anche a noi quello che è accaduto a Maria, e finalmente sarà Natale.