domenica 28 ottobre 2018

I DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE IL MANDATO MISSIONARIO

 I versetti del vangelo che abbiamo letto, in pratica sono il finale del vangelo di Marco, ma in teoria no, perché sono un’aggiunta, ma non importa, sarebbe un discorso interessante, e ne parlerò nell’incontro di lunedì sera. Proviamo a rileggerli. Gesù risorto, c’è scritto, “apparve agli Undici” apostoli, undici perché Giuda era morto. “Mentre erano a tavola”, dove la tavola richiama la cena.
Vuol dire che quando noi celebriamo l’eucaristia Gesù risorto è qui con noi. “Li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto”. Magari potrebbe rimproverare anche qualcuno di noi: noi siamo qui, ma ci crediamo davvero che Gesù è risorto, è vivo, è qui con noi? A questo punto ci aspetteremmo che Gesù dicesse loro: andate a scopare il mare, non voglio più vedervi, oppure andate a fare penitenza o venite con me a fare un ritiro spirituale mangiando pane e acqua in ginocchio sui ceci, e invece no. Dice loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. Ma come sono belli i rimproveri di Gesù. Gesù affida a gente inaffidabile una missione che si estende a tutto il mondo. Sceglie creature imperfette, dalla fede fragile, come noi, come me, per una missione così importante. Dice: “andate in tutto il mondo”. Il pensiero corre alle terre lontane. Ma oggi le terre lontane sono sempre più vicine col fenomeno dell’immigrazione. Non solo. Oggi tutto il mondo lo raggiungiamo anche attraverso internet, come ricorda il Papa ai giovani nel suo messaggio scritto in occasione di questa giornata missionaria, per indicare come anche questi mezzi possono essere usati bene, per fare cosa? “Per annunciare il Vangelo ad ogni creatura”. Sappiamo che il termine “vangelo” significa bella notizia. E qual è questa buona notizia? Che Dio non è buono, ma è esclusivamente buono, perché dal suo amore nessuna persona, quale che sia il suo comportamento o la sua situazione, può essere esclusa. Dio ama tutti in maniera incondizionata, questa è la bella notizia che la Chiesa, tutti noi, deve annunciare. Poi aggiunge: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”. Noi nel Credo diciamo: “Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati”. E questa frase va capita bene perché per molti secoli si è pensato che chi non viene battezzato va all’inferno, e secondo me anche oggi molti cristiani la pensano così. Ma se fosse così, la maggior parte dell’umanità sarebbe tutta all’inferno. Ma ci pensate? Può essere questa la bella notizia del vangelo? Che Dio, un Dio che è Padre ed è esclusivamente buono, è uno che manda all’inferno chi non è battezzato? Non può essere così. Infatti “credere” vuol dire accogliere l’amore di Dio, e il battesimo vuol dire essere disposti a convertirsi, a smetterla di vivere per se stessi, nell’egoismo, e decidere di vivere per gli altri. La salvezza, poi, non è andare in paradiso, ma vivere la vita in modo autentico. E allora questa frase vuol dire: chi vive nell’amore realizza la sua vita, chi vive nell’egoismo distrugge la sua vita. Tanto è vero che subito dopo Gesù dice cosa devono fare concretamente i suoi discepoli. Tanto è vero che subito dopo Gesù dice cosa devono fare concretamente i suoi discepoli. Primo: devono scacciare i demòni. I demòni rappresentano tutte le forze di morte che si trovano nell’uomo e che lo portano a fare scelte contrarie al Vangelo: l’orgoglio, la bramosia del denaro e del potere, l’odio, l’egoismo… Scacciare i demoni vuol dire allora che il discepolo di Gesù non cerca il potere, ma si mette a servire gli altri: in mezzo al male, fa il bene. Secondo: parleranno lingue nuove. Normalmente si parla insultandosi. I discepoli di Gesù testimoniano l’amore di Dio non insultando l’altro, non con un linguaggio violento, ma con un linguaggio che esprime stima e ascolto. Terzo: prenderanno in mano i serpenti. Il serpente fa paura. Noi abbiamo tante paure, soprattutto di morire. Gesù è risorto: prendere in mano i serpenti vuol dire non avere paura della morte. Quarto: se berranno qualche veleno, non recherà loro alcun danno. L'avidità, l'odio, la rabbia, l'attaccamento alle cose, la gelosia, il possesso, la follia, il rancore sono veleni. Chi è con Gesù può vincere questi veleni. Quinto: imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Qui sembrerebbe che il Signore ci dà la capacità di guarire gli ammalati. Magari fosse così! No, nel testo greco c’è scritto non che gli ammalati guariranno, ma che “avranno bene”. Quindi la missione è di rivolgersi agli ammalati con quell’affetto, quella premura e quel servizio che faccia si che chi è ammalato stia bene perché si sente amato. Poi, il vangelo si conclude dicendo che Gesù fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Questa è l’ascensione di Gesù. Sembrerebbe che Gesù risorto non è più con noi, infatti non lo vediamo, per questo facciamo fatica a credere in lui. Invece no. Il cielo vuol dire Dio, e seduto alla destra di Dio vuol dire che Gesù riceve dal Padre il suo stesso potere, quello dell’amore. Vuol dire che Gesù è davvero Dio e continua ad essere presente trasmettendoci il suo amore. Tanto è vero che “essi partirono e predicarono dappertutto mentre il Signore agiva insieme a loro”. Quindi il Signore non è andato da qualche parte, ma continua a infonderci il suo amore. “E confermava la parola, cioè il suo messaggio, con i segni che l’accompagnavano”. I segni sono quelli descritti prima. Vuol dire che quando io sento dentro di me la forza di compiere il bene in mezzo al male, questa forza mi viene da Gesù, e quando metto in pratica questa cosa, allora tutti possono vedere Gesù, perché dove si vive l’amore, si vede Dio. Dio tutti lo possono sentire e vedere quando amiamo come Gesù.