lunedì 1 ottobre 2018

PAROLE, PAROLE, PAROLE

Prendo a prestito il titolo di una celebre vecchia canzone solo come spunto per descrivere un dato di fatto, e cioè che ogni giorno, inevitabilmente, ascoltiamo e diciamo tantissime parole, perché è attraverso le parole che noi umani principalmente comunichiamo. Le parole esprimono concetti, contenuti, pensieri, e sono esse a formare il nostro essere, la nostra coscienza. E quando affermiamo
che Cristo è LA PAROLA di Dio, vuol dire che Gesù è colui che ci ha rivelato l’essenza di Dio: se non conosciamo e non capiamo la Parola di Gesù, non possiamo conoscere Dio. Sembra una banalità, ma uno può andare avanti tutta la vita a dire di essere cristiano, cioè discepolo di Gesù, senza conoscere, di fatto, la sua parola, senza aver letto mai per intero anche solo uno dei quattro vangeli, oppure interpretandoli malamente, prendendo fischi per fiaschi. San Girolamo scriveva: “ignorare le Scritture è ignorare Cristo”. E penso che molti rifiutano Cristo e non vengono attirati a seguirlo proprio perché non lo conoscono. Del resto sono queste le regole del gioco: io posso fare affidamento o meno su una persona quando e solo quando imparo a conoscerla, e imparo a conoscerla frequentandola, ascoltandola e comprendendo il suo pensiero e il suo modo di fare. Ebbene, tornando a quanto dicevo all’inizio, noi siamo sempre immersi, dal mattino alla sera, da una miriade di parole che ascoltiamo, che leggiamo e che a nostra volta pronunciamo. E la Parola di Gesù, l’unica vera parola in grado di rivelarci il volto di Dio e il senso della nostra vita, rischia di rimanere l’unica sconosciuta. Diceva spesso il compianto cardinale Martini che un cristiano, oggi, se trova dieci minuti di tempo per bere un aperitivo, deve riuscire a trovarne altrettanti per accostare la Parola di Dio, altrimenti è impossibile essere cristiani. E per gli oltre vent’anni del suo ministero episcopale a Milano (lo sanno bene coloro che hanno almeno la mia età) non ha fatto altro che insegnare a pregare a partire dai brani della Scrittura. Certo, perché altrimenti anche la preghiera diventa solo un monologo, dove io dico al Signore cose che egli già conosce senza mai ascoltare e dunque conoscere quello che Egli ha da dire a me. E il nostro Arcivescovo Mario Delpini, nella sua nuova lettera pastorale, raccomanda ai fedeli ambrosiani di promuovere continui percorsi comunitari e personali per imparare a familiarizzare con la Parola di Dio. Molti si accontentano delle parole che si ascoltano durante l’omelia. Meglio che niente. Ma un’omelia non solo non è necessariamente spiegazione delle letture proclamate nella Messa, ma se anche lo fosse non potrebbe mai essere esaustiva, altrimenti diventerebbe troppo lunga, come quelle che faccio io. Pertanto mi piace ricordare a tutti che la nostra comunità pastorale offre già da alcuni anni percorsi ordinari e qualificati per familiarizzare con le Scritture, che anche quest’anno verranno riproposti e che, di volta in volta, vengono segnalati sul nostro notiziario. Ne evidenzio quattro: il corso biblico, gli incontri mensili di “lectio divina” proposti dall’Azione Cattolica, i Gruppi di Ascolto e gli incontri del lunedì sera. In particolare, i Gruppi di Ascolto sono un momento forte di spiegazione, confronto e preghiera a partire dalla Parola di Dio. E gli incontri che io tengo il lunedì sera (durano un’ora esatta) servono per cercare di spiegare e comprendere meglio le letture che si sono ascoltate nella messa la domenica precedente. Purtroppo sono ancora troppo pochi coloro che vi partecipano. E tu, giovane o adulto che hai letto finora quanto ho scritto, cosa pensi di fare quest’anno?