domenica 18 novembre 2018

I DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

 L’Avvento si apre quest’anno con l’ascolto di queste lunghe, difficilissime e, soprattutto, inquietanti letture. Tutte, dalla prima all’ultima. Sia Isaia sia il vangelo parlano di segni e sconvolgimenti nel sole, nella luna, nelle stelle, e nel vangelo si aggiunge anche l’angoscia sulla terra di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, popoli che moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà
accadere sulla terra, cose tutte che fanno venire in mente i disastri della natura che stanno accadendo anche in Italia e in altri parti del mondo. In realtà non è così, Gesù non sta parlando di questo, ma per spiegarlo dovrei fare una predica più lunga delle letture. Poi, sempre nel vangelo, vengono descritti scenari di guerre e di sterminio: la distruzione del tempio di Gerusalemme e dell’intera città devastata dalle truppe romane che uccideranno con la spada i suoi figli o li faranno prigionieri, ragion per cui Gesù dice di allontanarsi dalla città, di fuggire sui monti, e fa un lamento sulle donne che saranno incinte quando si compiranno queste cose. Inoltre preannuncia rivoluzioni, terremoti, carestie, pestilenze, e che i suoi discepoli verranno perseguitati e saranno rifiutati e uccisi perfino dai loro familiari. Però, analizzando bene questi testi e confrontandoli tra loro, ci accorgiamo che Isaia dice che tutte queste cose sono il segno dell’arrivo del giorno del Signore, un giorno nel quale Dio usa tutte le armi della sua collera per devastare tutta la terra per esprimere il suo sdegno, la sua ira, il suo furore contro i peccatori, per punire le malvagità, le iniquità, la superbia e l’orgoglio degli empi, dei protervi e dei tiranni. Peccato che così facendo vengono sterminati anche i giusti. Infatti nel salmo Dio viene invocato perché faccia perire solo i malvagi dissolvendoli come il fumo, a beneficio dei giusti, degli orfani, delle vedove, di chi è solo e dei prigionieri. Invece Gesù, nel vangelo, parla del giorno del Signore, della venuta del Figlio dell’uomo, su una nube, con grande potenza e gloria, e non descrive questo giorno come il momento della vendetta di Dio, ma come momento di liberazione: quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina. Ma quali sono queste cose? Cosa sono i segni nel sole, nella luna e nelle stelle? E chi è questo Figlio dell’uomo che viene su una nube con grande potenza e gloria? Anche qui capite come sarebbe lungo spiegarlo. In ogni caso, Gesù non parla della venuta di Dio come giorno di ira e di vendetta per i malvagi. E però san Paolo sembra non essere d’accordo con Gesù perché nel brano della lettera agli Efesini dice che nessun fornicatore, impuro, avaro, tutta gente che Paolo chiama “idolatra” avrà in eredità il regno di Dio, ed esorta gli Efesini a non aver niente in comune con tutti coloro che disobbediscono a Dio, perché su di loro si abbatte l’ira del Signore. Si tratta poi di capire cosa vuol dire la parola “idolatra”, e mentre chi sono gli avari è chiaro per tutti, è meno chiaro chi sono i fornicatori e gli impuri, e perché proprio su di loro dovrebbe abbattersi l’ira di Dio. Su questa linea di pensiero, purtroppo, sono cresciuti molti cristiani e ancora oggi c’è qualcuno che sostiene queste tesi. Ricordate quando due anni fa su Radio Maria si disse che il terremoto che stava colpendo ormai da mesi il centro Italia sarebbe stato un castigo divino per le offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio per aver reso possibili le Unioni Civili? Parole che giustamente suscitarono reazioni indignate, e che però possono essere giustificate prendendo alla lettera le parole di Isaia e di san Paolo. Ma allora chi ha ragione? Isaia, san Paolo, o Gesù? Se consideriamo che i terremoti ci sono sempre stati anche prima della comparsa dell’uomo sulla terra, viene da chiedersi con chi se la prendeva Dio a quei tempi, e poi per quale motivo Dio, invece di prendersela solo coi peccatori colpisce tutti indistintamente. E poi Gesù mai ha parlato di castigo divino: io sono venuto non per condannare, ma per salvare il mondo, Dio è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Sono frasi decisive dette da Cristo. Dio odia il male, non il peccatore che lo commette. Questo è un punto fermo. Comunque vedete come nella Bibbia troviamo molti testi che sono in contraddizione tra di loro. Vedete quanti interrogativi suscitano queste letture? E sono questioni molto importanti. E’ chiaro che se volete che la predica sia breve, occorre che ognuno trovi il modo di approfondire queste cose, non di lasciarsele scorrere appena usciti di chiesa, perché non si può essere cristiani se non conosciamo le scritture. Per questo ogni settimana, il lunedì sera, da anni, faccio un incontro di spiegazione della Parola di Dio della domenica. Ad ogni modo, non dimentichiamo che ogni testo della Bibbia è parola di Dio se lo si interpreta alla luce dell’insegnamento di Gesù, e Gesù ha rivelato il volto di un Dio non buono, ma esclusivamente buono. Dio è amore, dunque è una bestemmia pensare che Dio, che ha inviato il suo unico Figlio per salvare il mondo, poi lo voglia distruggere a forza di cataclismi. E dunque, anche le parole drammatiche di Gesù nel vangelo di oggi, vanno ben comprese. Tanto è vero che Gesù, descrivendo tutti questi fatti spaventosi, continua a ripetere: non fatevi ingannare, non vi terrorizzate, non è la fine, nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto, io vi darò parola e sapienza perché in mezzo a tutte queste vicende voi possiate dare la vostra testimonianza e con la vostra perseveranza salverete le vostre vite. Tutte parole anche queste che occorre comprendere cosa significano, ma che certamente gettano una luce molto diversa e positiva sul giorno della venuta del Signore. Perché questo è l’Avvento. Non, come si ripete, tempo di preparazione al Natale, che non significa niente, perché Gesù è già nato, morto e risorto. Ma proprio perché è risorto, l’avvento è il tempo nel quale imparare ad accorgerci della sua presenza, che Dio continua a venire con la sua Parola, nei sacramenti, infondendoci il suo Spirito, perché, come scrive sempre san Paolo, all’inizio e alla fine del brano di oggi, usando parole ben diverse da quelle di prima: comportatevi come figli della luce, fatevi imitatori di Dio camminando nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, cercando di capire cosa è gradito al Signore, perché le opere delle tenebre non danno frutto.