domenica 4 novembre 2018

II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE

Le cose più importanti, Gesù le ha sempre dette e fatte durante i pranzi o le cene, insomma durante i banchetti, pensiamo solo alle nozze di Cana e all’ultima cena, ma non perché fosse un mangione o un beone, ma perché i banchetti erano momenti di incontro, dove ci si scambiavano idee, si dibatteva, ed è così in tutte le culture. Nel mondo orientale, poi, i banchetti erano anche un momento di
condivisione di vita e di pensiero. Ecco perché per gli ebrei era vietato mangiare con i peccatori, con gente impura, con gente che non osservava la legge perché significava: se io mi siedo a tavola con te vuol dire che condividiamo la stessa vita, non sia mai una cosa del genere, se sto con un peccatore, lui mi trasmette la sua impurità. Chissà perché non deve essere vero il contrario. Sapete quando si dice che chi va con lo zoppo impara a zoppicare? Ecco, appunto, chissà perché non deve essere possibile il contrario, che sia lo zoppo a imparare a camminare. Ebbene, racconta Luca nel capitolo 14, Gesù fu invitato a pranzo da un fariseo in giorno di sabato, e perciò il fariseo voleva capire se Gesù la pensava come lui. I farisei erano i fedeli osservanti delle leggi religiose, erano dei laici molto pii che erano convinti che il Regno di Dio sarebbe venuto quando tutto il popolo d’Israele avesse osservato, come loro, tutte le prescrizioni della legge. Fariseo vuol dire separato: e infatti i farisei, di fatto, erano separati dalla gente comune che a malapena riusciva a osservare i 10 comandamenti, figuriamoci se riusciva ad osservare tutte quelle centinaia e centinaia di regole che la religione imponeva e che cadenzavano l’intera giornata di un fariseo: preghiere, sacrifici, devozioni, formule, riti che andavano compiuti da quando ci si alzava dal letto a quando si andava al gabinetto, per non parlare degli alimenti che si potevano mangiare e di quelli da evitare, poi c’erano i lavori proibiti in giorno di sabato, cioè tutti: di sabato era indicato anche il numero di passi che si potevano fare. Ecco, per i farisei, queste erano tutte regole date da Dio, per cui solo chi le rispettava era in comunione con Dio, gli altri no, e se il regno di Dio non arrivava era perché c’erano pagani, stranieri, peccatori, pubblicani, prostitute che non osservavano queste norme. L’idea di fondo era quella di un Dio che non si sa per quale motivo chiede di fare tutte queste cose: se le fai ti premia, se no ti castiga, perché Dio ama e premia chi se lo merita. Gesù si ritroverà perennemente a combattere contro di loro , perché andava contro tutte le loro credenze: diceva che Dio dà il suo amore a tutti, buoni e cattivi, che Dio non giudica, non premia e non castiga, che Dio non governa emanando delle leggi che le persone devono osservare, ma governa gli uomini comunicando loro la sua stessa forza, la sua stessa capacità d'amore. E infatti Gesù trasgrediva sempre tutte queste norme e stava perennemente con tutti coloro che erano ritenuti gentaglia da evitare, perché per Gesù il Regno di Dio viene quando ogni uomo impara ad accogliere l’altro, il diverso, come suo fratello. Gesù stava con lo zoppo precisamente perché lo zoppo imparasse a camminare. Punto. Ma quella di Gesù fu sempre una battaglia persa, e infatti lo metteranno a morte giudicandolo un bestemmiatore. Tra parentesi. Anche la parola “santo”, come “fariseo”, significa “separato”. Ma Dio è santo non perché è un fariseo, ma perché è separato, non dagli uomini, ma dal male, e a coloro che vogliono collaborare con lui, comunica il suo stesso Spirito che li separa dal male e li rende santi. I primi cristiani si chiamavano tra di loro santi, non perché separati dalla gente, come i farisei, ma separati del male, e il male, per Gesù, è quando non si opera per il bene delle persone, non quando si trasgrediscono ridicoli precetti. Oggi, per trovare i farisei, è facile. Sono quelli che in chiesa fanno la comunione e poi dopo messa sono in guerra con tutti, ma pensano lo stesso di essere in comunione con Dio; quelli che quando si parla dell’amore di Dio per i peccatori, per i miscredenti, per gli ultimi, i poveri, ma anche per ladri e assassini, si ribellano e dicono: ma allora perché io devo fare il bravo se Dio concede il suo amore anche a chi non se lo merita? Sono quelli che a un certo punto dicono: “Sì, ma Dio è pure giusto!”, per cui, quando ci sono persone che sfuggono alla giustizia umana, dicono con la bava alla bocca dalla contentezza: “sì, ma non sfuggiranno alla giustizia divina.” Ecco, questi sono i farisei, quelli che appunto misero a morte Gesù. E così ho commentato solo il primo versetto del vangelo di oggi, ma era indispensabile per capire tutto il seguito, perché quella che abbiamo letto oggi è la terza parabola che Gesù raccontò durante il pranzo in casa del fariseo. Ora non posso spiegarla, oltretutto è collegata alle altre due letture, per cui dico solo per accenni alcune cose che poi spiegherò meglio nell’incontro del lunedì sera a quelli che desiderano innamorarsi della Parola del Signore. Ogni volta che nei vangeli Gesù va a pranzo dai farisei, gli fa andare il boccone di traverso. Era sabato, di sabato era vietato anche curare un malato e Gesù cosa fa? Guarisce un idropico. L’idropisia, io non sono un medico, è una malattia che porta ad un accumulo di liquidi che gonfiano l’individuo. E non è un caso, perché l’idropico è lo specchio del fariseo, uno gonfio di orgoglio che vuol salvarsi con i suoi meriti e non sa che la salvezza è l'amore gratuito di Dio. E di fronte allo sconcerto generale, Gesù racconta tre parabole che vorrebbero far guarire anche i farisei da questa malattia. La prima riguarda quelli che cercano i primi posti nei banchetti, cioè che vogliono primeggiare sugli altri perché sono più bravi, idropici appunto, quando invece occorre farsi servi gli uni degli altri. La seconda parabola è per spiegare che il banchetto di Dio, il suo regno, è per tutti, compresi quelli che noi escludiamo perché “non sono dei nostri”, che dicono “prima ci siamo noi”, che vivono rapporti all’insegna dell’interesse personale. E la terza è quella che abbiamo ascoltato oggi, e che è un pugno nello stomaco a tutti gli idropici per i quali il mondo comincia e finisce dove comincia e finisce la propria pancia o il proprio naso, che hanno le loro cose da fare e sono catturati dai propri affari. Costoro non hanno il tempo per partecipare al banchetto che Dio ha preparato per tutti, lo rifiutano, cioè rifiutano di aprirsi ai bisogni degli altri, di condividere con gli altri la loro vita: chi fa così, conclude Gesù, non può gustare la sua cena, non è in comunione con Dio e butta via la sua vita.