mercoledì 22 dicembre 2021

VI DI AVVENTO DOMENICA DELL'INCARNAZIONE

Ci sono pagine di vangelo come quella di oggi che si solito suscitano due reazioni diverse. La prima reazione è di scetticismo: ma quello che viene raccontato sarà davvero successo? Un angelo che parla ad una ragazza, una vergine che diventa madre per opera dello Spirito santo come è possibile? Come fa 

Dio, il creatore, a diventare una creatura? È un controsenso, checchè ne dica Dante nel poetico canto del Paradiso. No, questa è o una barzelletta o una favola a cui possono crederci solo i bambini. L’altra reazione è di fede cieca mista a stupore: Maria è stata prescelta per essere la Madre di Dio, quindi doveva essere vergine, e a Dio niente è impossibile. Poi, però, se uno ci pensa, nascono tante domande, del tipo: ma se nulla è impossibile a Dio, perché Dio non continua a fare altri miracoli anche per noi, magari a quelle donne che non possono avere figli? Giuseppe è stato più santo di Maria perché avrà avuto dei sospetti e ha accettato di allevare un figlio che non era suo, e poi come avrà vissuto il suo rapporto con Maria nel corso degli anni? Non erano ancora sposati e hanno avuto un figlio, e allora perché la Chiesa continua a parlare del matrimonio come condizione per avere figli? E’ ancora un valore la verginità in un’epoca in cui “vergine” ormai è solo un segno zodiacale? Ora, cos’hanno in comune queste due reazioni così contrarie, una che dice che questo racconto è una barzelletta o una favola per bambini e l’altra che, facendo diventare Maria una creatura privilegiata, porta poi a farsi domande a cui non si riesce a trovare risposte? Hanno in comune che, comunque siano andate le cose, che siano andate così oppure no, comunque sono cose del passato, e questo racconto del vangelo non riesce a toccare le corde della nostra vita, non ci riguarda, i nostri problemi sono altri, la cosa importante su cui non si discute è che in ogni caso Maria ha partorito Gesù, altrimenti non festeggeremmo il Natale, speriamo solo di non tornare zona gialla o rossa se no anche quest’anno siamo fregati. Perché, alla fine, questa è la preoccupazione che tocca le persone, cioè che è da due anni che non facciamo il Natale come si deve: il Covid ce l’ha rovinato. Detto altrimenti: il Natale è ridotto ad un giocattolo che si è rotto, ad una bella favola rovinata. Proviamo allora ad entrare in questa pagina che è stata scritta non per parlare di un fatto accaduto nel passato, ma del modo col quale Dio continua ad entrare nella nostra vita. Al nome di Maria ognuno deve sostituire il suo nome, alla casa di Nazaret il luogo della propria quotidianità, dove non capita di avere visioni di angeli, ma dove tutti abbiamo la possibilità di ascoltare la Parola di Dio, perchè “angelo” significa “messaggero” e, nella Bibbia, è simbolo di Dio che comunica la sua Parola agli uomini. E quella di Dio è una Parola potente, capace di fare nuove tutte le cose (Gabriele vuol dire forza di Dio). Purtroppo, quella di Dio è una Parola a cui prestiamo poca attenzione nella nostra quotidianità. A differenza di Maria. Ma per ascoltarla dobbiamo essere vergini, non nel corpo, e non per il segno zodiacale, ma vergini nel senso di vuoti, liberi dai nostri pregiudizi, da tutte le idee e le immagini di Dio che abbiamo in testa, pronti a stupirci del fatto che Dio non lo facciamo noi, non lo inventiamo noi ed è altro rispetto a come lo immaginiamo. E questa Parola ci dice chi è Dio, chi siamo noi e qual è la sua volontà. “Rallegrati”, sii felice, gioisci: è un comando. Dio ci comanda di essere lieti, sempre lieti, dice san Paolo, ma non perché tutte le cose ci vanno bene, ma perché sei “piena di grazia”, perché siamo riempiti dal suo amore, belli, brutti, buoni, cattivi, meritevoli o indegni, non importa, a Dio noi piacciamo proprio tanto, e perché “il Signore è con te”, quindi dobbiamo essere lieti perché Dio non è lontano da noi, ma con noi, il Dio con noi, Emanuele. Ma non è finita. Dio non è solo con noi: ecco, concepirai e partorirai un figlio che sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. E qui la cosa diventa così incredibile e pazzesca da sembrare impossibile, e invece è possibile. Di cosa si tratta? Dio dice a Maria che è talmente riempita dal suo amore, della sua grazia, che se lei lascia spazio all’azione dello Spirito santo fidandosi della sua Parola, potrà concepire e partorire Dio stesso. Vuol dire che Dio non è solo con lei, ma dentro di lei con lo Spirito santo, e se lei lo accoglie, Dio prende corpo in lei, non è più qualcosa di astratto e inafferrabile, ma una presenza viva che la trasforma, che le cambia la vita. Beata lei, noi diciamo, invece no, perché stiamo dicendo dall’inizio che questo annuncio è per tutti, infatti Gesù: chi ascolta e mette in pratica la mia Parola, diventa mio fratello, sorella e madre. Fratello e sorella, cioè diventa come me, uomo come me, Dio come me. Non solo, diventa anche mia madre. Non vuol dire che ascoltando e praticando la sua Parola ci cresce la pancia, ma che generiamo Cristo, perché pian piano diventiamo come lui, pensiamo come lui, agiamo e amiamo come lui, speriamo come lui, abbiamo il suo stesso destino di morte e risurrezione, e lo doniamo al mondo con la nostra testimonianza. Allora è Natale, perché Cristo è nato in me. Capite dunque come questo racconto non è né una favola, né una barzelletta, ma nemmeno un fatto miracoloso accaduto a una ragazzina due millenni fa, ma è un fatto che può continuare ad accadere a ciascuno di noi se, come Maria, anche noi, di fronte a una Parola così straordinaria, sappiamo dire il nostro si, il nostro “Eccomi”!