domenica 7 gennaio 2024

6/01/24 EPIFANIA MESSA DEL GIORNO

L’Epifania è una solennità che comprende quelle che la Chiesa, fin dall’antichità, ha considerato come le prime tre manifestazioni della divinità di Gesù: il momento dell’adorazione dei Magi, quello del Battesimo di Gesù al Giordano e quello della trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana. I 

cristiani dell’Oriente continuano a celebrarle insieme, mentre noi le suddividiamo in tre momenti, anzi, in quattro, perché sant’Ambrogio ne aggiunse una quarta, quella del momento della condivisione dei pani e dei pesci, per cui oggi celebriamo l’epifania dell’adorazione dei Magi e nelle prossime domeniche di gennaio quella del Battesimo, delle nozze di Cana e della condivisione dei pani e dei pesci. Per questo, il nostro rito ambrosiano chiama “dopo l’Epifania” le settimane che vanno da qui alla Quaresima. E dunque, oggi, soffermiamoci su questa prima Epifania che, in realtà, non è altro che il racconto della nascita di Gesù secondo Matteo. Il 25 dicembre abbiamo letto il racconto del natale di Gesù secondo Luca che parla di Maria e Giuseppe che arrivano a Betlemme in occasione del censimento, della mangiatoia e dell’arrivo dei pastori. Invece Matteo racconta la nascita di Gesù con toni molto drammatici: scrive che Gesù nacque in una casa, che a riconoscere che quel bambino fosse il Signore non furono dei pastori, e nemmeno gli abitanti di Gerusalemme, Erode in testa, e infatti voleva ucciderlo, ma alcuni personaggi misteriosi provenienti dall’Oriente, che quindi non erano ebrei. Noi separiamo temporalmente l’Epifania dal Natale, come se fossero due cose diverse, e quindi facciamo arrivare i Magi un po’ di giorni dopo, ma in realtà non è così: dipende se seguiamo le indicazioni di Luca o di Matteo. Questo perché gli evangelisti non vogliono fare una cronaca storica, ma anticipare alcuni temi che svilupperanno nei loro vangeli. Luca parlerà molto della misericordia di Dio verso le persone escluse dalla società per la loro condizione ritenuta peccaminosa, e allora nel presepe ci mette i pastori perché essi erano ritenuti peccatori. Matteo, invece, che parlerà molto di Gesù rifiutato dalla sua gente e riconosciuto come Dio dai pagani, mette nel presepe i Magi, degli stranieri. Quel che conta non è ciò che accadde esattamente quando nacque Gesù. Quello che conta è che ci mettiamo noi nel presepe, davanti a quel bambino, e ci domandiamo: ma tu chi sei? Cosa cambia nella mia vita che tu sia venuto al mondo, credere che tu sei Dio? Davvero Gesù è l’epifania di Dio, perché tutto quello che noi sappiamo di Dio è ciò che Gesù ci ha fatto vedere, ciò che Gesù ci ha manifestato, fin dal principio, ma non solo nel momento della sua nascita, del suo Battesimo e alle nozze di Cana, ma in tutta la sua vita, soprattutto nel momento della sua passione, morte e risurrezione. E’ da lì che si capisce tutto. Per questo oggi viene proclamata solennemente la data della prossima Pasqua. Ed è proprio partendo dalla Pasqua che gli evangelisti scrivono i loro racconti, per mostrare i segni della Pasqua presenti già nel Natale. Infatti Matteo scrive che, quando Erode apprese dai Magi che era nato il re dei Giudei, fu preso da terrore, e con lui tutta Gerusalemme, e dirà la stessa cosa quando questo re dei Giudei verrà messo morte, rifiutato dalla sua gente, e riconosciuto invece come figlio di Dio proprio da un pagano, come erano i Magi, e cioè il centurione romano ai piedi della croce. Ma chi erano questi Magi? Notate che di loro non si parlerà più in tutto il vangelo, così come del resto non si parlerà più nemmeno dei pastori. Sono personaggi simbolici: non viene detto né come si chiamassero né quanti fossero. È la tradizione che li ha fatti diventare tre e che si è inventata i nomi, facendoli addirittura diventare re. Così facendo, però, si rischia di non coglierne il valore simbolico. Matteo parla di maghi, cioè di personaggi che nell’antichità si dedicavano alle arti occulte, praticate dagli indovini e dagli astrologi, e non godevano di buona fama, tanto che il termine “mago” finì col significare “ingannatore”, “corruttore”, e come tali esclusi dall’amore di Dio. Per di più erano pagani, stranieri, e per Israele i popoli stranieri erano esclusi dalla salvezza. Invece no. Ecco l’annuncio straordinario che poi Gesù proclamerà nel suo insegnamento. Dio effonde su tutti il suo amore indipendentemente se uno è bello, brutto, buono, cattivo, meritevole o meno, italiano, africano, ebreo, giapponese. Però serve a poco questo amore se poi non lo accogliamo, cioè se non cambiamo vita e non viviamo di questo amore. In questo senso, i Magi sono personaggi rappresentativi di ogni uomo che cerca la sua stella, che cerca ciò che dia senso alla vita, che poi è ciò che noi chiamiamo Dio. Dio è il nome più alto che gli uomini sono in grado di dare ai loro desideri più grandi. Ma fino a quando, come Erode, i nostri desideri più grandi, la nostra stella, sono il potere, la prevaricazione, il successo, l’avere, Dio diventa il tappabuchi al quale rivolgerci per fare quello che noi non riusciamo, e la fede si riduce ad una serie di riti e pratiche per ottenere qualcosa. Gesù invece ha manifestato che l’unico potere di Dio è quello di donare se stesso col suo Spirito per prendere dimora in noi e farci diventare come lui, capaci di amare, di perdonare, di servire i fratelli, ottenendo così una vita di una qualità tale da superare anche la morte. E infatti i Magi, a differenza di Erode, adorano un Dio che si fa bambino, quel Dio che tra poco si rende presente in un pezzo di pane perché anche noi, nutrendoci di lui, diventiamo pezzi di pane che si spezzano per gli altri. È davvero questa la nostra stella, il senso che diamo alla vita, il nome che diamo al nostro Dio, si o no?